La Dia: la mafia allungò le mani su Chiaiano
NAPOLI — La mafia aveva allungato i suoi tentacoli sulla discarica di Chiaiano. È una delle notizie più inquietanti che emergono dalla relazione sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in Campania approvata all`unanimità dalla Commissione parlamentare d`inchiesta, presieduta da Gaetano Pecorella. Cosa nostra aveva già cominciato a prendere il controllo della discarica aperta nel 2009 per tamponare l`emergenza-rifiuti nel capoluogo. Ad accorgersi delle inquietanti manovre mafiose è stata la Dia di Napoli, come ha raccontato ai parlamentari della Commissione d`inchiesta il capocentro Maurizio Vallone. Il sequestro della discarica è avvenuto un anno a mezzo fa, ma ora emergono alcuni particolari inquietanti di quella vicenda. Ecco cosa riferisce Vallone ai commissari: «Un anno e mezzo fa, all`esito di due diversi procedimenti di verifica, la discarica di Chiaiano fu sottoposta a sequestro perché riconducibile, appunto, a soggetti legati a vario titolo da rapporti di affari anche come la criminalità organizzata siciliana, Cosa nostra palermitana, che aveva già subito un sequestro per la discarica di Bellolampo. Anche in questo caso — aggiunge il primo dirigente —, per fortuna, arrivammo in tempo a individuare questi soggetti proprio grazie all`attività di prevenzione antimafia svolta in collegamento con le prefettura di Napoli e di Casería». Sull`episodio specifico non vengono fomiti altri particolari, ma il quadro appare abbastanza preoccupante perché conferma che l`affare discariche continua a interessare il crimine organizzato ai suoi massimi livelli. Altre affermazioni preoccupanti riguardano le estorsioni nei confronti delle imprese che si occupano della raccolta dei rifiuti solidi urbani nei vari comuni campani. Un fenomeno tutt`altro che archiviato a sentire le parole del dottor Vallone e che soprattutto spiegherebbe il gran numero di cassonetti colmi di rifiuti che vengono bruciati senza apparente motivo. Aggiunge infatti Vallone ai commissari del Parlamento: «Intercettazione recentissime ci dimostrano come la maggior parte, se non tutte, le ditte che si occupano della raccolta dei rifiuti solidi urbani nei vari comuni siano sottoposte ad attività estorsiva da parte della criminalità organizzata della zona, con tariffe che vanno di 3.000 ai 10.000 euro mensili a seconda dell`importanza dell`appalto. L`intimidazione avviene con gli incendi dei cassonetti, fatto che può sembrare assolutamente banale, ma che comporta, per una ditta che si occupa della raccolta di rifiuti, un costo enorme. Ð costo di un solo cassonetto è, infatti, estremamente alto m relazione al valore dell`appalto. Proprio per questo — spiega il numero uno della Dia a Napoli — , d`accordo con la procura, vogliamo iniziare, ma lo stiamo già facendo, un`attività di monitoraggio di tutti questi incendi di cassonetti utilizzandoli come reati spia proprio in relazione all`attività estorsiva posta in essere. Di fatto, abbiamo già la certezza, proprio perché emerge dalle intercettazioni in maniera chiarissima, che, almeno nella zona dell`afragolese, tutti i comuni interessati sono sottoposti a questo tipo di estor- sore. Abbiamo, però, ragione di credere che anche in altri comuni del casertano e del napoletano la situazione sia assolutamente analoga». Un quadro di gravissimo allarme, insomma, consegnato ai parlamentari con la speranza che il caso rifiuti e l`ecobusiness in Campania divenga una priorità nazionale.