Inceneritori? No, grazie Ecco come la differenziata può produrre ricchezza
15 giugno 2008 - Patrizia Capua
Fonte: Repubblica Napoli
A Vedelago, nel ricco Nord Est, alle porte di Treviso, una intraprendente signora ha inventato il sistema anti-inceneritori. Carla Poli è una "guru" del recupero all´ennesima potenza. Nel suo "Centro riciclo Vedelago", sulla base di una perfetta raccolta differenziata, recupera e ricicla fino a trasformare i rifiuti in "oro". Proprio quello che non si riesce a fare qui. Continua l´inchiesta di Repubblica sulle tecnologie alternative per lo smaltimento dei rifiuti.
A Vedelago dunque, nel ricco Nord Est, 16 mila abitanti in provincia di Treviso, c´è una tenacissima signora che ha inventato e messo a punto il sistema alternativo agli inceneritori. La "guru" del recupero all´ennesima potenza, si chiama Carla Poli, titolare con il figlio, del "Centro riciclo Vedelago". Quella che, di questi tempi, può definirsi un´azienda modello. Poli è una persona che «odia gli sprechi» e sulla base di una perfetta raccolta differenziata, recupera e ricicla fino a trasformare i rifiuti in oro.
«Smaltiamo 100 tonnellate al giorno per 30 milioni di tonnellate all´anno» racconta l´imprenditrice. «Siamo partiti da lontano, studia e studia, e nel 1986 ecco il primo impianto di recupero di inerti. Ora lavoriamo per un milione e 100 mila abitanti delle province di Belluno, Vicenza e parte dell´Emilia». La Poli è sbarcata a Napoli nel gennaio scorso, nei giorni infuocati della protesta contro la discarica, si è fatta un giro a Pianura. Tornerà a Napoli domani a Città della Scienza, invitata dall´assessorato all´Ambiente della Provincia per discutere di possibili soluzioni per la città. Ci sarà anche Rossano Nicolini, toscano di Capannori, in provincia di Lucca, portavoce di Ambiente Futuro-Rete nazionale rifiuti zero.
Il meccanismo che presiede il sistema di Vedelago, funziona come un orologio svizzero. «Il nostro primo impianto, con 58 addetti, per la sola selezione dei rifiuti costò 5 milioni di euro di investimento, manco un euro di contributo pubblico», racconta Carla Poli. «Un sistema fatto di nastri, presse, non ci vogliono anni a realizzarlo. Ce lo siamo costruito noi ed è funzionale. È un´attività redditizia, specialmente ora che viene molto richiesta la materia prima. Noi facciamo una selezione, mista, meccanica, manuale, con un processo di estrusione: il materiale "separato" entra in macchina, per sfregamento diventa un specie di budino freddo, a 180 gradi si sterilizza, si solidifica, si raffredda e si granula». Il risultato è destinato all´edilizia o allo stampaggio: sedie, fioriere, panchine. Gli avanzi, il due per cento, sono pezzettini di vetro piccolissimi, cocciame di vetro. Il vetro è sabbia, silice, riscaldandolo e mettendolo negli stampi, si ricicla e ridiventa bottiglia».
Poli è andata a Pianura: «Ho portato la nostra esperienza - ricorda - ho spiegato cosa facciamo, i cittadini erano molto attenti, nessuno gli aveva mai spiegato questo modello di differenziata. Mi meraviglio molto. Per Napoli sarei contraria a un mega impianto di riciclo. Ce ne vogliono almeno quattro nei punti strategici. Noi lavoriamo rifiuti urbani prodotti da utenze domestiche, commerciali, artigianali e di servizio conferite dai Comuni». L´impianto consente la separazione meccanica della miscela di rifiuti multimateriale. La frazione plastica viene ulteriormente selezionata per tipologia e per colore. Sulla piattaforma di preselezione manuale, il materiale viene depurato delle frazioni non conformi alle specifiche richieste (scarpe vecchie, giocattoli e altro) che vengono depositate nel cassone dello scarto. Dal materiale rimasto sul nastro, una elettrocalamita preleva tutto ciò che è ferroso e lo invia al cassone di raccolta sottostante, così per l´alluminio, il vetro, la plastica, ogni materiale inviato al proprio contenitore.
