L'imprenditore di Saviano accusato di monetizzare gli assegni del ras

Le mani dei Casalesi sulle cave di Chiaiano, in 2 alla sbarra

Rito abbreviato per il ras di Casapesenna Pasquale Zagaria e per Mario Polisi di Saviano
LE CONTESTAZIONI
Gli imputati rispondono a vario titolo di estorsione, sequestro di persona e riciclaggio di assegni
30 ottobre 2012 - Manuela Galletta
Fonte: Cronache di Napoli

NAPOLI -1 Casalesi si sarebbero infiltrati nella compravendita della cave di Chiaiano e lo avrebbero fatto per il tramite del ras Pasquale Zagaria: Michelangelo Sposito, proprietario di alcune cave destinate ad essere cedute a "Fibe" negli anni della prima emergenza rifiuti, avrebbe pagato una maxi-tangente alla cosca casertana sulla cessione degli invasi. E` lo scenario accusatorio tratteggiato dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di Pasquale Zagaria (detenuto da tempo nel carcere di Cuneo in regime di 4 Ibis) nell`ambito dell`inchiesta che mesi fa è culminata anche nell`arresto di un imprenditore di Saviano, Mario Polisi. I due hanno deciso di essere giudicati con la modalità del rito abbreviato e dovranno tornare in aula a fine novembre per la requisitoria del pubblico ministero antimafia Catello Maresca (che ha coordinato l`indagine affidata alla Guardia di Finanza). Diverse le accuse contestate: Zagaria risponde di estorsione e di sequestro di persona ai danni di Sposilo, con l`aggravante della matrice camorristica per aver favorito la cosca di appartenenza. Secondo la procura, Zagaria avrebbe fatto sequestrare Sposilo e l`avrebbe fatto condurre al suo cospetto: avrebbe quindi imposto all`imprenditore di versargli un milione e mezzo di euro quale differenziale tra la somma ricavata dall`acquisto delle cave presso alcuni privati e la vendita delle stesse alla Fibe. A svelare il retroscena della compravendita è stato Michelangelo Sposito che, dopo numerosi interrogatori sostenuti nel corso degli anni, ha fatto il nome di Pasquale Zagaria (attualmente detenuto a Cuneo in regime di carcere duro perché sta scontando una condanna a quattro anni e mezzo di reclusione). E sempre Sposito ha ricostruito il giorno del sequestro di persona: erano in corso le trattative per la compravendita delle cave di Chiaiano; mentre si trovava nella zona della discarica, Sposito fu prelevato da due persone a tutt`oggi non identificate che lo costrinsero a salire su un`auto, lo bendarono e lo condussero da Pasquale Zagaria, che lo attendeva in un casolare di campagna seduto a un tavolo su cui era poggiata una pistola. Fu quello il giorno in cui Pasquale Zagaria avrebbe intimato all`imprenditore il pagamento della maxi-tangente.
Mario Pelisi, invece, deve fare i conti con l`accusa di riciclaggio con l`aggravante dell`articolo sette della legge antimafia del 1991 per aver agito al fine di agevolare il clan dei Casalesi: l`uomo avrebbe "monetizzato" gli assegni circolari che il clan si faceva consegnare da imprenditori e commercianti a titolo estorsivo. Ad accusarlo sono stati quattro piccoli imprenditori che avrebbero dovuto cambiare gli assegni circolari provento di estorsione e a loro ceduti da Polisi; contro di lui pure le dichiarazioni dei pentiti Domenico Bidognetti e Antonio Zagaria (solo un omonimo del boss Michele Zagaria).

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