Sotto le serre di Trentola e Sant`Antimo 40mila tonnellate di rifiuti urbani milanesi

I verbali
Immondizia spacciata per concime: il pentito Vassallo racconta i retroscena dell`accordo tra Elio Roma e i Casalesi
31 ottobre 2012 - RosarĂ­a Capacchione
Fonte: Il Mattino

In principio, erano semplici autotrasportatori. Spostavano rifiuti industriali dai depositi delle fabbriche del nord alle discariche del sud. Non era ancora tempo di emergenze, non esisteva ancora una coscienza ecologista, le ecomane non erano ancora nate. Erano i primi anni Ottanta, e i rifiuti erano semplice immondizia e non ancora oro.
Si chiamano Giorgio Maraño, Gaetano Cerei, Elio e Generoso Roma. Qualche tempo dopo, sono diventati gli strateghi dell`avvelenamento sistematico delle terre della Campania, quelle terre di cui una frazione è stata sequestrata l`altro ieri a Trentola Ducenta dalla Squadra mobile di Caserta: un`area agricola, ancora oggi coltivata a ortaggi, trasformata in cimitero di veleni. Di loro ha scritto la Dia, nell`informativa che ha fatto da supporto al sequestro delle società e dei beni della famiglia Roma nel procedimento di prevenzione definito qualche tempo fa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: «L`attività investigativa ha comunque portato alla luce l`esistenza di una vera e propria associazione criminosa di tipo camorristico operante prevalentemente nella provincia di Caserta e nei Comuni confinanti, precisamente San Marcellino, Trentola Lusciano - Frignano - Aversa, con ramificazioni nei comuni di Crispano e Sant`Antimo, nonché nella provincia di Latina (Formia) e Prosinone (Cassino) ma nel contempo ben integrata alla possente organizzazione di criminalità organizzata denominata clan dei Casalesi».
Alla testa del gruppo c`erano Francesco Bidognetti, il cugino Gaetano Cerei, l`avvocato Cipriano Chianese. Racconta Gaetano Vassallo, uno che di quel sistema ha fatto parte fino al 2008, data del suo pentimento: «Roma Elio l`ho conosciuto nel`87/88 dall`avvocato Chianese Cipriano, lui era un trasportatore di Trentola Ducenta, trasportava rifiuti provenienti da fuori regione, prima faceva il trasportatore poi dopo ha incominciato a fare rifiuti per conto proprio». Gli era stato presentato da Cerei e Chianese «come uno del clan, per cui era un nostro amico, era un nostro affiliato con interessi comuni ai Bidognetti». Nella discarica di Vassallo sono finiti anche i rifiuti trasportati da Elio Roma; scorie industriali che erano state fittìziamente trasformate in compost negli impiantì della Rfg, società poi sequestrata. In realtà, per ammissione degli stessi addetti alla lavorazione, per anni il prodotto smaltino in discarica o nei terreni erano rifiuto non trattato. Se di provenienza industriale, arricchito da metalli pesanti altamente tossici: cadmio, cromo, arsenico, finiti nella falda acquifera e nei prodotti, quindi anche sulla nostra tavola. Lo sversamento è durato in maniera praticamente ininterrotta dal 1988 al 2005. Nel trattamento dei rifiuti, a detta del pentito, era coinvolta anche un`altra società, la Eco Sud diAversa. Nell`informativa che riassume le indagini del centro Dia di Napoli è citato, quale esempio di smaltimento illegale, il caso dei rifiuti urbani del Consorzio Milano Pulita: «Dal mese di dicembre 2002 al mese di febbraio 2003 l`impianto della Rfg ha "girato" alla cava della Magest circa 6.000 tonnellate di rifiuti urbani provenienti dal Consorzio Milano Pulita (ritirava i rifiuti con formulario ed emetteva documento di trasporto, secondo modalità illecite».
Gli investigatori hanno annotato che il 23 marzo 2003, «alla conclusione di un incontro avvenuto a Licela con Cardiello Luigi e Gattola Toni (altri trasportatori coinvolti nell`inchiesta, ndr), Roma Elio ha dato la disponibilità di far "passare" i rifiuti prò venienti da Milano in cambio dello smaltimento dei rifiuti della Rfg nella cava della Magest». Le attività illecite accertate nel processo celebrato a Santa Maria Capua Vetere e conclusosi con la condanna di Elio Roma (lo smaltimento di 40mila tonnellate di rifiuti) hanno prodotto utili per oltre tre milioni di euro (in tre mesi).
Un giro di affari analogo è stato successivamente accertato tra gennaio del 2004 e novembre del 2005 nell`operazione «Madre terra». In quell`occasione i carabinieri del Noe avevano rilevato che le scorie non finivano in discarica ma nel terreno coltivato, al posto del concime. Meglio, finivano «in numerosi fondi e terreni siti in diversi comuni della Campania cagionando, tra l`altro, a causa dell`imponente quantità di rifiuti smaltiti estremamente inquinanti il terreno e l`ecosistema, un doloso disastro ambientale in un` ampia zona della provincia di Caserta».

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