L`affare dei controlli satellitari: in principio fu «Sirenetta»
L'unica cosa certa è che la tracciabilità elettronica dei camion dei rifiuti si porta dietro, da più di un decennio, una scia di sospetti e soldi spesi per nulla. Siamo nella primavera del 2004 e agli 007 del ministero delle Finanze, guidati da Natale Monsurrò, arrivarono i conti del commissariato per l'emergenza rifiuti della gestione Bassolino. Progetti superpagatì ma fantasma. Tra questi il «Sirenetta» varato nel 2001 per seguire via satellite i camion che trasportavano i rifiuti o il call center ambientale dove per anni erano arrivate al massimo 3 o 4 telefonate alla settimana. Dietro c'era un napoletano poco più che 50enne: Massimo Palmieri amministratore delegato della «Cid software», legato ali 'Udeur se non altro per le sue apparizioni alle feste in quel di Telese. E siamo al 2001 quando la Cid di Palmieri, con la Ericsson e la Dailit, presenta un progetto da 11 milioni di euro per controllare il movimento dei camion dell'immondizia. Il nome è da favola: Sirenetta, appunto. Vengono acquistate le centraline, circa 300, da mettere sui mezzi. Ammuffiranno ma gli vengono liquidati 6 mi lioni di euro. Quattro anni dopo però, quando nel 2005 avviene il collaudo delle apparecchiature, i trasportatori si oppongono all'installazione sui propri automezzi dei dispositivi elettronici e vincono il ricorso al Òàã. Sirenetta naufraga. Poi solo nel 2008 il Tribunale di Napoli provvede a sciogliere il contratto tra commissariato e il raggruppamento di imprese. Non è finita. Perché negli stessi mesi parte un altro progetto. È la sera del 21 dicembre del 2001 e mentre tutti sono a far compere i vertici del commissariato per i rifiuti firmano un impegno finanziario (3 milioni) per il call center ambientale da affidare alla ditta Pan (che verrà creata però 20 giorni dopo e dovrebbe assumere 150 ex Isu). Il call center pure sarà un flop. «Sono imprenditore serio e se i progetti non sono partiti è perché è mancata la volontà politica», si giustificava un compassato Palmieri davanti alla commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti. Sono gli anni in cui la Campania, e Napoli soprattutto, sono sommersi dai rifiuti. Ma quell'emergenza arricchisce molta gente. Compreso chi fiuta l'afiare del tracciamen to dei camion. Sulla carta c'è l'intento nobile, come il caso del Sistri, di monitorare i camion ed evitare che cambino percorso e scarichino altrove. O, magari, modifichino i codici sui documenti di viaggio e facciano risultare inoccui rifiuti invece speciali. Così per anni si sono arricchiti clan e poi, si coprirà, anche faccendieri.