Coinvolto l'imprenditore stabiese Di Martino A una scuola di suore «affidata» la tracciabilità

«Sistri», così i rifiuti sono diventati sistema di mazzette

Ventisei ordinanze, ce un imprenditore stabiese
18 aprile 2013 - Titti Beneduce
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

L'emergenza rifiuti tra il 2006 e il 2009 fu il pretesto per varare un sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Sistri, per il quale lo Stato ha speso 30 milioni, ma che ha dato vita a un vorticoso giro di mazzette: emerge dall'ordinanza cautelare notificata a 26 persone tra cui l'imprenditore stabiese Francesco Paolo Di Martino. Grazie a fatture gonfiate, manager del gruppo Finmeccanica e imprenditori ottenevano soldi che finivano sui loro conti. Al centro dell'inchiesta un istituto religioso di Castellammare gestito da Di Martino a cui erano affidate le USD della tracciabilità.

NAPOLI — Sulla carta lo scopo era ammirevole: istituire un sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri) per contribuire a risolvere la drammatica emergenza vissuta dalla provincia di Napoli tra il 2006 e il 2009. Di fatto, però, quel progetto è diventato l'ennesimo colossale sperpero di denaro pubblico: l'emergenza non è mai stata davvero risolta e il Sistri non è mai partito. Un'indagine della Guardia di Finanza ha fatto luce su sprechi, mazzette e fatture false; 26 le ordinanze cautelari notificate ieri dai militari del Nucleo di polizia tributaria: tré arresti in carcere, 19 arresti domiciliari, quattro obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Nicola Miraglia del Giudice su richiesta del procuratore aggiunto Francesco Greco e dei sostituti Marco Del Gaudio, Catello Maresca e Maurizio Giordano. In carcere sono finiti i tre principali indagati: i fratelli abruzzesi Sabatino e Maurizio Stornelli (il primo è un manager della Selex Se. Ma., azienda gruppo Finmeccanica) e l'imprenditore stabiese Francesco Paolo Di Martino, che dalla Selex aveva ricevuto il subappalto di buona parte dei lavori. Il denaro speso dallo Stato per un progetto che si è rivelato un fiasco, ma fortemente voluto dai due ex ministri Alfonso Pecoraro Scanio e Stefania Prestigiacomo, ammonta a circa 30 milioni. Dure le considerazioni del gip, che parte dalla ricostruzione del contesto storico in cui venne varato il progetto Sistri, quello «del quadriennio che va dal 2006 al 2009 nel quale esplose, in tutta la sua drammaticità, l'emergenza dei rifiuti nella Regione Campania. Si tratta forse della più grave emergenza ambientale registratasi nell'ultimo ventennio. Ð ciclo dei rifiuti, che nel resto d'Italia aveva conosciuto una consolidata affermazione, si manifesta in tutta la sua approssimazione — sottolinea il giudice — nel territorio campano ed in parti colare in quello della provincia di Napoli. L'attenzione dei mass media internazionali è concentrata sulla vicenda che ha assunto, ormai, i contorni dell'emergenza nazionale, tanto che il Governo interviene con provvedimenti di urgenza. In questo drammatico scenario, il Ministero per l'Ambiente studia ogni possibile decisione volta dapprima ad affrontare ed a risolvere l'emergenza». Ed eccoci asi punto: «Fra tali iniziative — nota ancora il gip — il dicastero ambientale studia quella di un controllo informatizzato centrale sulle quantità di rifiuti smaltite nel territorio campano, facendo in modo da ideare un percorso informatico idoneo a "tracciare" lo smaltimento dei rifiuti in maniera ortodossa. L'indagine, tuttavia, ha permesso di evidenziare che — purtroppo — l'ideazione di tale sistema ha dato modo di realizzare gravi condotte di illecito arricchimento ad opera di coloro che sono stati incaricati dal Ministero di studiare e di fronteggiare l'emergenza; arricchimento che — more solito — pas sa attraverso la corruzione di importanti esponenti del settore pubblico, incaricati di rivestire delicati compiti finalizzati alla soluzione dell'emergenza». Centrale nell'inchiesta la figura di Di Martino e la scuola religiosa da lui controllata a Castellammare, quella della Santa Croce: all'istituto sarebbero state affidate alcune attività, come la programmazione di chiavette Usb necessarie per il sistema di tracciabilità di rifiuti. Un'attività, secondo la ricostruzione degli inquirenti, solo fittizia, in virtù della quale all'istituto sarebbero state erogate ingenti somme che finivano invece nella disponibilità di Di Martino. Quest'ultimo avrebbe versato parte dei soldi a titolo di mazzette. La circostanza viene rivelata da una ex segretaria dell'imprenditore ascoltata dai pm nel corso delle indagini. «Ho potuto verificare personamiente degli strani movimenti economici. In particolare notavo che poco dopo l'accredito venivano o trasferiti sul suo con to personale o su quello della moglie consistenti somme di denaro. Nel contempo spesso Di Martino, previo accordi telefonici, si recava a Roma con la sua autovettura. Non so però essere precisa sulla persona a cui andasse a consegnare questi soldi. Le posso solo dire che lui aveva contatti con Sabatino Stornelli. Ho anche visto — ha precisato l'ex segretaria — che questi soldi prelevati poco prima in contanti venivano messi in una scatola della grandezza del case del computer che vedo su questa scrivania».

Powered by PhPeace 2.6.4