Del Giudice: «Abbiamo solo 7 spazzatrici e non c'è traccia dei siti di compostaggio»
NAPOLI — Raffaele del Giudice, presidente di Asia, è il manager che ha sostituito Raphael Rossi, il primo silurato dell'era arancione. Ricordate? Rossi denunciò pressioni da parte dell'amministrazione comunale, sollevò anche il caso specifico di alcune assunzioni discutibili e per questo, pochi mesi dopo essere stato chiamato a Napoli come il mago della differenziata e l'eroe delle battaglie ambientaliste, fu liquidato senza appello. Gli subentrò Del Giudice, già leader amato e apprezzato di Legambiente. Il solo fatto di essere stato chiamato a sostituire Rossi, però, lo mise in cattiva luce. Passò per essere il normalizzatore voluto da de Magistris. Da allora sono trascorsi molti mesi, e adesso Del Giudice chiede a tutti di mettere da parte i pregiudizi e di darsi da fare per evitare a Napoli una nuova emergenza rifiuti. Nel frattempo, la pubblicazione dei compensi dei manager nominati dal Comune restituisce a Del Giudice quella simpatia che il caso Rossi gli aveva sottratto. Risulta, infatti, che il suo compenso è di molto inferiore a quello del manager più ricco, vale a dire di Mario Hubler, il nuovo timoniere della Coppa America. Se Hubler guadagna 125.280 euro l'anno, Del Giudice ne guadagna 58.956. Non solo. Se al compenso di Del Giudice si sommano quelli degli altri due manager di Asia, Daniele Fortini e Salvatore Lauria, la somma continua ad essere inferiore a quella record di Hubler. Uno scarto simbolico, il dato oggettivo di un potere che premia l'effimero a danno del necessario.
Presidente Del Giudice, la situazione dei rifiuti sta dunque nuovamente precipitando? «Distinguiamo. In questi mesi sono state fatte cose straordinarie. Napoli non è più la città dell'immondizia accumulata agli angoli delle strade e fotografate dai turisti. Da quella emergenza siamo usciti a testa alta».
E tuttavia?
«E tuttavia il ciclo dei rifiuti non è ancora chiuso e proprio per questo ci ritroviamo ad un passaggio delicato».
Cosa vuol dire «il ciclo dei rifiuti non è chiuso»?
«Semplice. Vuol dire che continuiamo a produrre frazioni di rifiuti secchi e di rifiuti umidi che non riusciamo a smaltire».
E il passaggio delicato in cosa consiste?
«Nel fatto che i siti preposti a raccogliere l'immondizia prima dello smaltimento sono attualmente tutti saturi».
E dunque?
«Dunque, se non liberiamo quei siti non ne usciamo».
Di quali siti parla?
«Degli Stir, che sta per stabilimento di triturazione e imbusta mento rifiuti. Quelli che servono Napoli sono tutti in provincia: a Giuliano, Caivano e Tufino. Attualmente, in questi stabilimenti non c'è più spazio per l'immondizia napoletana. Decine e decine di nostri camion sono in fila in attesa di sversare. Su ogni camion deve esserci necessariamente un autista. Il quale, al termine delle sue ore di lavoro, deve essere sostituito da un collega. Tutto questo sottrae forze alla raccolta e allo spazzamento».
Da qui i cumuli per strada che cominciano a tornare come un incubo?
«Da qui e dal fatto che in questi giorni, grazie anche ai turisti che sono venuti a Napoli, la produzione giornaliera ha superato di molto quella media, che è di 1.050 tonnellate. Ma il giorno 11 salperà una nave per il Nord Europa. Un altro estremo tentativo di svuotare le aree intasate».
Perché ogni automezzo in fila davanti agli Stir deve avere il suo autista. Non sarebbe sufficiente tenerne sul posto solo un paio per tutti gli spostamenti?
«Assolutamente no. Bisogna andare lì a vedere. Se non fai avanzare subito il tuo camion, quello di un altro Comune ti frega immediatamente il posto. Sembra il selvaggio West. E non ci sono servizi igienici, non c'è un bar, non c'è un posto dove riscaldarsi. Niente di niente».
Oltre agli Stir non ci sono altre aree di stoccaggio?
«Sì, Napoli ne ha attrezzata una nell'ex Icm nella zona Orientale. Ma la stiamo usando da mesi e ora anche quell'area è satura».
Cosa manca al nostro ciclo dei rifiuti?
«La parte finale, il luogo dove smaltire la Fut e la Fst».
Prego?
«La frazione umida tritovagliata e la frazione secca tritovagliata».
