«Vesuvio e Campi flegrei possono eruttare insieme»

«Vulcani, rischio eruzione simultanea»

Mastrolorenzo, ricercatore dell`Osservatorio: «Il capoluogo finirebbe travolto da due enormi ondate di ceneri». Il vulcanologo De Vivo: «Difficile immaginare una fuga per tré milioni di persone». Il geólogo Ortolani: «Dal Dopoguerra in poi troppo cemento selvaggio» -
22 marzo 2013 - Mariano Rotondo
Fonte: Roma

NAPOLI. «L`esplosione di uno potrebbe innescare anche l`altro ed a quel punto Napoli e buona parte della provincia andrebbero completamente devastate». È l`ultimo allarme riguardante i vulcani partenopei: Vesuvio e Campi flegrei. Secondo gli esperti, infatti, l`eruzione di uno dei due potrebbe conseguentemente scatenare anche l`altro. Insomma, due bocche di fuoco che troverebbero la loro "unione" nel sottosuolo del capoluogo finendo per provo care una distruzione senza precedenti. La "sentenza" arriva dai tecnici intervenuti ad Agnano per un convegno sul duplice tema delle "bocche di fuoco" neU`hinterland napoletano. Ed il più convinto a riguardo della tesi, plausibile a quanto pare, che i vulca- ni possano azionarsi insieme come effetto l`uno dell`altro, è apparso l`urbanista Aldo Loris Rossi: «Abbiamo una montagna pronta a sputare fuoco alle porte di Napoli - spiega - un`altra che ha il suo punto di "detonazione" sotto al Lago Averno e noi scienziati non possiamo escludere, vista l`attività di entrambi i vulcani, che lo scenario di un`eventuale esplosione porterebbe ad attivare sia il Vesuvio che la cosiddetta Solfatara. Fino a pochi anni fa - insiste - l`ipotesi non era stata neppure presa in considerazione, tant`è che molti dei piani di evacuazione puntavano a fare defluire le persone anche verso la zona flegrea che potrebbe essere investita da una seconda e quasi contemporanea eruzione». Dunque, secondo l`urbanista si profila uno scenario apocalittico: «Purtroppo anche conoscendo a fondo il problema - continua Rossi - sarà durissimo riuscire a preparare un piano d`emergenza valido. Si è sbagliato troppo in passato consentendo la speculazione edilizia in città ma anche ad un passo delle bocche dei vulcani. Agna- no, ad esempio, è diventata di cemento, deturpando non solo la natura ma anche la possibilità di potere organizzare una fuga qualora i vulcani fossero attivi in maniera minacciosa». Un sos arriva anche da Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore presso l`Osservatorio vesuviano: «Quarantamila anni fa spiega - si verificó un`eruzione dei Campi flegrei fu tra le più potenti mai registrate nel mondo e 40mila anni sono uno spazio di tempo minimo, in geologia. Si può vivere benissimo in presenza di un vulcano solo se si è in grado di evacuare le zone a rischio e vivere in altre aree. Da vent`anni è finanziato ma non esiste ancora un piano d`emergenza per i Campi flegrei. Temiamo sia per la supereruzione ma anche per quelle minori, vista la zona molto popolata. Napoli sareb be travolta dalla cenere dei Campi flegrei a Ovest e del Vesuvio a Est ma a Napoli non c`è un piano di emergenza. La zona rossa è stata estesa a tré municipalità e l`Ospedale del mare è finito nella zona rossa a seguito dell`estensione». Anche il vulcanologo Benedetto De Vivo, infine, parla «di un problema difficilmente risolvibile dopo quanto dal dopoguerra in poi è stato costruito sul territorio di Napoli e della provincia». Messaggio molto simile a quello inviato prima del forum dal geólogo Franco Ortolani: «Per avere qualche chance bisognerebbe tornare all`urbanizzazione del 1944».

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