La Procura difende la sua inchiesta "Dieci giudici ci hanno dato ragione"
19 giugno 2008 - Dario Del Porto
Fonte: Repubblica Napoli
Dieci giudici hanno confermato il quadro indiziario ricostruito dall´inchiesta che ipotizza illeciti nella gestione dell´emergenza spazzatura.
Con questa puntualizzazione, che suona come una indiretta, ma inequivocabile, risposta alle critiche indirizzate nei giorni scorsi al lavoro degli inquirenti, il procuratore capo Giandomenico Lepore chiude la nota diramata per dare notizia dell´ultimo provvedimento adottato nell´ambito delle indagini: il tribunale in composizione collegiale, l´organo al quale, secondo il decreto varato a fine maggio dal governo, spetta la decisione sulle ordinanze cautelari richieste dalla Procura regionale sui rifiuti, ha «applicato nuovamente - sottolinea Lepore - le stesse misure ad oggi vigenti per tutti gli indagati». In questo modo è stato convalidato il provvedimento emesso dal gip Rosanna Saraceno che, dopo aver disposto gli arresti domiciliari per 25 persone (ritenendo insussistenti gli elementi per il solo reato di associazione per delinquere) aveva rimesso in libertà 16 indagati applicando loro la più lieve misura di una sospensione temporanea dal servizio. Gli altri nove restano agli arresti domiciliari.
Una pronuncia in linea con le richieste avanzate dagli inquirenti e preceduta, ricorda ancora il procuratore, «anche da ordinanze confermative delle misure cautelari da parte da due distinti collegi del Tribunale del Riesame»: i ricorsi presentati dai difensori di alcuni indagati sono stati infatti respinti nei giorni scorsi. È il caso, fra gli altri, dell´istanza avanzata dall´avvocato Efisio Figus Diaz, legale dell´ex subcommissario Marta Di Gennaro (attualmente sottoposta a un´ordinanza interdittiva dopo alcuni giorni di arresti domiciliari) e rigettata dal collegio presieduto da Nicola Quatrano, o della richiesta depositata dall´avvocato Alfonso Maria Stile nell´interesse di Massimo Malvagna, amministratore delegato di Fibe, tuttora agli arresti domiciliari, respinto dal Tribunale del Riesame presieduto da Maria Rosaria Cosentino. E dunque l´indagine, condotta dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, esce indubbiamente rafforzata da queste valutazioni. «Il positivo vaglio giurisdizionale effettuato da diversi organi del tribunale, per un totale di dieci giudici - scrive infatti Lepore - conferma la fondatezza dell´impianto accusatorio». Il tribunale collegiale (presieduto da Nicola Miraglia del Giudice, a latere Giuseppe Ciampa e Antonella Terzi) ritiene che non siano «intervenuti elementi di fatto di segno contrario rispetto a quelli posti a fondamento dei provvedimenti del gip». Al contrario, i magistrati parlano di ipotesi investigative «corroborate dagli esiti degli interrogatori di garanzia di molti indagati», fra i quali sette responsabili degli impianti di Cdr (assistiti dagli avvocati Ilaria Criscuolo, Lucio Majorano e Alfonso Furgiuele) i quali hanno «riferito dell´effettivo malfunzionamento di taluni macchinari». Ai capi impianto, che al giudice avevano anche spiegato di aver più volte segnalato le situazioni di "criticità", potrebbe essere chiesto nei prossimi giorni di fornire supporto tecnico ai militari subentrati su disposizione del governo nella gestione dei cdr. Intanto gli avvocati difensori (fra i quali figurano anche Luigi Tuccillo, Claudio Botti, Stefano Montone, Giuseppe Fusco, Orazio Cicatelli) dovranno prendere in esame la possibilità di proporre ricorso al Riesame anche contro l´ordinanza firmata dal tribunale collegiale.
Una pronuncia in linea con le richieste avanzate dagli inquirenti e preceduta, ricorda ancora il procuratore, «anche da ordinanze confermative delle misure cautelari da parte da due distinti collegi del Tribunale del Riesame»: i ricorsi presentati dai difensori di alcuni indagati sono stati infatti respinti nei giorni scorsi. È il caso, fra gli altri, dell´istanza avanzata dall´avvocato Efisio Figus Diaz, legale dell´ex subcommissario Marta Di Gennaro (attualmente sottoposta a un´ordinanza interdittiva dopo alcuni giorni di arresti domiciliari) e rigettata dal collegio presieduto da Nicola Quatrano, o della richiesta depositata dall´avvocato Alfonso Maria Stile nell´interesse di Massimo Malvagna, amministratore delegato di Fibe, tuttora agli arresti domiciliari, respinto dal Tribunale del Riesame presieduto da Maria Rosaria Cosentino. E dunque l´indagine, condotta dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, esce indubbiamente rafforzata da queste valutazioni. «Il positivo vaglio giurisdizionale effettuato da diversi organi del tribunale, per un totale di dieci giudici - scrive infatti Lepore - conferma la fondatezza dell´impianto accusatorio». Il tribunale collegiale (presieduto da Nicola Miraglia del Giudice, a latere Giuseppe Ciampa e Antonella Terzi) ritiene che non siano «intervenuti elementi di fatto di segno contrario rispetto a quelli posti a fondamento dei provvedimenti del gip». Al contrario, i magistrati parlano di ipotesi investigative «corroborate dagli esiti degli interrogatori di garanzia di molti indagati», fra i quali sette responsabili degli impianti di Cdr (assistiti dagli avvocati Ilaria Criscuolo, Lucio Majorano e Alfonso Furgiuele) i quali hanno «riferito dell´effettivo malfunzionamento di taluni macchinari». Ai capi impianto, che al giudice avevano anche spiegato di aver più volte segnalato le situazioni di "criticità", potrebbe essere chiesto nei prossimi giorni di fornire supporto tecnico ai militari subentrati su disposizione del governo nella gestione dei cdr. Intanto gli avvocati difensori (fra i quali figurano anche Luigi Tuccillo, Claudio Botti, Stefano Montone, Giuseppe Fusco, Orazio Cicatelli) dovranno prendere in esame la possibilità di proporre ricorso al Riesame anche contro l´ordinanza firmata dal tribunale collegiale.