Acerra non basta per il secco?
«Il termovalorizzatore di Acerra costituisce una straordinaria valvola di sfogo. Ma non è più sufficiente».
E l'umido?
«Va fuori regione, e naturalmente pagando».
Ma se Acerra non basta, perché tanta resistenza ad un altro termovalorizzatore?
«Io non sono pregiudizialmente contrario ai termovalorizzatori. Non lo sono mai stato. E dunque se serve si può e si deve fare. Ciò nonostante, io preferisco la terza via».
Vale a dire?
«Quella degli impianti di compostaggio. Una buona rete di impianti di compostaggio può smaltire tutto l'umido, mentre una buona differenziata può chiudere il ciclo del secco con il riciclaggio».
Già, ma a Napoli non c'è né il termovalorizzatore né l'impianto di compostaggio. «Confermo».
E non è un bel problema?
«Certo che lo è. Gli impianti di compostaggio previsti a Napoli dovevano essere tre. Il Comune aveva già indicato le aree: Scampia, Ponticelli e Bagnoli».
E cosa è successo?
«Non so, non ho più notizie. Immagino ci siano problemi relativi alle procedure burocratiche, servono le autorizzazioni di Provincia e Regione. La crisi economica e i tagli conseguenti alla spesa pubblica devono aver reso il quadro più complesso».
La crisi, come si dice, morde ovunque. Eppure a Salerno l'impianto di compostaggio lo hanno progettato e realizzato e oggi sarà anche portato a modello dal ministro Barca.
«L'impianto di Salerno è un gioiello».
Torniamo a Napoli. Quanti netturbini ha il capoluogo?
«Ne abbiamo 2.446. Rispetto agli abitanti siamo assolutamente in linea con Milano, Torino, Genova e altre città».
Eppure, altrove le strade sono più pulite.
«Lo so. Ma altrove non devono tenere i netturbini sui camion in fila».
D'accordo, ma non può essere solo per questo. Giusto?
«Certo. Noi abbiamo solo 7 spazzatrici. Milano 40. Ma ora sono io a dire che questo dato non spiega tutto».
Prego?
«Noi spazziamo di notte, al massimo finiamo di spazzare alle 8,10. Ma alle 9 le strade sono già sporche. Succede a Piazza Garibaldi. Ma anche in viale Giulio Cesare. Qui, addirittura, all'altezza degli sportelli delle auto in sosta ci sono sempre bottiglie vuote da un lato e e fazzolettini dall'altra. Pare che non si possa uscire dalle auto senza prima gettare qualcosa in strada».
Dettagli, non crede?
«Non proprio. Abbiamo i filmati. C'è anche gente che lascia teste di pesce spada nei contenitori per i cartoni. E questo ci costringe a buttare via tutto il riciclato di quel contenitore. Ecco perché qualcuno crede che noi dell'Asia prendiamo il differenziato e lo buttiamo via nell'indifferenziato. Leggende metropolitane. La verità è che a noi serve un differenziato pulito. Solo così il prodotto si apprezza sul mercato e viene ben pagato dal consorzio per il riciclo. E poi chiamateli pure dettagli, ma lo sa cosa combinano i cotton fioc e gli olii vegetali esausti eliminati nel water di casa? Glielo dico subito: creano una poltiglia che ottura le fogne. Spesso, per evitare l'esplosione, bisogna alzare le grate e far sì che il liquame defluisca verso il mare. La conseguenza è l'inquinamento del nostro litorale».
Cosa chiedete ai napoletani?
«Di rispettare le regole, di non sversare incivilità in strada. Ma lo sa che per il ritiro degli ingombranti c'è chi, per evitare di pagare il ticket relativo, si inventa un numero di codice fasullo e lo trascrive sui materassi o sui televisori?»
L'inefficienza alimenta l'inciviltà, non crede?
«Può essere. Ma noi ci facciamo in quattro, lavoriamo giorno e notte. E ne inventiamo sempre una nuova: le isole ecologiche mobili, la raccolta degli olii esausti, quella degli abiti usati, le modifiche tecniche alle poche spazzatrici disponibili per farle entrare nelle vie strette o in vie trafficate vome a Chiaia. E poi c'è la differenziata, quella ordinaria e quella porta a porta».
A proposito. A che punto siamo con la differenziata, che già da un pezzo, secondo il sindaco, doveva viaggiare sull'esaltante quota del 90%?
«Stiamo per pubblicare i nuovi dati. A dicembre siamo arrivati al 27%»
Parola?
«Parola».