Chiaiano è ancora sola?
Dice Alex Zanotelli: “Adesso c’è paura. La gente, i ragazzi, temono di essere arrestati”. Il missionario comboniano vive a Napoli, sabato parteciperà alla “Marcia dei mille” che comincerà ad Acerra, dove si sta costruendo l’unico inceneritore prodotto dalla valanga di denaro che il governo e Bassolino hanno versato nelle tasche di Fibe-Impregilo (Romiti); poi la gente si sposterà in treno fino a Napoli, Piazza Dante. Perché “mille”? “Un po’ per via dei garibaldini – dice Alex – e anche per i ‘mille volontari’ che Berlusconi vorrebbe mandare a ripulire la Campania”. Zanotelli, con una limpidezza che è difficile trovare ormai nelle parole e nelle azioni delle sinistre politiche–le quali non accennano ad abbandonare il barcone del presidente della Regione–indica il problema sostanziale. Che, è vero, è stato a suo tempo, e con scarso successo, segnalato sulla Repubblica da Stefano Rodotà: il decreto sui rifiuti, oltre a insistere sulla fallita strada dell’”emergenza” degli ultimi 15 anni, oltre a violare ogni norma ambientale, avvia alla rottamazione la democrazia. Non solo la ex “sinistra radicale” campana si confonde nel mucchio, ma il Partito democratico non ha trovato nulla di strano nel fatto che si minaccino arresti e pene severe contro i cittadini, le comunità, che vogliano opporsi appunto a quella demente politica sui rifiuti, e che i loro comitati vengano sciolti d’autorità. L’esercito a sorvegliare le discariche (così come le strade metropolitane) sono il compimento esibizionistico di un piccolo colpo di stato. A Veltroni sembra fregare solo di Rete4 e dei processi di Berlusconi, e lasciamo stare i rom e i “clandestini”, la detassazione degli straordinari e gli annunci di una ulteriore “flessibilizzazione” del lavoro, ecc.
Ma, dice ancora Zanotelli, la Campania è una cavia: se l’esperimento funzionerà qui, sarà esportato – come la democrazia di Bush – nelle valli piemontesi e nelle città venete e ovunque cittadini organizzati oppongano coesione, resistenza e democrazia costituente a ogni tipo di “grande opera” e di aggressione a un territorio esausto. Io non so se questa – tra “sviluppo” e territorio, parola che comprende l’ambiente e le società locali – sia la “contraddizione principale”. Credo non sia nemmeno interessante stabilirlo: è un vecchio sport che non suscita più l’entusiasmo delle folle. Certo, se le teste pensanti della sinistra italiana rispolverassero il vecchio vizio di piegare la schiena e guardare da vicino il loro prossimo, magari scoprirebbero che il novanta per cento di quel che vanno ripetendo sulla “ricostruzione della sinistra” serve solo a confortare, e confermare, se stessi. Là fuori c’è vita, c’è una società che resiste e che avrebbe bisogno di aiuto. E invece no: sentiti e letti dirigenti che non dirigono più nulla e intellettuali che rimasticano il passato dire e scrivere che sì, la politica fa schifo, ma tanto fa schifo anche la società, e anzi è la politica a dover “rimettere ordine” nella società. Alibi.
Domenica prossima, il giorno dopo la “marcia dei mille”, sarà reso noto il responso su Chiaiano, cavia numero uno del parco-cavie campane. E già si annuncia – la Protezione civile, cioè Bertolaso, cioè il governo – che la cava è idonea. Cosa accadrà poi? Che la gente di lì, e tutti i loro amici, si arrenderanno di colpo? O che non si arrenderanno, e allora rivedremo Genova in un’altra dimensione e forma, tanto poi ogni violenza poliziesca viene perdonata, anzi premiata? Siamo alla vigilia di un “dentro o fuori” molto più drammatico, ed essenziale, della partita tra Italia e Francia. Per chi tifiamo, noi? Chiaiano è sola?