Bonifiche flop, stangata da 43 milioni ai politici
La replica L`ex governatore «Abbiamo cercato di risolvere problemi a tanti lavoratori, è una colpa?»
Quarantatre milioni di euro: è il danno erariale che il procuratore della Corte dei conti Pierpaolo Grasso contesta a diciassette persone. Tra loro l`ex ministro Willer Bordon, l`ex sottosegretario Raffaele Morese e l`ex governatore Bassolino.
La vicenda è quella della lacorossi e dei 380 Lsu assunti per provvedere alla «bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale Domizio Flegreo e Aversano». Undid anni dopo non è stato bonificato quasi nulla, i disoccupati sono ancora disoccupati, e sono stati spesi diversi milioni di euro. Gli accertamenti svolti dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli del comandante Nicola Altiero (con il gruppo tutela spesa pubblica giudato dal tenente colonnello Massimo Gallo) nel corso dell`operazione Nimby (acronimo inglese che significa non nel mio giardino) hanno permesso di ricostruire le varie fasi del disastro. Un disastro creato, lo sottolinea Grasso «Perrisolvere nel brevissimo periodo e senza alcuna immediata prospettiva le problematiche occupazionali». Insomma per fare assunzioni. Nel 2000 la Jacorossi stipulava con il ministero per i Beni culturali una convenzione per servizi finalizzati alla tutela del patrimonio culturale da realizzarsi stabilizzando 220 Isu. Nel gennaio del 2001 la società presentava alla Regione un progetto di bonifica. Ma, nonostante i rilievi del ministero dell`Ambiente e dell`Anpa, nello stesso anno il ministero del Lavoro, quello dell`Ambiente, il commissariato per i rifiuti e la Regione stipulavano una convenzione che prevedeva la stabilizzazione di 300 Isu e di 35 interni e affidava i lavori di bo nifica alla Jacorossi. E la corte dei conti nota che l`affidamento avviene senza alcuna gara di evidenza pubblica. II procuratore Grasso scrive nella sua ordinanza: «È possibile individuare la gravita dell`operato delle più alte sfere istituzionali dell`epoca che hanno in maniera assolutamente superficiale, proceduto a portare avanti l`affidamento dell`appalto de quo alla Jacorossi spa in assenza dei benché minimi requisiti sostanziali per tale operazione». Infatti l`azienda non possedeva l`attestazione Soa necessaria per realizzare gli interventi, tanto che ha dovuto fare frequente ricorso a competenze esterne. Secondo la corte dei Conti, del resto, si era arrivati a individuare l`impresa sulla base delle conoscenze del sottosegregario Raffaele Morese.
Il contratto vero e proprio veniva stipulato nell`aprile del 2002 e prevedeva da parte della Regione l`individuazione entro un mese di una cava dove mettere in sicurezza i rifiuti speciali ed entro due mesi d iun`area per lo stoccaggio temporaneo. Clausole che non sono mai state rispettate per l`indisponibilità da parte dei Comuni interessati. Così i lavori non decollavano e nel 2006 la Jacorossi avviava una procedura di mobilità per i dipendenti che nelfrattempo erano diventati 380 e citava in giudizio la Regione. Si arrivava così, nonostante i rilievi dell`Avvocatura, a una transazione con la quale l`azienda si impegnava a revocare i licenziamenti e la Regione concedeva un risarcimento di 21 milioni, dava alla Jacorossi l`incarico di individuare i siti e portava l`appalto a 123 milioni dagli iniziali 117. Ma nel 2008 il commissariato contesta nuove inadempienze alla Jacorossi e si arriva alla richiesta di cassa integrazione per i dipendenti. Ora la Corte dei conti chiede un risarcimento di 21 milioni e 800 milioni per il risarcimento versato a Jacorossi, 18 milioni per i soldi versati alle imprese che hanno svolto realmente i lavori e 4 milioni per la cig ai dipendenti.
«Abbiamo cercato di risolvere con i ministeri competenti, attraverso un risanamento ambientale, un problema che riguardava tanti lavoratori»: è il commento dell`ex governatore Bassolino. Che aggiunge: «Mi sembra difficile ritenere questo una colpa grave di cui l`ex ministro dell` Ambiente, Willer Bordon, l`ex sottosegretario al Lavoro Raffaele Morese, io e altri dovremmo rispondere».