Falsi concimi, ortaggi avvelenati dall`arsenico
Sigilli a un terreno inquinato dopo il racconto dei pentiti Prodotti destinati ai mercati Un terreno agricolo di Trentola Ducenta (Caserta), dove venivano coltivati pomodori, broccoli e frutta, trasformato in discarica di rifiuti industriali altamente tossici, anche provenienti dal Nord, è stato sequestrato ieri mattina dalla Squadra mobile di Caserta. Era nella disponibilità dell`imprenditore Elio Roma, vicino - secondo i pentiti al clan dei Gasatesi. Gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzata per il traffico illecito e disastro ambientale i reati contestati ai due indagati. I rifiuti tossi ci, contenenti arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno e altre sostanze nocive, finivano direttamente nei terreni agricoli. Alcuni contadini, compiacenti, ricevevano in cambio del denaro; ad altri, invece ignari di quanto stava accadendo, veniva riferito che si trattava di concimi e fertilizzanti.
«Signor giudice, che le devo dire: il rifiuto con salmonella e streptococco sicuramente non era ammendante, era un rifiuto, su questo non ci sono dubbi. Poteva essere un ammendante riuscito male, era ancora rifiuto, o un ammendante trattato male, trattato poco ed era ancora rifiuto». Antonio Marino era un impiegato della Rfg, la ditta della famiglia Roma che fino a dieci anni fa trattava - sulla carta - i fanghi dei depuratori da trasformare in compost. È stato imputato nello stesso processo chiuso nel 2006 con la condanna di Elio Roma. A porte chiuse, al giudice Raffaele Piccirillo (oggi gip a Napoli, a quel tempo a Santa Maria Capua Vetere), ammise con disarmante candore che nei terreni dell`agro aversano e dell`area del Falerno finivano veleni di ogni genere. Veleni che lui, addetto ai rapporti con la pubblica amministrazione, definiva banalmente rifiuti. In quel tempo era stata individuata parte dei terreni trattati con concimi forniti dalla Rfg. Terreni agricoli, labase delle coltivazioni ortofrutticole di alta qualità che finiscono sui mercati nazionali e europei, nelle botteghe a chilometro zero e sui banchi della grande distribuzione: nettarine, percoche, pomodori, broccoli di Natale. Ma non erano tutti. Di cimiteri di scorie tossiche, tra le province di Caserta e Napoli, ce ne sono molti altri. L`ultimo è stato scoperto e sequestrato ieri mattina dalla Squadra mobile di Caserta, che ha eseguito un decreto del gip di Napoli che ha sostanzialmente accolto le richieste dei pm antimafia Alessandro Milita e Giovanni Gonzo. È un fondo di Trentola Ducenta, sulla linea di confine con ü Giuglianese. Anche questo era nella disponibilità di Elio Roma e di un tale Nicola Mariniello, indagati per disastro ambientale con l`aggravante del metodo mafioso, per aver agevolato le attività camomstiche del gruppo Bidognettì. L`area è stata individuata grazie alle indicazioni fomite dall`imprenditore ecomafioso, da quattro anni collaboratore di giustizia, Gaetano Vassallo, nonché di altri pentiti: Emilio Di Caterino, Tammaro Diana e Pasquale Di Giovanni. Tutti hanno ricoperto un ruolo, prevalentemente nel segmento del trasporto, nel sistema di smaltimento illegale di rifiuti.
Il terreno sequestrato era, al pari degli altri (l`ultimo era stato individuato sei mesi fa e apparteneva sempre a Marinielo), adibito a coltivazioni agricole sotto serra, soprattutto di pomodori e broccoli, funzionanti fino a ieri. Ma le analisi chimiche e merceologiche hanno evidenziato che era contaminato da arsenico, cadmio, idrocarburipesanti, stagno: residui trovati m percentuali preoccupanti e provenienti, in prevalenza, dai fanghi dei depuratori campani e da industrie del Nord. In tré mesi, da marzo a maggio del 2003, vi sono state sepolte almeno tré tonnellate e mezzo di scorie. Al centro dell`inchiesta c`è sempre l`attività della Rfg, formalmente intestata al figlio di Elio Roma, Francesco. Sulla carta è un impianto di compostaggio, che avrebbe dovuto trattare i fanghi e i rifiuti pericolosi trasformandoli in materiale non dannoso. Nella sentenza del giudice Piccirillo è raccontato, attraverso la voce dei protagonisti, cosa, invece, non veniva fatto: la vagliatura, lo stoccaggio, la depurazione, l`impastamento con materiale inerte. Dunque, hanno sottolineato i pm antimafia nel provvedimento di sequestro eseguito ieri, l`impianto di compostaggio di Trentola Ducenta veniva utilizzato solo «per simulare la lavorazione dei rifiuti pericolosi, formalmente ricevuti, stoccati e sottoposti a trattamento». I rifiuti tossici venivano, doè, trattati solo sulla carta. In realtà finivano direttamente nei terreni indicati da Elio Roma, anche grazie alla collaborazione con il clan dei Casalesi, che per questo compito pretendeva una lauta tangente. Evitando i trattamenti, Roma riusciva a offrire il servizio a prezzi estremamente bassi. Una situazione che, per un lungo periodo, gli ha consentito di avere praticamente il monopolio nello smaltimento dei rifiuti. Come già emerso nelle inchieste precedenti, alcuni contadini erano compiacenti ma soprattutto consapevoli di cosa finiva interrato nei loro fondi agricoli. Invece di comprare rammendante, venivano pagati: anche cinque milioni di lire a carico. Altri, invece, pagavano convinti di acquistare fertilizzanti naturali, e inconsapevolmente contribuivano ad avvelenare i loro terreni.
Incalcolabile il danno prodotto alla salute dei cittadini dalle coltivazioni avvelenate dai metalli pesanti. I conti in tasca agli ecomafiosi li ha fatti, invece, la Coldirettì: tré miliardi di euro. «La scoperta di ieri dimostra che - sottolinea in una nota - siamo di fronte a un salto di qualità nelle attività illegali che lucrano sullo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi provocando danni incalcolabili all`ambiente. Un pericolo che si estende alle campagne mettendo a rischio, con le contaminazioni, l`economia, l`agricoltura, il turismo e soprattutto la salute dei cittadini». Denuncia inoltre Antonio Amato, presidente della commissione regionale sulle Ecomafie: «II sequestro del fondo agricolo di Trentola evidenzia una assurda verità: sullo smaltimento illegale di rifiuti, nel migliore dei casi riescono a interverure, expost, magistratura e forze dell`ordine, a distanza di anni dall`evento delittuoso, quando ormai il disastro ambientale si è già verificato. Ad oggi, invece, le attività di prevenzione e controllo reale sono del tutto inefficaci se non addirittura inesistenti».
Il raccolto
Rifiuti sepolti sotto serre e campi coltivati
I terreni «concimati» con i fanghi tossici sono coltivati con pomodori, broccoli, pesche. I prodotti finiscono nei supermercati e sui banchi della piccola distribuzione sia in Campania, sia in Europa
Il fatturato
Coldiretti: 3 miliardi di euro incassati dalle ecomafie
La denuncia dell`associazione: «L`avvelenamento delle campagne mette a rischio, con le contaminazioni, l`economia, l`agricoltura, il turismo e soprattutto la salute dei cittadini»
La filiera
Prodotti venduti da piccola e grande distribuzione Salute a rischio