Caso Orsi, battaglia sulle telefonate di Landolfi

Il pm chiede di portare le intercettazioni nel processo. Il deputato: nulla da temere né da nascondere
18 giugno 2008 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Mondragone, primavera del 2004, vigilia di elezioni amministrative. L’ombra dello scioglimento per camorra cala sul Comune sotto le sembianze di Maria D’Agostino, una condanna per favoreggiamento di un boss latitante, parentele ingombranti nei piani alti del clan dei Casalesi. La D’Agostino, eletta nel 1999 in una lista che si opponeva al sindaco Ugo Conte, era poi passata con la maggioranza, la sua presenza determinante per gli equilibri della giunta. Lasciarla al suo posto non si può, mandarla via neppure. Ed ecco che inizia la trattativa con il consigliere Massimo Romano: lui va via, la D’Agostino pure, entra una persona di fiducia di Conte, la maggioranza è salva e il voto pure. In quei giorni i telefoni di chiunque graviti nell’orbita del consorzio Ce4 sono sotto controllo, la Squadra mobile intercetta le trattative febbrili per salvare la giunta e lo scambio: dimissioni in cambio di un posto (un contratto di quattro mesi, nessun obbligo di lavoro) garantito dai fratelli Orsi e della carica di assessore per il fratello di Romano, Agostino, nella nuova maggioranza. C’è chi chiede, chi promette, chi intercede, chi sollecita. Tra i destinatari delle telefonate c’è anche Mario Landolfi, parlamentare di An, referente politico di Mondragone, che è la sua città. Quelle telefonate sono state depositate ieri mattina, nella cancelleria del giudice Enrico Campoli, il gup del processo per lo scandalo Ce4-Ecoquattro nel quale Landolfi è imputato per corruzione aggravata dal favoreggiamento della camorra. Conversazioni che il pm ha chiesto di poter utilizzare nel processo e che saranno esaminate nella camera di consiglio fissata per il 30 giugno durante la quale le trascrizioni saranno esaminate, in contraddittorio, da pubblica accusa e difesa (gli avvocati Nicola Buccico e Giulia Buongiorno). Se il giudice dell’udienza preliminare le riterrà utili per il prosieguo del processo, saranno trasmesse alla giunta per le immunità della Camera, per l’ulteriore valutazione. «Non ho nulla da nascondere e nulla da temere», ha commentato Mario Landolfi dopo la richiesta del pubblico ministero Milita. «Sono del tutto estraneo a questa vicenda. Nelle telefonate nelle quali parlo io direttamente non c’è nulla di significativo». Se il suo nome è stato speso da altri, ha aggiunto il parlamentare, ex ministro delle Comunicazioni ed ex presidente della commissione di vigilanza, è responsabilità di chi lo ha fatto ed è un rischio che corrono i politici con incarichi di rilievo. Nella cancelleria del giudice Campoli sono stati depositati anche altri atti ritenuti, dalla pubblica accusa, di interesse per la trattazione del processo. Ci sono, tra l’altro, nuovi verbali di interrogatorio dei fratelli Orsi: di Michele, ucciso l’1 giugno a Casal di Principe, sentito dal pm fino al gennaio scorso; e di Sergio, pure imputato nel processo, attualmente sotto scorta, che ieri mattina non si è presentato all’udienza. I fratelli Orsi, fino al 3 aprile del 2007, data del loro arresto, avevano gestito la Ecoquattro, società di servizio che curava la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti per conto del consorzio di bacino Ce4: in realtà, una società che serviva da camera di compensazione - ha ipotizzato la Dda - tra camorra e politica, drenando appalti in cambio di voti e posti di lavoro. Ipotesi descritta in due differenti tronconi d’inchiesta, riuniti a conclusione delle indagini e successivamente separati per ragioni processuali, nel quale complessivamente risultano indagate 46 persone tra le quali, oltre a Mario Landolfi, ci sono l’ex presidente del Ce4, Giuseppe Valente, detenuto dal novembre scorso; l’ex sindaco di Mondragone, Ugo Conte, per il quale l’11 luglio la Cassazione deciderà sulla richiesta di arresto fatta dalla Dda; l’ex segretario di Landolfi, Raffaele Chianese; l’ex subcommissario per l’emergenza rifiuti, Claudio De Biasio; camorristi del clan La Torre. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 24 ottobre.

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