«Business della raccolta, Ferraro garante del patto con la `ndrangheta»
Quel giorno, nella riunione ristretta che si tenne nella segreteria politica di via del Redentore, si parlò di Calabria. Se ne parlò con preoccupazione, conl`orecchio alla radio, che aveva appena diffuso la notizia del blitz, e le mani lontane dai telefoni. Precauzione inutile, perché l`ufficio casertano di Nicola Ferraro, potentissimo consigliere regionale e leader provinciale del partito di Mastella, era imbottito di microspie che già da mesi registravano voci, pensieri declamati ad alta voce, piani strategici, manowe per aggirare la legge. Quel giorno, dicevamo, le microspie intercettarono la preoccupazione di Nicola Palma, amministratore unico di Ecocampania, che temeva di essere finito nell`inchiesta reggina sulla cosca Tegano-De Stefano per via dei suoi rapporti con la Ecotherm e dei frequenti contatti telefonici con Angelo Mannucchi, l`ad di quell`azienda. Sconcertante la risposta di Ferraro: «Mannucchi è persona elevata... camorristica».
Quel giorno era il primo marzo 2006. Nicola Ferraro non era stato ancora arrestato, inimmaginabile (a quel tempo) la sua condanna per concorso estemo al clan dei Casalesi. Nulla o quasi si sapeva dei suoi rapporti con imprenditori calabresi collegati alla `ndrangheta. Rapporti d`affari, codificati attraverso l`ati (con Ecotherm) «Città vivibile» e finalizzati al controllo della raccolta dei rifiuti a Reggio Calabria. Ferraro, competitor soccombente dei fratelli Orsi nella scalata al consorzio Ce4, era uno dei due soci privati della municipalizzata reggina, poi battezzata Leonia, che con la Multiservizi è stata causa dello scioglimento del consiglio comunale della più importante città calabrese. Rapporti d`affari ricostruiti nella relazione del prefetto Vittorio Piscitelli dopo sei mesi di accesso al Comune di Reggio; e, in maniera più approfondita, negli atti che hanno consentito al pm antimafia napoletano, Antonello Ardituro, di chiedere e ottenere la condanna di Ferraro a nove anni di reclusione.
Nel fascicolo del processo, che si è chiuso a febbraio, è contenuta la scheda sulla liaison dangereuse tra Ecocampania e i calabresi della cosca Libri-Regano-De Stefano. Per documentare la quale, a riscontro della conversazione intercercettata, il 14 giugno del 2006 era stata anche ordinata la perquisizione degli uffici della società di Nicola Ferraro. Perquisizione ordinata dalla Dda reggina, che aveva anche sequestrato l`azienda. Il carteggio tra le prefetture di Caserta e Reggio Calabria aveva fornito tutti i dettagli. Prima di tutto, sulla Leonia spa, società a partecipazione pubblica costituita nel 2004 tra il Comune di Reggio Calabria, quale maggiore azionista e la società privata denominata Calabria Agenda Ambientale, a sua volta costituita dalle società Ecotherm ed Ecocampania. A settembre del 2005, però, la prefettura di Caserta aveva notificato a Palma, amministratore di Ecocampania, l`informativa antimafia ostativa. In virtù di quell`atto, che inibisce i rapporti con la pubblica amministrazione, ³³ Comune di Reggio Calabria doveva estromettere il socio privato dalla municipalizzata. L`ad di Leonia, invece, aveva risposto che «a seguito dell` aumento di capitale della società Calabria Agenda Ambientale sri deliberato il 29.04.2005, l`Ecocampania non aveva esercitato il proprio diritto di opzione e che, pertanto, la quota societaria posseduta era assolutamente minoritaria ed era pari allo 0,69%». L`informativa allegata agli ani del processo a Nicola Ferraro rileva, però, che «la presenza della società Ecocampania poneva forti dubbi circa la possibilità che la società mista potesse ulteriormente operare».
In realtà, Leonia ha continuato a operare indisturbata fino a pochi giorni fa. Solo giovedì scorso, infatti, con l`arresto di concorso esterno con la `ndrangheta del suo direttore tecnico, Bruno De Caria, delegato di Leonia, è emersa pubblicamente la mafiosità del socio privato del Comune di Reggio Calabria. Si è accertato che Ecotherm ha affidato il servizio di manutenzione degli automezzi destinati alla raccolta differenziata di rifiuti tossici, nocivi, ospedalieri e urbani alla ditta «Fontana Francesco Carmelo». La famiglia Fontana, attraverso la Semac e la «Fontana Francesco» ha continuato negli anni a fornire i suoi servizi; al carburante ha provveduto, fino al 2011, La Italservice, sempre riconducibile ai Fontana. Che sono capicosca del gruppo Imertì-Condello.