Complesso del Pontano

"Refugee scArt" i rifiuti resi utili

Lo scrittore Erri De Luca è fra i testimonial di "Refugee scArt"
4 maggio 2013 - bianca defazio
Fonte: Repubblica Napoli

Approda a Napoli "Refugee scArt", un prof\ getto umanitario che fa dei rifugiati politici abili artigiani (e imprenditori) e dei rifiuti in plastica oggetti artistici e di uso comune. Approda a Napoli oggi, con una mostra dei manufatti ottenuti riciclando la plastica, esposti nei locali della scuola "Dalla parte dei bambini", nel complesso del Pontano al corso Vittorio Emanuele (10.30-19.30). «L'idea è semplice e di grande utilità sociale: si ripuliscono le strade dalla plasticae si riciclano i materiali di scarto generando lavoro che permetteai rifugiati di rifarsi una vita. Ci guadagnano tutti: i cittadini e i rifugiati», ha affermato il presidente della Camera Laura Boldrini, che "Refugee scArt" lo ha visto nascere con il patrocinio dell'Alto Commissariato delleNazioni unite peri rifugiati. E che Radíele Furfaro e Marichia Simcik Arese (la prima fa mettere al progetto un piede in città, la seconda ha fondato la Spiral Foundation Onlus che il progetto lo porta avanti a Roma dal 2011) avevano invitato a Napoli, prima che diventasse presidente della Camera.
Borse, vassoi, tappeti, arazzi, portafogli, cartelline portadocumenti, piccole installazioni artistiche sono gli oggetti messi a punto dai rifugiati riciclando materiali di scarto. In un laboratorio artigianale romano, un gruppo di dodici rifugiati politici crea teli artistici dai quali vengono creati gli oggetti esposti oggi. «Opere che sono il risultato della creatività e sensibilità estetica delle terre d'origine unite alle volontà di contribuire al bene comune utilizzando rifiuti per trasformarli in doni preziosi» spiegano gli organizzatori dell'iniziativa. In 20 mesi i rifugiati hanno riciclato più di cinque tonnellate e settecentocinquanta chili di plastica. E hanno avuto l'opportunità di proporsi come risorsa positiva, cancellando la percezione diffusa che si tratti di "pesi sociali". «Il rifugiato esce così dallacondizione di anonimato e isolamento, divenendo parte di un gruppo che gli permette di conquistare un senso di appartenenza e un'identità positiva che lo fortifica e lo incoraggia nel proprio percorso diintegrazione. In questo modo i rifugiati, nell'attesa di ottenere la documentazione necessaria per inserirsi nel mondo del lavoro, generano micro-reddito: il ricavato della vendita torna interamente a loro stessi e al loro fare impresa». Il progetto vanta un gran numero di testimonial. Come Erri De Luca, che afferma: «Con Refugee scArt i vuoti a perdere diventano pieni a rendere: ecco, io considero questa piccola organizzazione una prua, una prua che muove le acque di una palude. Forma una scia nella quale è possibile che altri navi vengano e producano questa ricchezza dal niente». 

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