DA APRILE DEBUTTA LA TARES, DEFINITA L'IMU SULLA SPAZZATURA A NAPOLI LA VEEGOGNA DEGLI IMPIANTI S0TTOUTILIZZATI

Rifiuti, mezza Italia in crisi e arriva pure la supertassa

2 gennaio 2013 - Andrea Postiglione, Nello Trocchia
Fonte: Il Fatto Quotidiano

L’ hanno ribattezzata l’‘Imu sulla spaz- zatura’. È la nuova tassa sui rifiuti, la Tares che sostituisce la vecchie imposte sul pattume (Tarsu e Tia). Il primo pagamento è slit- tato ad aprile. Con la tassa si dovranno coprire interamente il costi del servizio di raccolta. La Tares conterrà anche una nuova maggiorazione per fi- nanziare i servizi indivisibili comunali che compensa i tagli ai trasferimenti agli enti locali. Un nuovo salasso per i citta- dini. Per i comuni virtuosi è un passo indietro rispetto alla lo- gica meno consumi meno pa- ghi. “È un disastro – spiega Alessio Ciacci, assessore del comune toscano di Capannori, premiato come personaggio ambiente dell’anno – perché saremo costretti, a causa della maggiorazione obbligatoria, ad applicare un corrispettivo di 30 centesimi a metro quadro. Insomma il cittadino virtuoso che produce meno rifiuti, con il balzello voluto dal governo, pagherà comunque di più”. Una tassa che aumenta mentre i servizi non fanno sempre ri- ma con efficienza. QUELLA DEI RIFIUTI è una questione nazionale, dalla Sici- lia alla Puglia passando per il caos laziale senza dimenticare Napoli e la crisi infinita. Non sono bastati 13 miliardi di euro spesi nella lunga stagione del commissariamento, la Campania è sempre in crisi. La spaz- zatura torna a minacciare alcune zone di Napoli e provincia e l’ammanco del grande affare ri- fiuti è di un miliardo di euro. In questi giorni i rifiuti si sono ri- visti in strada, per rallentamen- ti e guasti negli impianti Stir con il sito di trasferenza del comune pieno. La regione ha stanziato 3 milioni di euro per portali via ed evitare una befa- na con i sacchetti in strada. La soluzione tampone adottata è portarli fuori regione e fuori nazione, un salasso economico per le casse pubbliche. Ma oltre al danno c’è la beffa, visto che una parte dei rifiuti che emi- grano verso le discariche di mezza Italia potrebbe essere trattata dagli impianti esistenti.
A VALLE della differenziata ci sono gli Stir, gli impianti di tri- tovagliatura. Sono sette in tutta la regione. Ricevono i sacchetti neri e li separano in due frazioni, una secca finisce negli inceneritori (anche all’estero) e una parte umida tritovagliata viene smaltita nelle discariche fuori regione. E qui inizia l’affare, ma anche il problema. I viaggi dei rifiuti potrebbero essere fermati da una pronuncia del Consiglio di Stato attesa in questo mese. Sarebbe la catastrofe. A occuparsi della spedizione dei cumuli di spazzatura di Na- poli e provincia fuori regione ci ensa la Sapna, società provinciale, voluta dall’ex presidente e deputato uscente del Pdl, Luigi Cesaro. Un pozzo senza fine su cui indaga anche la Corte dei Conti per presunte consulenze d’oro. Per i viaggi della ‘spazzatura’ spende ogni anno 130 milioni di euro, costo medio 150 euro a tonnellata. Tre pro- cure indagano, quella di Napoli procede per il reato di traffico illecito.
“IL PROBLEMA è relativo alla parte umida tritovagliata – conferma l’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano – il nostro progetto è trattarla ulteriormente ed ottenere una materia prima secondaria che può essere utilizzata per la chiusura di cave dismesse”. Per farlo basterebbe far funzionare gli impianti esistenti. A Giugliano, provincia di Napoli, lo Stir ha due aree per la biostabilizzazione, utili allo scopo. “Teoricamente – spiegano i tecnici della Sapna che lo gestiscono –avremmo potuto diminuire il carico di rifiuti por- tati fuori regione in questi anni, ma solo teoricamente visto che le linee non sono in funzione, ma stiamo provvedendo”. Inutilizzate perché vi hanno stipa- to rifiuti, usate come deposito. L’autosufficienza impiantistica menomata da anni di emergenza. Non è finita. I comuni vir- tuosi, spendono una cifra record, 160 euro a tonnellata, per portare l’umido, in questo caso quello raccolto attraverso la differenziata, in impianti fuori regione. Eppure anche in que- sto caso c’è un impianto fermo. Si trova a San Tammaro, in provincia di Caserta, capace di trattare 30 mila tonnellate all’anno. Non è mai entrato in funzione. La Campania, piena di impianti, esporta i rifiuti fa- cendo ricchi imprenditori e so- cietà di mezza Italia, nord in testa. A tutti conviene l’emergenza infinita.

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