Segue la fase di pressatura per la riduzione in balle delle varie tipologie di plastica. Un muletto provvede al trasporto delle balle in uscita dalla pressa alla zona di stoccaggio da dove vengono caricate sui mezzi in uscita. Vetro, ferrosi e alluminio selezionati, quando i cassoni sono pieni, vengono trasferiti nelle proprie aree esterne di stoccaggio. Lo scarto viene trasferito all´impianto interno di produzione cdr.
«A me non piacciono gli sprechi», ribadisce Carla Poli, «tutto quello che si può recuperare si deve recuperare. Abbiamo trovato una gamma di utilizzo di materiali enorme. Il costo della discarica è alto. Il dissociatore molecolare? Non ce n´è uno da vedere in Italia, invece da noi si vede tutto, si può toccare con mano. Il risparmio è un bene per tutti, bisogna rendere al massimo lo sforzo». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i cittadini di Vedelago sono quelli che pagano meno tasse sullo smaltimento. «Inceneritori? No. Questi impianti sono in dismissione anche in Germania».
Ora Poli torna a Napoli, invitata dalla Provincia. «Vedremo cosa nasce da questa conferenza. Si studierà», riflette l´imprenditrice, «lì ci vuole prima di tutto la volontà politica».
Intanto la "missione rifiuti" guidata da Rossano Ercolini, in giro per il mondo in cerca di sistemi ecocompatibili, (e di cui "Repubblica" si è occupata nella prima puntata dell´inchiesta), ha incontrato in Islanda, a Husavik, un serio imprevisto. Il dissociatore molecolare da 20 tonnellate al giorno sui rifiuti "tal quale", era fermo, «nella sala di ricezione c´erano carcasse di animali, copertoni, una puzza di bruciato indescrivibile» racconta Nicolini. La commissione di cui fa parte «ha avuto un´impressione negativa», spiega. Quella islandese è stata una delle prime tappe di un viaggio: «Visiteremo i siti dove operano le cosiddette "migliori pratiche in corso"». Un esempio di "gestione democratica del problema rifiuti". A Peccioli, in Toscana, dove si vuole produrre energia dai rifiuti sperimentando un dissociatore dell´Energo, Renzo Macelloni, presidente della società Belvedere, che gestisce la discarica, dice: «Trattiamo 1200-1300 tonnellate di rifiuti al giorno, se non ci fossimo stati noi, la regione sarebbe in ginocchio. Nel 1990 da qui si andava a sversare in Campania. Non riesco a capire come laggiù gli amministratori non siano curiosi di capire se ci sono sistemi alternativi per risolvere i problemi. C´è una sorta di "apatia amministrativa"».
«Smaltiamo 100 tonnellate al giorno per 30 milioni di tonnellate all´anno» racconta l´imprenditrice. «Siamo partiti da lontano, studia e studia, e nel 1986 ecco il primo impianto di recupero di inerti. Ora lavoriamo per un milione e 100 mila abitanti delle province di Belluno, Vicenza e parte dell´Emilia». La Poli è sbarcata a Napoli nel gennaio scorso, nei giorni infuocati della protesta contro la discarica, si è fatta un giro a Pianura. Tornerà a Napoli domani a Città della Scienza, invitata dall´assessorato all´Ambiente della Provincia per discutere di possibili soluzioni per la città. Ci sarà anche Rossano Nicolini, toscano di Capannori, in provincia di Lucca, portavoce di Ambiente Futuro-Rete nazionale rifiuti zero.
Il meccanismo che presiede il sistema di Vedelago, funziona come un orologio svizzero. «Il nostro primo impianto, con 58 addetti, per la sola selezione dei rifiuti costò 5 milioni di euro di investimento, manco un euro di contributo pubblico», racconta Carla Poli. «Un sistema fatto di nastri, presse, non ci vogliono anni a realizzarlo. Ce lo siamo costruito noi ed è funzionale. È un´attività redditizia, specialmente ora che viene molto richiesta la materia prima. Noi facciamo una selezione, mista, meccanica, manuale, con un processo di estrusione: il materiale "separato" entra in macchina, per sfregamento diventa un specie di budino freddo, a 180 gradi si sterilizza, si solidifica, si raffredda e si granula». Il risultato è destinato all´edilizia o allo stampaggio: sedie, fioriere, panchine. Gli avanzi, il due per cento, sono pezzettini di vetro piccolissimi, cocciame di vetro. Il vetro è sabbia, silice, riscaldandolo e mettendolo negli stampi, si ricicla e ridiventa bottiglia».
