Acerra, clamorosa autodenuncia: "Così ho sotterrato l'amianto nei campi"

Salvatore Cannavacciuolo, imprenditore edile nonché pregiudicato, ha confessato spontaneamente ai carabinieri di aver occultato una tonnellata di amianto in un terreno vicino alla Gescal. Gli ambientalisti: "Ma le autorità non si muovono".
31 ottobre 2012

Una vita spesa a cementificare il territorio, a costruire palazzi, tra torbidi rapporti di lavoro e amicizie imbarazzanti. Anni in cui a Salvatore Cannavacciuolo (foto) è anche capitato di essere condannato per una storia di usura ed estorsioni e di mettere a segno altri illeciti. Come quando, nel 2010, l’imprenditore edile ha occultato sotto i terreni di Acerra una tonnellata di amianto.
Poi però è spuntata la più classica delle crisi di coscienza, il rimorso scaturito sempre dallo stesso pensiero: l’aver contribuito all’avvelenamento di una terra già devastata dai veleni e dal cancro. Infine, caso più unico che raro, il pentimento. Proprio così, Salvatore si è autodenunciato. Si è recato nella più vicina stazione dei carabinieri e ha vuotato il sacco, cosa davvero singolare nel criminale ambito del traffico di rifiuti. “Ma sia chiaro – sottolinea Cannavacciuolo, mentre mostra certe e documenti – io non mi pento dell’ambiente che mi sono scelto però mi pento di aver conosciuto persone indegne e provo rimorso per aver sotterrato quell’amianto, perché ne ho abbastanza di vivere in un contesto che ormai non mi appartiene: sono sconfortato, deluso”.
Il costruttore sostiene che il traffico di rifiuti tossici ad Acerra continua come se nulla fosse. Secondo quanto denunciato presso la locale stazione dei carabinieri, Cannavacciulo afferma di aver nascosto una tonnellata di amianto (cento metri quadrati di eternit) sotto la superficie di un terreno che si trova accanto a una fabbrica dismessa in cui una volta si riciclavano i grassi animali. Il posto si trova in via Volturno, alle spalle del rione Gescal. “Mentre stavo realizzando delle opere edili – racconta l’imprenditore - io e il proprietario di questa fabbrica, il cui nome è contenuto nella denuncia, abbiamo deciso insieme di nascondere l’amianto rimosso sotto tre metri di terreno. Mentre scavavo ho trovato una grande vasca sotterranea piena di liquido scuro”.
Intanto è trascorso un po’di tempo ma non è successo nulla. “È rimasto tutto come prima”, lamenta Alessandro Cannavacciuolo (solo omonimo dell’imprenditore edile), giovane volontario delle Guardie Ambientali di Acerra, che ha segnalato questa storia con un esposto spedito alla procura di Nola. C’è però chi, tra le forze dell’ordine, sostiene che l’autodenuncia potrebbe consentire la drastica riduzione di un’eventuale condanna in caso di riconoscimento, da parte della magistratura giudicante, di un “pentimento attivo”. “Non l’ho fatto per lo sconto di pena – replica Salvatore Cannavacciuolo – quando uno fa questo sa a cosa va incontro”.

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