Consorzi in crisi ma il direttore viaggiava nell`auto con tv
Un sistema complessivamente marcio: è quello dei consorzi di bacino al quale la commissione ecomafie ha riservato due missioni ascoltando magistrati, prefetti, sindaci, commissari liquidatori. Amarissime le conclusioni per le quali i parlamentari si rifanno alla relazione presentata dal procuratore di Santa Maria CapuaVetere: «mediante il governo di pochi centri strategia (i quattro consorzi) è stato possibile ottenere il controllo dell`intero settore relativo alla gestione dei rifiuti». Un controllo che ha generato situazioni assurde di privilegio: basti pensare che il presidente del consorzio aveva un` auto aziendale a sua completa disposizione: una stratosferica AudiA8 con televisore. E anche i capi cantiere avevano un`auto. Ma a guadagnarci sono stati in molti: sono state pagate perfino ore di straordinario eccedenti le 24 ore della giornata. Ora i lavoratori non hanno più nemmeno lo stipendio. Nella vicenda dei consorzi sono stati soprattutto gli amministratori (in alcuni casi legati alle imprese malavitose) a creare il disastro. È scritto nella relazione: «L`esperienza giudiziaria quotidiana ha dimostrato che à illegalità penalmente rilevante non si è annidata soltanto nella gestione "occulta" dei rifiuti ma, anche e soprattutto, in quella II caso smaltimento Consorzi in crisi ma il direttore viaggiava nell`auto con tv autorizzata, vale a dire in un settore nel quale la normativa vigente in materia è stata sostanzialmente disattesa, al di là di ogni ragionevole previsione». La commissione spiega innanzitutto perché la raccolta differenziata non è mai decollata fino a quando è restata affidata ai consorzi. Questi, infatti «erano "strutturalmente inadeguati" ad effettuare la raccolta differenziata, che pure era stata prevista come uno degli strumenti più efficaci per superare lo stato di emergenza». E non solo: non avevano interesse a far partire la differenziata perché questa avrebbe abbassato i costie quindi le entrate nelle casse del consorzio stesso. D`altra parte i comuni erano tenuti a pagare al consorzio un corrispettivo per l`effettuazione del servizio anche se questo non veniva portato a termine. E, come se non bastasse, i consorzi ricevevano dal commissariato di governo ulteriori risorse che dovevano essere destinate alla raccolta differenziata: se non facevano niente incassavano senza spende re. Il commissariato non si limitava a pagare i lavoratori che avrebbero dovuto provvedere alla differenziata: li forniva anche di mezzi. Mezzi che non sono mai stati ritrovati. Ma i mali dei consorzi sono stati anche altri: estemalizzazione dei servizi, gestione del personale e consulenze, paralisi decisionale. Alla fine il disastro viene riassunto dalle cifre: II credito vantato dal Consorzio unico di bacino nei confronti dei comuni consorziati morosi è pari a 105 milioni di euro, ma i debiti verso i privati superano i 130 milioni di euro.