Il Comune, il piano

«Con i rifiuti bonificheremo l`area orientale»

Tre «digestori anaerobici» per l'umido il primo a Scampia entro 12 mesi
L'ipotesi Scarti «trattati a freddo» si guarda al ciclo modello americano
23 giugno 2013 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Il Piano Il sogno è quello di utilizzare quel che resta dei rifiuti - la parte umida - per bonificare l'area est. Più che rifiuti zero siamo all'anno zero se l'impresa dovesse riuscire. E lo si capirà presto perché i tempi devono essere non serrati, ma di più, pena multe commissariamenti, perdita di giurisdizione del Comune. Dalle parti di Palazzo San Giacomo stanno lavorando sulla materia con la consapevolezza che il tempo delle chiacchiere e degli annunci è finito. Dentro o fuori. Ma cosa significa bonificare l'area orientale pregna di idrocarburi e metalli pesanti con i rifiuti? L'idea è di Tommaso Sodano, vicesindaco. «L'umido è il vero grande problema dello smaltimento rifiuti, quello che provoca l'emergenza e non consente di fare una buona differenziata - spiega - è il 35 per cento dei rifiuti. Noi spendiamo per ogni tonnellata di umido, spedita in appositi siti italiani che lo smaltiscono 70-80 euro, la metà del costo complessivo. Il paradosso è che l'umido, vale a dire tutto quel lo che c'è nel sacchetto nero che ha a che fare i resti alimentari, diventa alla fine un fertilizzante di grande qualità e viene venduto. Noi non solo paghiamo così cara la nostra carenza di impianti, ma gli altri ci fanno un ulteriore guadagno. A Napoli noi vogliamo tré impianti di questo tipo, si chiamano digestori anaerobici. E il primo lo costruiremo entro 12 mesi con il project financing. Il bando è pronto, entro il mese sarà pubblicato sul sito di Asia».
Dove sorgeranno gli impianti? Quello di Asia nell'area nord, zona Scampia dove c'è tanto spazio. L'impianto, secondo gli esperti, dovrebbe avere anche una ricaduta occupazionale. Gli altri due rispettivamente nella zona orientale dove oggi insiste il depuratore, il terzo tra Seccavo e Agnano oppure a Bagnoli. Come convincere le popolazioni locali ad accettare la localizzazione degli impianti? Sodano ha le idee chiare: «Sono impianti a basso impatto, non emanano cattivo odore proprio perché sono anaerobici cioè lavorano senza ossigeno. E ne vogliamo tré di proporzioni medie per evitare un'altra fonte di inquinamento. Il passaggio dei rifiuti in città. Invece ciascun impianto servirà 300mila napoletani e recepirà quotidianamente non più di 20 camion». I soldi risparmiati dovrebbero essere reinvestiti nel ciclo dei rifiuti «che andrà a regime, se ci danno il via libera, m tré anni a quel punto anche laTarsu potrebbe avere un decremento e non essere più la più cara d'Italia». Resta da stabilire la tipologia del quarto impianto, ovvero quello che deve trattare meccanicamente e a freddo i rifiuti e sono due le opzioni in campo. «Su questo punto voglio anche rispondere al presidente Stefano Caldoro. Non è vero che si tratta di tecnologia che l'Europa a abbandonato. Ad essere stata messa da parte è la spinta verso i termovalorizzatori che costano 400 milioni. Un ciclo esauritesi appena gli incentivi, i famosi cip6 sono stati cancellati. Il ciclo previsto dal Comune è lo stesso di San Francisco, non proprio un piccolo centro». Gli impianti dovranno essere quarto, l'ultimo, non per ordine di importanza, è quello del cosiddetto «trattamento meccanico a freddo dei rifiuti». Nella sostanza è un separatore. La filosofia dell'impianto è sempre improntata alla massima spinta verso la differenziata. Due le tecnologie in ballo. «Si tratta di una struttura che vogliamo mettere nell'area est dove vogliamo fare il distretto ecologico. Nella sostanza c'è una ulteriore separazione del materiale da riciclare. Si possono fare di due tipi. Il primo con dei nastri che trasportano i rifiuti e la macchina che li separa; il secondo è di derivazione israeliana e si fa in acqua, la separazione avviene per peso. A valle ci dovrebbero essere delle piattaforme per il vetro, per il legno perché so Éï così ci si può avvicinare sul serio al rifiuto zero».

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