Pene fino a sei anni per i fratelli registi dell'«affaire»

Traffico rifiuti, stangata per i Pellini ma cade l`aggravante mafiosa

«Niente disastro ambientale» Quattro anni a Buttone, cognato del boss Belforte
Verdetto Condannati due carabinieri per falso ideologico: depistarono le indagini Veleni Controlli dei carabinieri del Noe in una discarica abusiva
30 marzo 2013 - Pino Neri
Fonte: Il Mattino

ACERRA. Ha indispettito gli ambientalisti il verdetto, emanato ieri, del processo di primo grado al traffico di rifiuti più imponente mai scoperto nell`hinterland napoletano. Questo perché il giudice Sergio Aliperti, della sesta sezione penale, non ha riconosciuto per gli imputati i reati di disastrato ambientale e di associazione aggravata dal metodo mafioso. Aliperti ha anche disposto il dissequestro delle discariche finite nel mirino dell`inchiesta denominata «Carosello Ultimo Atto», una gigantesca operazione dei carabinieri messa a segno nel 2006 traAcerra, BacolieGiugliano. Il tribunale ha condannato per traffico illecito di rifiuti i fratelli acerrani Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, i primi due a 6 anni di reclusione e il terzo, un sottufficiale dei carabinieri, sospeso dall`Arma, a 4 anni. Condannato a 4 anni e 6 mesi, sempre per traffico illecito, Giuseppe Buttone, cognato del boss di Marcianise Domenico Belforte. Buttone ha seguito la lettura della sentenza dal carcere di Opera, dov`è detenuto per altri reati. Condannati per falso ideologico due carabinieri, accusati di aver depistato le indagini e quindi anch`essi sospesi dall`Arma. Si tratta di Giusep pe Curcio, ex comandante della stazione di Acerra, e di Vincenzo Addonisio, al quale la procura di Noia aveva delegato la prima fase dell`inchiesta. Curcio ha avuto 4 anni. Per Addonisio condanna a 3 anni e 6 mesi. Assoluzione perché il fatto non sussiste, invece, per due ex dirigenti dell`ufficio tecnico del comune di Acerra, il geometra Pasquale Petrella e l`architetto Amodio Di Nardi, riabilitati dal tribunale dopo essere stati accusati dal pubblico ministero della dda, Maria Cristina Ribera, di aver rilasciato una serie di autorizzazioni illegittime finalizzate alla realizzazione delle discariche dei fratelli Pellini. Discariche che, stando al dispositivo della sentenza, dovranno essere dissequestrate. Una è quella di Lenza Schiavone, ubicata tra la Montefibre di Acerra e il confine con il comune di Maddaloni. L`altra è quella di via Tappia, dislocata a ridosso dell`abitato più popolare di Acerra, il grande rione ex Gescal. Subito dopo la lettura della sentenza gli ambientalisti presenti in aula hanno espresso disappunto. Ma non hanno fatto in tempo a protestare. La polizia li ha subito allontanati dal tribunale. Presenti tra loro anche parlamentari e attivisti del Movimento Cinque Stelle. " Questo verdetto è una vergogna ", hanno dichiarato uscendo dall`aula. Resta il dato della condanna sopraggiunta pertraffico illecito di rifiuti m associazione semplice. L`aggravante dell`associazione col metodo mafioso è stata esclusa del tutto. Il reato di disastro ambientale è stato considerato estinto per intervenuta prescrizione. Il pm Ribera aveva chiesto per i fratelli Pellini la condanna a 18 anni di reclusione e a 17 anni per Buttone. 7 anni erano stati chiesti perCurcio e 5 per Addonisio.

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