ARRESTATO IL REGISTA DELL’AFFARE, L’AGGRAVANTE DEL METODO MAFIOSO

Nuovo blitz della Superprocura, sigilli a tre aziende

Le mani dei Casalesi sullo smaltimento: veleni sui suoli agricoli. Imprese complici
20 giugno 2008 - Marilù Musto
Fonte: Il Mattino

Era bastata una frase di Domenico Bidognetti a far capire tutto ai giudici della Dda: «Ma quale droga ed estorsioni, la miniera d'oro sono i rifiuti». Dopo le inchieste sono scattati gli arresti. Poi i sequestri di impianti di compost. E infine, il lavoro della Superprocura di Napoli, titolare delle inchieste sui rifiuti in Campania. Ieri, il gip collegiale ha emesso ordinanza di custodia cautelare nei confronti del presunto «gestore» dell'affare rifiuti, Giorgio Marano, esponente del clan dei Casalesi con influenze nel basso Lazio, e ordine di sequestro di tre aziende e quattro terreni nell'agro aversano. Pesanti i reati: smaltimento illecito di rifiuti pericolosi con l'aggravante del metodo mafioso nei terreni di Frignano e Villa Literno a destinazione agricola. Marano, detenuto nel carcere di Vercelli, avrebbe gestito l'intero affare ingrossando le casse del clan con la compiacenza di imprese di smaltimento. Come l’azienda di compost R.F.G. di Francesco Roma sita a Trentola Ducenta sequestrata ieri dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa su ordine della procura. Sequestrata anche l'azienda «Agrosud Sim» di San Marcellino che fa capo a Raffaele Simonelli e un’azienda di Cesa di proprietà di Domenico Bortone. Un unico filo collegava la camorra agli imprenditori. Stando ai risultati delle inchieste, l'organizzazione, per non sostenere il costo del regolare smaltimento, avrebbe simulato nel tempo attività di compostaggio in realtà mai effettuate, smaltendo invece abusivamente su terreni agricoli rifiuti per un quantitativo di oltre ottomila tonnellate e un guadagno di circa 400mila euro. Un affare d'oro, appunto. Come in una grande impresa, anche il clan aveva un suo referente nella gestione dello smaltimento: era Giorgio Marano, gregario dei Casalesi nato e cresciuto all'ombra del collaboratore di giustizia Dario De Simone negli anni Novanta, come descritto nella sentenza del processo Spartacus I, e ora divenuto una sorta di capozona di Teverola e del basso Lazio dopo l’obbligo di dimora impostogli a Cassino. L'ordinanza del gip della Superprocura di Napoli segue il provvedimento di sequestro della discarica di Parco Saurino 2, in località Pozzo Bianco nel comune di Santa Maria La Fossa. La discarica è stata chiusa per «concreto pericolo che la libera disponibilità del sito possa aggravare o protrarre le conseguenze dannose, consentendo il protrarsi delle operazioni di sversamento anche illecito di rifiuti in una situazione di evidente pericolo per i primari interessi dell'ambiente e della salute».

 

Powered by PhPeace 2.6.4