Rifiuti, governo sotto due volte alla Camera
Roma. Governo due volte sotto sul decreto rifiuti e alla maggioranza saltano i nervi. Perché, come ammette candidamente Umberto Bossi, non si è trattato di un errore: la Lega ha votato con le opposizioni, a favore di due emendamenti proposti da Udc e Idv, per «dare un segnale politico» a Silvio Berlusconi. «È una questione di lealtà» tuona Roberto Menia, sottosegretario all’Ambiente, An, avventandosi dai banchi del governo verso il leghista Guido Dussin reo di aver dato ai suoi il segnale di votare sì. La zuffa è solo sfiorata perché da An intervengono in tre, guidati da Mario Landolfi, per separarli. Complici le ampie assenze nei banchi della maggioranza, il decreto viene affondato. La prima volta il voto è annullato perché l’emendamento presentato per evitare che i siti temporanei di stoccaggio diventino discariche abusive insisteva su un una parte di testo cancellata. La seconda è una modifica che impedirà assunzioni per chiamata diretta per i ruoli dirigenziali che andranno coperti per concorso e per il tempo dell’emergenza. Passa anche, ma benedetto da Bertolaso, l'emendamento che estende il contributo europeo (Cip6) ai termovalorizzatori. La giornata è segnata dall’agguato della Lega. Bossi è lì a benedire i suoi dopo aver parlottato col suo capogruppo Roberto Cota ed aver trattato con Bertolaso: «Volevamo dare un segnale» confessa il senatur. Tensione alle stelle. Si tratta sull’articolo 17, al quale la Lega vuole aggiungere la norma che obblighi la Campania a rifondere i soldi dell’emergenza. «Avevano riformulato il testo, è questione di lealtà» si infuria Menia. La Lega non molla, perché ha già accettato di trasformare in ordine del giorno l’emendamento che disponeva lo scioglimento dei comuni inadempienti sulla raccolta differenziata. Si tratta febbrilmente. Intanto si continua a votare e la tensione sale perché le assenze sono vistose e i «pianisti» suppliscono. Tanto che dal Pd chiedono controlli. Il presidente di turno Rocco Buttiglione manda tra i banchi i segretari d’aula a controllare. Italo Bocchino da An si infuria: «Non siamo scolaretti, non può far controllare dove abbiamo messo le merendine». La Lega continua a trattare mentre l’esame del decreto viene sospeso e rinviato a martedì per evitare nuovi incidenti: «Ci hanno rassicurato» dice Cota: probabilmente - spiega - si stabilirà che i comuni che non realizzino lo smaltimento restituiscano allo Stato le tasse percepite per la raccolta dei rifiuti e che tale somma venga scomputata dai 150 milioni di euro elargiti per l’emergenza. «Nessun problema politico» assicura Cota. «Volevamo solo che passasse il principio federalista che ognuno deve pagare i suoi debiti» dice Bossi. Gli fa eco dal Pdl Fabrizio Cicchitto. Ma dal Pd Antonello Soro ed Ermete Realacci puntano il dito sulla «luna di miele finita tra Pdl e Lega»: «Il Carroccio - dicono - ha dimostrato di avere in mano le chiavi della maggioranza».