La signora, il prefetto e le istituzioni

20 ottobre 2012 - Fabio Ciaramelli
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Viviamo sicuramente tempi difficffi per le istituzioni: non solo per i politici, che vengono immediatamente percepiti come appartenenti alla casta, ma per tutti coloro che a diverso titolo rappresentano lo Stato. Un piccolo ma significativo esempio di questa difficoltà, e dell`impressione di estrema distanza tra mondi che ormai sembrano avere sensibilità incommensurabili e parlare lingue diverse, è documentato da un breve filmato amatoriale.
Filmato ripreso col telefonino da uno dei partecipanti a una riunione tenutasi il 18 ottobre nella prefettura di Napoli. Nella scena visibile sul sito del Corriere del mezzogiorno, si vede don Maurizio Patriciello, parroco a Caivano, noto come il sacerdote anti roghi tossici, che prende la parola per raccontare la sua battaglia contro il disastro ambientale nella zona a Nord di Napoli. Nel corso del suo intervento, don Patriciello per due o tré volte di seguito parla del prefetto di Caserta, dottoressa Carmela Pagano, presente in sala, omettendone il titolo e definendola semplicemente signora. Si tratta certamente d`un errore, dovuto probabilmente al riflesso condizionato d`una cultura maschilista, che non sfugge al padrone di casa, cioè al prefetto di Napoli Andrea De Martino, il quale fino a quel punto, almeno a giudicare dal filmato, non sembrava particolarmente attento all`intervento del sacerdote. E dunque, a buon diritto il prefetto l`interrompe, per chiedergli chi sia la signora di cui ha parlato a più riprese. Appurato che si tratta del prefetto di Caserta, De Martino gli ingiunge di riferirsi a lei senza più ometterne il titolo. Il parroco minimizza e farfuglia qualche parola a sua discolpa, ma il prefetto non è soddisfatto e rincara la dose, sostenendo che remissione del titolo offende non solo il prefetto di Caserta ma tutti i rappresentanti delle istituzioni presenti in sala. Nel fargli la ramanzina (quella che dalle nostre parti una volta si chiamava «l`imparata di creanza») il prefetto perde le staffe, tanto che sbaglia un congiuntivo, e se ne accorge subito, ma non s`accorge che il pubblico, rumoreggiante e infastidito, non lo segue più.
Un filmato in rete documenta impietosamente che mentre il prefetto visibilmente alterato rivendica maggior rispetto per le istituzioni, il pubblico freme, e una voce di donna, riferendosi al contenuto dell`intervento del parroco anti roghi, controbatte: e dov`è il rispetto per i cittadini? Sfogatosi il prefetto, il parroco ricomincia il suo intervento e il filmato s`interrompe, lasciando allo spettatore la netta sensazione che il piccolo incidente sia la spia d`un vero malessere, dovuto forse a un eccessivo arroccamento delle istituzioni. Altrimenti non ci si spiegherebbe una risposta così sopra le righe, che finisce col perdere il senso delle proporzioni. Molto più grave della mancanza di bon ton istituzionale e senz`altro peggiore del sessismo inconscio del linguaggio di don Patriciello, è il disastro ambientale ch`egli stava denunciando. Riconoscerlo senza esitazioni e opporvisi efficacemente è il solo modo per educare o rieducare i cittadini al rispetto delle istituzioni.

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