Poli è andata a Pianura: «Ho portato la nostra esperienza - ricorda - ho spiegato cosa facciamo, i cittadini erano molto attenti, nessuno gli aveva mai spiegato questo modello di differenziata. Mi meraviglio molto. Per Napoli sarei contraria a un mega impianto di riciclo. Ce ne vogliono almeno quattro nei punti strategici. Noi lavoriamo rifiuti urbani prodotti da utenze domestiche, commerciali, artigianali e di servizio conferite dai Comuni». L´impianto consente la separazione meccanica della miscela di rifiuti multimateriale. La frazione plastica viene ulteriormente selezionata per tipologia e per colore. Sulla piattaforma di preselezione manuale, il materiale viene depurato delle frazioni non conformi alle specifiche richieste (scarpe vecchie, giocattoli e altro) che vengono depositate nel cassone dello scarto. Dal materiale rimasto sul nastro, una elettrocalamita preleva tutto ciò che è ferroso e lo invia al cassone di raccolta sottostante, così per l´alluminio, il vetro, la plastica, ogni materiale inviato al proprio contenitore.
Segue la fase di pressatura per la riduzione in balle delle varie tipologie di plastica. Un muletto provvede al trasporto delle balle in uscita dalla pressa alla zona di stoccaggio da dove vengono caricate sui mezzi in uscita. Vetro, ferrosi e alluminio selezionati, quando i cassoni sono pieni, vengono trasferiti nelle proprie aree esterne di stoccaggio. Lo scarto viene trasferito all´impianto interno di produzione cdr.
«A me non piacciono gli sprechi», ribadisce Carla Poli, «tutto quello che si può recuperare si deve recuperare. Abbiamo trovato una gamma di utilizzo di materiali enorme. Il costo della discarica è alto. Il dissociatore molecolare? Non ce n´è uno da vedere in Italia, invece da noi si vede tutto, si può toccare con mano. Il risparmio è un bene per tutti, bisogna rendere al massimo lo sforzo». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i cittadini di Vedelago sono quelli che pagano meno tasse sullo smaltimento. «Inceneritori? No. Questi impianti sono in dismissione anche in Germania».
Ora Poli torna a Napoli, invitata dalla Provincia. «Vedremo cosa nasce da questa conferenza. Si studierà», riflette l´imprenditrice, «lì ci vuole prima di tutto la volontà politica».
Intanto la "missione rifiuti" guidata da Rossano Ercolini, in giro per il mondo in cerca di sistemi ecocompatibili, (e di cui "Repubblica" si è occupata nella prima puntata dell´inchiesta), ha incontrato in Islanda, a Husavik, un serio imprevisto. Il dissociatore molecolare da 20 tonnellate al giorno sui rifiuti "tal quale", era fermo, «nella sala di ricezione c´erano carcasse di animali, copertoni, una puzza di bruciato indescrivibile» racconta Nicolini. La commissione di cui fa parte «ha avuto un´impressione negativa», spiega. Quella islandese è stata una delle prime tappe di un viaggio: «Visiteremo i siti dove operano le cosiddette "migliori pratiche in corso"». Un esempio di "gestione democratica del problema rifiuti". A Peccioli, in Toscana, dove si vuole produrre energia dai rifiuti sperimentando un dissociatore dell´Energo, Renzo Macelloni, presidente della società Belvedere, che gestisce la discarica, dice: «Trattiamo 1200-1300 tonnellate di rifiuti al giorno, se non ci fossimo stati noi, la regione sarebbe in ginocchio. Nel 1990 da qui si andava a sversare in Campania. Non riesco a capire come laggiù gli amministratori non siano curiosi di capire se ci sono sistemi alternativi per risolvere i problemi. C´è una sorta di "apatia amministrativa"».