Spreco rifiuti, condannati Bassolino e Iervolino
Una mare di soldi - più o meno 6 milioni - da versare allo Stato, alla Campania e ai napoletani a mo` di risarcimento perché pur avendo a disposizione ingenti risorse umane e finanziarie nulla è stato fatto per evitare l`emergenza rifiuti negli anni che vanno dal 2003 al 2007. La Corte dei conti accoglie l`impianto accusatorio della magistratura contabile e condanna i due ex sindaci Antonio Bassolino e Rosa Russo lervolino, il neoparlamentare Massimo Paolucci, gli exassessori Ferdinande Di Mezza, Ferdinando Balzamo e Gennaro Mola per avere pagato e non utilizzato i 362 lavoratori del bacino. Sono tutti amministratori targati Pd, Paolucci è un neoparlamentare dei democrat. Tutti professano la loro innocenza e confidano nell`appello. Ma procediamo con ordine. Un capitolo a parte lo merita Balzamo sul quale pende già un`altra accusa della Procura della Corte dei conti per sprechi e assunzioni nella Napoli servizi, su di lui pesa molto il fatto che si sia autoassunto a tempo indeterminato. «Appena possibile auspicherei che questa persona venga sostituita» commenta il sindaco Luigi de Magistris».Ilmerito della vicendalo raccontano cosi i giudici i giudici Fiorenzo Santoro (presidente), Rossella Cassaneti (consigliere) e Nicola Ruggiero (relatore). La Procura contabile è stata rappresentata dal vice procuratore generale Antonio Buccarelli. La vicenda è quella dei 362 lavoratori dell` Ente di bacino 5, il cui territorio coincide con quello del Comune di Napoli. «Pur disponendo di tanta manodopera da destinare alla raccolta dei rifiuti ritengono i giudici contabili, preferì fondare una società ad hoc, l`Asia, continuandoli a pagare inutilmente. Alcuni di questi lavoratori furono impiegati per la raccolta differenziata della carta prodotta dai soli negozi, ma disponevano di appena 50 mezzi, peraltro mal funzionanti, su ciascuno dei quali potevano trovare posto al massimo tré persone: in tutto 150 su un totale di 362. L`Ente di bacino fu di fatto incorporato nella struttura burocratica del Comune»; la sua gestione lù «connotata da evidenti profili di diseconomicità ed inefficienza, il cui aspetto più éclatante è risultatala ridotta utilizzazione dell`ampia forza lavoro potenzialmente disponibile». I giudici insistono: «Le condotte emissive di Bassolino, Balzamo, Marone, lervolino, Mola, Di Mezza e Paolucci risultano connotate da colpa grave, denotando la scarsissima ed inescusabile considerazione riservata all`integrità delle finanze dell`Amministrazione comunale». E ancora: «Ai soggetti che si sono succeduti nei ruoli di sindaco ed assessore al ramo della Nettezza urbana - si legge nella sentenza - è imputabile il censurabile disinteresse per le sorti di un Ente, dalla dotazione numerica cosi consistente e dal ruolo potenzialmente strategico nel segmento della raccolta differenziata, essendo mancata l`adozione di scelte di fondo, in grado di garantire il pieno coinvolgimento del medesimo Ente (e dei lavoratori ad esso assegnati) nell`attività della raccolta differenziata». I giudici contabili, questo emerge, hanno scassato quello che ritengono un sistema che ha deturpato Napoli fino a due anni fa. Paolucci è il primo a respingere le accuse: «La condanna si riferisce a fatti avvenuti tra il 2003 e il 2007, maio ho smesso di fare l`assessore al Comune di Napoli nel febbraio 2001: quella della Corte dei Conti è una sentenza quantomeno stravagante». Bassolino è incredulo: «È davvero assurda e inspiegabile la condanna della sezione regionale della Corte dei Conti per vicende riguardanti il Comune tra il 2003 e il 2007 dal momento che ho lasciato Palazzo San Giacomo il 24 maggio del 2000. Sono fiducioso che in sede di appello si potrà riconoscere la mia assoluta estraneità nelle accuse contestate». Per la cronaca gli anni contestati sono in carico alla lervolino ma Bassolino era presidente della Regione dove per anni ha avuto sede il commissarato per l`emergenza rifiuti. Così, in una nota, Antonio Bassolino.