Dieci operai occupano lo studio del commissario liquidatore e lo costringono a pagare

Consorzi di bacino, minacce per lo stipendio Manager assediato negli uffici «Costretto a pagare 10 stipendi»

Minacce al commissario del Consorzio rifiuti: altri 800 senza paga
Il racconto: mi hanno aggredito, così solo loro hanno avuto i soldi e gli altri 874 restano in attesa
24 febbraio 2013 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Lo stipendio non arriva e così dieci operai dei consorzi di bacino minacciano il direttore, occupano il suo studio e lo costringono a firmare la busta paga. «Dalla Provincia - è il drammatico raccomodi Lorenzo Di Domenico - non sono arrivati i soldi per pagare gli stipendi ai lavoratori del Cub di Napoli. Dieci operai per protesta hanno minacciato i miei dipendenti e hanno occupato il mio studio da commercialista mentre io mi trovavo nella sede casertana del consorzio. Per sei volte ho chiamato la Digos e non è arrivato nessuno. Alla fine ho raggiunto telefonicamente i dipendenti, li ho convinti a venire a Caserta dove sono stato costretto a dare loro la paga. Tutti gli altri 874 dovranno aspettare...».
«Dalla Provincia non sono arrivati i soldi per pagare gli stipendi ai lavoratori del Cub di Napoli. Dieci operai per protesta hanno minacciato i miei dipendenti e hanno occupato il mio studio da commercialista mentre io mi trovavo nella sede casertana del consorzio. Per sei volte ho chiamato la Digos e non è arrivato nessuno. Eppure mi avevano assicurato di essere già sul posto. Alla fine ho raggiunto telefonicamente i dipendenti, li ho convinti a venire a Caserta dove sono stato costretto a dare loro la paga. Tutti gli altri 874 dovranno aspettare»: Lorenzo Di Domenico racconta una giornata d`inferno. Non l`unica alla guida del Cub che m otto mesi ha macinato quattro responsabili: Claudio Crivaro, Biagio Gfliberti, Domenico Pirozzi.
Perché quella del Consorzio è una missione impossibile: minacce, paura, illegalità diffusa. Un mi scuglio difficilissimo da governare soprattutto quando si resta soli. «Io ho accettato con entusiasmo l`incarico che mi è stato conferito dai presidenti delle Province di Napoli e Caserta - spiega Di Domenico - ma poi mi sono accorto di essere solo, completamente solo. Venerdì ho chiamato ripetutamente le forze dell`ordine e non è arrivato nessuno, mi sono rivolto agli amministratori e non ho avuto risposte. Di fronte alle minacce, non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti dei dipendenti del mio studio, non mi è restato altro che cedere e pagare. Per uscire da una situazione difficile come quella del consorzio di bacino ci vorrebbe un grande senso di re sponsabilità da parte di tutti. Invece i lavoratori sono esasperati e ricorrono a metodi violenti per portare avanti le proprie rivendicazioni e gli amministratori sfuggono. Così non se ne esce». E diventa impossibile lavorare in un quadro di legalità: «Ieri dopo che ho pagato i dieci facinorosi, mi hanno salutato dicen- do: "di qualsiasi cosa lei abbia bisogno non si preoccupi. Ci siamo noi". E io adesso mi domando: per chi lavoro: per lo Stato o per l`antistato?"».
Quello disegnato da Di Domenico sembra purtroppo un quadro realistico: gran parte degli 884 dipendenti dell`articolazione napoletana del consorzio non hanno nessun lavoro da svolgere. L`unica entrata, dopo la fuga dei Comuni che pure qualche anno fa avevano gestito la campagna acquisti a spese dello Stato, è quella che deriva dalla sorveglianza dei siti svolta da 180 lavoratori per conto della Sapna. Solo nei giorni scorsi il rapporto è stato regolarizzato con un contratto. Per questo l`amministratore unico della Sapna, la società della Provincia, Enrico Angelone, per pagare il lavoro dei mesi precedenti ha chiesto l`autorizzazione agli amministratori provinciali che non si sono, però, presentati all`assemblea della società. Il pagamento è saltato e Di Domenico ha potuto saldare solo uno dei sei stipendi arretrato. Lui steso non ha ancora intascato una lira. Di qui le proteste e le minacce. Lo stesso commissario, poi, il 14 febbraio ha scritto ai prefetti e ai presidenti delle Province di Napoli e Caserta e all`assessore regionale, Giovanni Romano minacciando l`interruzione del servizio perii 10 marzo in assenza di risposte concrete. Una minaccia che nel casertano, dove il Cub manda avanti la raccolta in una cinquantina di comuni e governa diversi impianti, potrebbe avere effetti disastrosi che si ripercuoterebbero a catena sull`intera regione. Ma finora non sono arrivate risposte concrete.

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