Rifiuti, un patto per riconvertire i nullafacenti

5 maggio 2013 - Antonio Galdo
Fonte: Il Mattino

Pulire un città come Napoli non è un'impresa facile. Per nessuno. E sicuramente non si esce dal circolo viaoso di un territorio soffocato, a giorni alterni, da cumuli di immondizia, senza una concreta collaborazione tra cittadini e istituzioni. Ma questo patto, che ripetiamo è necessario, non può nascondere un punto nevralgico del sistema di raccolta e smaltimento: l'efficienza degli addetti al servizio, la qualità e i risultati del loro lavoro. Purtroppo i rifiuti hanno rappresentato, per anni, un gigantesco serbatoio di manodopera, spesso reclutata con i peggiori sistemi clientelari, proveniente dai diversi gironi del precariato metropolitano. Con il risultato che Napoli e la Campania sulla carta hanno più spazzini della media nazionale, ma molti di Rifiuti, un patto per riconvertire i nullafacenti loro non sanno letteralmente che cosa fare. Di fatto girano i pollici. Questo è il caso, per esempio, di una buona parte dei 3mila dipendenti dei fantomatici Consorzi di bacino, nati giànellontano 1993 conia funzione di gestire e coordinare la raccolta differenziata, e trasformati nel tempo in autentiche fabbriche del finto lavoro. Una realtà certificata dalle sentenze della Corte dei Conti e ancora di più dalle parole lapidarie della commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «Nei consorzi sono stati assunti dipendenti m numero esorbitante, moltiplicando i costi senza offrire un servizio adeguato». Ogni volta che i magistrati contabili o i commissari sono andati a verificare il funzionamento della raccolta, hanno fat- Rifiuti, un piano anti-nullafacenti to sempre la stessa scoperta: una proporzione priva di logica tra gli automezzi disponibili e gli addetti a libro paga.
Da qui la consuetudine di considerare la raccolta dei rifiuti come il nuovo parcheggio dei finti occupati. Premesso che a questo punto non si può licenziare nessuno, e non sarebbe neanche giusto, bisognerebbe avere il coraggio di sedersi attorno a un tavolo, Comune e Regione, per riconvertire il personale reclutato in questi anni e renderlo realmente produttivo. L'amministrazione comunale ha annunciato che intende occupare, nel servizio di raccolta dei rifiu ti, anche i giardinieri del comune e gli operai addetti alle fognature. Può anche essere una mossa giusta, ma non sarebbe più logico partire dallo svuotamento delle vecchie sacche di inefficienza e dal pieno recupero dell'attività di quanti sono già nelle piante organiche? Qualche giorno fa ero ad Ancona, dove la società comuna le per la raccolta e lo smaltimento della spazzatura dopo un anno di lavoro sulla formazione e sulla riconversione del personale è riuscita a portare la raccolta differenziata oltre il 70 per cento ed a garantire il servizio del porta a porta sull'intero territorio urbano. L'assenteismo nel settore è stato azzerato, e Ancora oggi è una città pulita. Non è un miracolo, ma solo la dimostrazione di come si può voltare pagina quando un'amministrazione riesce a fare sentire il peso della sua autorevolezza. Innanzitutto con i propri dipendenti.

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