Pecorella: «Dalle inchieste della magistratura evidenziate triangolazioni con impianti del Nord»

Allarme ecomafie: dalla Campania alla Corea per guadagnare il doppio

La relazione La commissione parlamentare avverte: «Gestione illecita dell`immondizia anche nelle discariche autorizzate»
28 settembre 2012 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

Sarà la Puglia il più capiente sversatoio della Campania. Nella Regione di Vendola, infatti, già arriva attualmente attraverso il consorzio Cite la frazione umida tritovagliata nella discarica di Taranto gestita dalla Italcave. Anche altre due imprese che potranno smaltire i rifiuti campani hanno siti in Puglia: la Cisa gestisce il termovalorizzatore di Massafra e insieme al gruppo Marcegaglia deve realizzare la discarica di Grottelline, oggetto di numerose inchieste giudiziarie; la Lineambiente è proprietaria della discarica di Grottaglie.
Eppure anche quella regione ha i suoi problemi, come risulta dalla relazione presentata dalla commissione Ecomafie presieduta dall`onorevole Gaetano Pecorella: «La percentuale di differenziata resta bassissima - spiega l`onorevole Alessandro Bratti che della commissione fa parte - e non solo. Ci sono inchieste giudiziarie che dimostrano una preoccupante triangolazione tra la Campania, gli impianti del nord e quelli pugliesi». Ilriferimento è all`indagine della procura milanese centrata sui rifiuti del sito di Gittoni Valle Piana. Gran parte della monnezza proveniente da questo impianto veniva materialmente trasportata dapprima a Bologna, quindi a Olgiate Olona in provincia di Várese per poi proseguire verso la Puglia dove veniva smaltita nelle discariche Ecolevante e Vergine.
E in Puglia sono arrivati fino a qualche mese fa anche i rifiuti affidati dalla Sapna al consorzio formato da Vincenzo D`Angelo e dalla Profiïåñî al quale è stato affidato il trasporto e lo smaltimento di diecimila tonnellate di frazione umida proveniente dagli stir della provincia di Napoli. Lo stesso consorzio ha smaltito ingenti quantità di spazzatura in Sicilia. La Profiïåñî è una società campana che vede in posizione preminente la famiglia Chitis. Vincenzo D`Angelo, invece, nel 2011 è stato condannato a sette mesi di reclusione con la condizionale per «aver gestito rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, in assenza di autorizzazioni». Successivamente è stato coinvolto nell`inchiesta «Gold Plastic». Gli è stato contestato il reato di traffico illecito di rifiuti. L`accusa: in concorso con altri avrebbe esportato e venduto in Corea, attraverso container partiti da diversi porti italiani, pneumatici fuori uso. Secondo la documentazione doganale i materiali avrebbero dovuto finire nell`impianto di recupero Jwasan (Corea del Sud), ma di fatto sono stati bruciati in un cementificio coreano. Il traffico di rifiuti verso il lontano oriente è, d`altra parte, abbastanza diffuso e ha come terminali anche i porti pugliesi: in molti casi gomma e pneumatici diventano materia prima per pannolini e giocattoli poi reintrodotti illegalmente in Italia.
Tutte vicende che hanno preoccupato non poco la commissione ecomafie che nella relazione finale firmata dal presidente Pecorella e dal vicepresidente Vincenzo De Luca, scrivono: «II fenomeno della criminalità organizzata in relazione allo smaltimento dei rifiuti in Puglia risulta evidente dal fatto che in questo territorio vengano trasferiti in modo illecito ed organizzato i rifiuti provenienti dalla regione Campania, ed a mezzo di organizzazioni criminali radicate in quel territorio». Secondo i parlamentari destano preoccupazione non solo le discariche abusive che pure esistono sul territo rio, ma anche quelle regolarmente autorizzate. Si legge, infatti nella relazione: «Visono associazioni criminali che fanno da sponda alla camorra, ne consentono l`espansione sul territorio pugliese che, per le sue caratteristiche geomorfologiche, si presta al traffico illecito di rifiuti così come per anni effettuato dalle associazioni camorristiche campane in Campania attraverso tombamenti o interramenti in cave abbandonate o dismesse e spargimento sui terreni di rifiuti anche pericolosi»

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