Rifiuti e clan, si apre il carcere per Cosentino
CASERTA. Doveva essere il processo più veloce del secolo: unico imputato, un` unica imputazione. Invece, a due anni esatti di distanza dal suo inizio (cominciò il 10 marzo del 2011) il processo a Nicola Cosentino è soltanto a metà della trattazione. Un record che ha eguali solo con il processo a Giulio Andreotti a Palermo, iniziato l'11 aprile 1996 e terminato, dopo oltre tre anni, il 24 settembre 1999. Il reato era lo stesso: concorso estemo in associazione manosa, ma i pm, all`epoca, non chiesero l`arresto. Per l`ex coordinatore del Pdl in Campania, «bollato» come Casalese non solo di nascita, ma anche di appartenenza esterna (camorristica, per i pm Antimafia), non è stato così. La storia giudiziaria di Nicola Cosentino, «Nick O`mericano», come lo chiamano a Casal di Principe, ha avuto inizio il 9 novembre del 2009, quando è stata emessa l`ordinanza Eco 4, che conteneva dichiarazioni accusatorie di collaboratori di giustìzia. A larghissima maggioranza, però, la Camera aveva pronunciato il suo «no» all`arresto del parlamentare. Poco dopo, nel 2010, lo stesso gip che avevafirmato la prima decisione, Raffaele Piccirillo, aveva rigettato un`altra richiesta di cattura per Cosentino, per concorso in altri reati ascritti all`imprenditore Cipriano Chianese e al sub commissario Giulio Facchi. I guai per il coordinatore Pdl, però, non erano finiti. Di lì a poco sarebbe caduta un`altra tegola sulla sua testa: nel giorno del suo onomastico, il 6 dicembre 2011, venne eseguita l`ordinanza «II Principe e (la scheda) ballerina», firmata dal giudice Egle Pilla. Ma anche in quel caso Montecitorio avrebbe pronunciato il suo «no». Intanto, a Santa Maria Capua Vetere, stava prendendo piede il primo processo nato dal provvedimento Eco4. A soli tre mesi dalla trattazione, uno dei due pm dell`accusa, Giuseppe Narducci, decise di aderire alla giunta comunale guidata dal sindaco Luigi De Magistris, mentre i giudici del collegio stavano per sollevare il conflitto di attribuzione davand alla Corte Costituzionale per il mancato parere positivo della Camera a utilizzare le intercettazioni indirette in cui il deputato veniva intercettato su utenze di altri. La Consulta, però, ha ritenuto ammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dal tribunale, ma ad oggi non ha ancora deciso sulla mancata autorizzazione della Camera per utilizzare quelle intercettazioni. Solo sul finire del 2011 sfilano i testimoni davanti ai giudici. Tra di loro, l`ex ministro all`Ambiente, Altero Matteoli e l`ex governatore Antonio Bassolino, poi sfilano vari ufficiali del Noe di Roma, come il capitano Pasquale Starace, e diversi commissari dell`emergenza rifiuti alcuni dei quali descrivono l`emergenza in Campania, ma poco parlano del ruolo di Cosentino. Altri, invece, come il commissario vicario Massimo Paolucci, dice di aver incontrato tré o quattro volte l`onorevole Cosentino in un bar di Mergellina a Napoli dove l`ex sottosegretario si sarebbe mostrato disponibile alla soluzione di utilizzare il nuovo consorzio Impregeco nel settore rifiuti. L`accusa contenuta nella prima ordinanza ruota attorno al fatto che Cosentino avrebbe agevolato l`Eco 4 nella gestione di tutta l`emergenza. Nell`Eco4 (vi lavoravano i fratelli Michele e Sergio Orsi, imprenditori collusi, uno di loro verrà ucciso nel 2008) entrò, a un certo punto, la società Impregeco, definita, stando all`accusa, una «creatura» di Cosentino, n principale testimone d`accusa è Gaetano Vassallo, pentito dal 2008. Il primo collaboratore di giustizia nel processo, però, è stato ascoltato solo il 4 gennaio di quest`anno: Darío De Simone. Poi, a seguire, Cannine Schiavone, Raffaele Ferrara, Domenico Frascogna, Luigi eAlfonso Diana. La prossima udienza il 18 marzo. Nel frattempo è attesa la decisione sulla revoca dell`arresto chiesta dalla difesa anche per la seconda ordinanza cautelare. Ma per allora Cosentino sarà - probabilmente - già agli arresti.