L`azienda fu sequestrata nel 2000 ora è diventata sversatoio abusivo delle piante colpite dal «punteruolo»

Palme e tronchi infetti nello spiazzo-discarica di Ponticelli

Per sistemare la zona e metterla ¡n sicurezza al Comune servirebbero quattro milioni
23 novembre 2012 - c.b.
Fonte: Il Mattino

Vìa Botteghelle, Ponticelli. Sull`area della ex Safco, poi passata alla Bitumitalia, sono accatastati i tronchi delle palme assassinate dal «punteruolo rosso». Tronchi infetti e cellophane, veleni sui veleni che ancora giacciono sui terreni dell`azienda, oggi gestita dalla curatela fallimentare, che più di dodici anni fa fu sequestrata perché era diventata una sorta di discarica abusiva di materiali tossici trasformati in bitume, poi spalmato sulle strade di mezza Italia. Le palme recise sono state trasportare a Napoli est in tempi molto più recenti, quasi a segnare la continuità tra l`attività illegale di ieri e quella più recente: discarica abusiva ieri, discarica abusiva anche oggi, utilizzata dalla ditta specializzata che era stata incaricata di risanare il patrimonio vegetativo di Napoli infestato dal parassita.
Facciamo un passo indietro, e torniamo all`inchiesta della Procura di Santa Maria CapuaVetere che, tra il 1999 e Ö 2000 portò alla luce il traffico di rifiuti pericolosi tra le industrie di tutta Italia e le campagne del Casertano, dove i ftistì, stando alla Procura, venivano sotterrati. Da San Giovanni a Teduccio ai Mazzoni, itinerario clandestino e illegale di tonnellate e tonnellate di polvere di metallo, regolarmente acquistata sui mercati del Nord Italia o dei paesi dell`Est ma stoccata al di fuori di ogni legge sulla terra nuda, all`interno di aziende agricole compiacenti. Polveri di mercurio, di cadmio, di piombo, di cromo, di azoto ammoniacale e nitroso che, senza i trattamenti speciali previsti dalla legge, risultarono «altamente pericolosi a causa dell`elevata persistenza e per l`alta probabilità di inquinamento delle falde acquifere». Quel materiale, pagato dalla «Bitumitalia» di Napoli era destinato alla produzione, appunto, del bitume per i fondi stradali. Gli investigatori accertarono che soltanto nel 1999 erano state utilizzate illecitamente polveri per 360 mila quintali, per un giro d`affari di circa 7 miliardi di lire. Polveri che erano gli scarti di grandi poli industriali del Nord Italia, del Nord Europa, dei paesi dell`Est.
Parte di essi sono tutt`ora visibili al civico 139 dell`areaad est di Napoli, ribattezzata dalla gente del posto, il Vicolo della morte. Ma in quell`immensa superficie, a ridosso di case e fabbricati impacchettati da lastre di eternit, può accedere chiunque. Il cancello è stato divelto per consentire il proseguo dell`opera di risanamento ambientale. La popolazione locale li vede, tra le 4 o le 5 del mattino; arrivano i pali, così li chiamano, a bordo di auto di grossa cilindrata e anticipano - e quindi consentono - l`accesso ai camion che trasportano rifiuti speciali e pericolosi. I segni dei copertoni sul terreno viscido e melmoso sono evidenti. Intanto il Comune, per bonificare, avrebbe bisogno di 4 milioni di euro che, ovviamente, non ha.

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