Retroscena È il delegato al Bilancio del Comune in causa con gli stessi imprenditori

E tra i difensori spunta l`assessore

28 dicembre 2012
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Nell`aula 114 della sesta penale del Tribunale di Napoli, ieri, è scoppiato un lungo applauso. A far scattare l`entusiasmo dei cittadini e dei rappresentanti dei comitati civici (più di 200 persone) sono state le parole del pubblico ministero Maria Cristina Ribera che, per i principali imputati, ha chiesto pene sino a 18 anni di reclusione. Ma il merito del pm è stato anche quello di presentare con una logica stringente un concetto fondamentale per l`esito del processo: non è possibile chiedere la prescrizione dei reati. Non lo è, ha chiarito la Ribera, perché non ci può essere prescrizione visto che l`evento criminoso non ha ancora avuto fine. Come risulta accertato e documentato nelle tene di Acerra sono finite svariate tonnellate di rifiuti tossico nocivi. Sversamenti ai quali non è seguito alcun intervento di bonifica, e dunque il danno alla salute è ancora in atto. Non è certo un dettaglio visto che spesso in processi simili la principale strategia difensiva è stata proprio affidata alla prescrizione dei reati contestati. E quella di ieri è stata una giornata di sentimenti contrastanti, dall`entusiasmo per la requisitoria finale della Ribera si è passati presto a momenti di tensione. «Tra gli avvocati del collegio difensivo dei Pellini - spiega virginia Petrellese, presidente del comitato "Donne 29 agosto" - la gente ha notato la presenza dell`attuale assessore al Bilancio del Comune di Acerra, Alessandro D`Iorio. Non so a che titolo sedesse da quella parte ma è chiaro che si è trattato di una presenza inopportuna». Di qui una sonora contestazione nei confronti del politico. Non bisogna dimenticare che tra il Comune di Acerra e i Pellini c`è una causa dvile in corso: Giovanni e Cuono Pellini pretendono infatti 12 milioni per i suoli affittati dal 2001 al Commissariato ai rifiuti e al Comune come sito di stoccaggio, suoli agricoli ma sui quali insisteva già un cementificio abusivo: lo contestò la stessa amministrazione quando nel 2004 smise di «onorare» il contratto, ritenendolo non valido. Intanto i reati contestati ai due sono da brivido: associazione per delinquere, disastro ambientale, traffico illecito organizzato di rifiuti, falso in atti pubblici, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Secondo l`accusa, i rifiuti, provenienti da grandi aziende del Nord, venivano intermediati dalle società del gruppo Pellini e poi smaltiti in terre e siti del Napoletano. Si dice sconvolto Antonio Martella, oncologo e consulente della parte civile: «Sono avvilito da quello che sta venendo alla luce - spiega -. Tutto questo rappresenta solo la punta dell`iceberg, una piccola parte del commercio di rifiuti industriali ancora oggi è in atto. Un sistema che non coinvolge solo la camorra, ma che ad Acerra ha visto protagonisti diversi esponenti delle Istituzioni». Aspetto sottolineato anche dall`avvocato di parte civile Giovanni Bianco, che ha poi chiuso il suo intervento con una frase amara, largamente condivisa in aula: «Come sarebbe bello essere atei in questo mondo governato dal dio denaro».

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