Rifiuti, "salasso" per Bassolino e lervolino
NAPOLI. Ennesima rogna sul fronte dei rifiuti per sette ex amministratori cittadini. Non si tratta dell`emergenza in senso stretto, ma dell`interminabile querelle relativa ai 362 lavoratori dell`Ente di Bacino 5, il cui territorio coincide con quello del Comune di Napoli. Questi dipendenti venivano pagati eppure non facevano nulla, non erano utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Di qui la scure della Corte dei Conti: gli ex sindaci Antonio Bas solino e Rosa lervolino Russo, l`ex vicesindaco Riccardo Marone gli ex assessori Massimo Paolucci (ora deputato) e Ferdinando Balzamo dovranno versare oltre 560mila euro a testa. Più consistente la somma che dovranno sborsare gli ex assessori Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola, le cui responsabilità sono state ritenute maggiori: 1.402mila euro. Ad emettere la sentenza il collegio composto da Fiorenzo Santoro (presidente), Rossella Cassaneti (consigliere) e Nicola Ruggiero (relatore). La magistratura contabile è stata rappresentata dal viceprocuratore generale Antonio Buccarelli. In buona sostanza, pur disponendo di tanta manodopera da destinare alla raccolta dei rifiuti, il Comune di Napoli, ritengono i giudici contabili, preferì fondare una società ad hoc, l`Asia, continuandoli a pagare inutilmente. Alcuni di questi lavoratori furono impiegati per la raccolta differenziata della carta prodotta dai soli negozi, ma disponevano di appena 50 mezzi, peraltro malfunzionanti, su ciascuno dei quali potevano trovare posto al massimo tré persone: in tutto 150 su un totale di 362. L`Ente di bacino fu di fatto incorporato nella struttura burocratica del Comune; la sua gestione fu «connotata da evidenti profili di diseconomicità ed inefficienza, il cui aspetto più éclatante è risultata la ridotta utilizzazione dell`ampia forza lavoro potenzialmente disponibile». Bassolino, Balzamo, Marone, lervolino, Mola, Di Mezza e Paolucci ebbero pertanto condotte omissive, connotate da colpa grave, «denotando la scarsissima ed inescusabile considerazione riservata all`integrità delle finanze dell`Amministrazione comunale». «Ai soggetti che si sono succeduti nei ruoli di primo cittadino ed assessore della Nettezza urbana - si legge ancora nella senten za - è imputabile il censurabile disinteresse per le sorti di un Ente, dalla dotazione numerica così consistente e dal ruolo potenzialmente strategico nel segmento della raccolta differenziata, essendo mancata l`adozione di scelte di fondo, in grado di garantire il pieno coinvolgimento del medesimo Ente (e dei lavoratori ad esso assegnati) nell`attività della raccolta differenziata». «È davvero assurda e inspiegabile la condanna per vicende riguardanti il Comune di Napoli tra il 2003 e il 2007 dal momento che ho lasciato Palazzo San Giacomo il 24 maggio del 2000 - spiega Bassolino - Sono fiducioso che in sede di Appello si potrà riconoscere la mia assoluta estraneità nelle accuse contestate». E Paolucci, analogamente, spiega di smesso di fare l`assessore al Comune di Napoli nel febbraio 2001: «Sentenza quantomeno stravagante. Come sempre ho fiducia nella magistratura e sono certo che in Appello la sentenza verrà radicalmente riformata. Sono assolutamente sereno, - conclude Paolucci - si tratta di un cla moroso errore che l`Appello sanerà». Dal suo canto il sindaco "arancione" di Napoli, Luigi de Magistris, osserva che la nuova amministrazione «ha svoltato sul tema rifiuti». «Non mi piace commentare provvedimenti della magistratura di condanna relative a vicende che non conosco se non sommariamente, ma se ci fosse stato qualche controllo in più nell`ultimo ventennio forse il Comune non avrebbe 1,5 miliardi di euro di debiti e 850 milioni di disavanzo».