"Parma non ci dà i suoi rifiuti? Li prendiamo dal resto d`Italia"
Ripartito Beppe Grillo, la battaglia sull`inceneritore di Parma prosegue a bassa intensità tra Comune (unico capoluogo governato dal Movimento 5 Stelle) e Iren (società per azioni nata dall`aggregazione delle municipalizzate, controllata dai Comuni di Torino e Genova, di cui Parma possiede il 6,6%).
Iren, che raccoglie e smaltisce i rifiuti della provincia, attende la prossima mossa dell`azionista-awersario e si sente «blindata»: il termovalorizzatore è previsto nel piano provinciale dei rifiuti (voluto anche da Parma) e non ha alternative. I lavori sono quasi conclusi: messa in moto delle macchine in un paio di settimane, accensione entro fine anno (ballano decine di milioni di incentivi pubblici) e immondizia bruciata all`inizio del prossimo. Il Comune cerca di «affamare il mostro!», come proclama il blog di Grillo. Nell`immediato, dopo che il gip ha negato il sequestro del cantiere e la Procura pare orientata a non insistere, i margini di manovra sono scarsi. Al di là dei proclami, la giunta grillina ha finora evitato provvedimenti choc (c`è già una richiesta di 28 milioni di danni per un fermo lavori della vecchia giunta Pdl bocciato dal Òàã). «Faremo di tutto, nel rispetto delle leggi», spiega l`assessore all`Ambiente Gabriele Folli.
Restano tré armi. La prima è dar battaglia sulla revisione dell`autorizzazione ambientale, «necessaria per le modifiche tra progetto definitivo approvato anni fa ed esecutivo realizzato». La seconda è il collaudo: se ne oc cupa la Provincia (guidata dal Pd Vincenzo Bernazzoli, candidato sindaco sconfitto a Parma, paladino dell`inceneritore) ma «potrebbe durare due anni e mezzo come a Modena», è stato detto nella manifestazione di sabato. La terza è «un controllo rigoroso» sul cantiere. Iren, pur convinta di essere in regola, teme ricorsi in successione e valanghe di esposti in Procura. Fonti societarie spiegano che nella prima fase, quando un termovalorizzatore viene tarato poco per volta, le emissioni nocive possono superare i limiti. Tutti gli enti possono sempre chiedere controlli, fino allo lo spegnimento dell`impianto con danni inevitabili per il gestore.
Cosi i grillini potrebbero guadagnare tempo in attesa di concretizzare la «fase due». Il post sul sito di Grillo parla chiaro: «sconfiggere l`inceneritore mettendolo "a dieta"». Tradotto: anche se lo accendono, faremo mancare il carburante. Qui la faccenda si complica ulteriormente. Mandare i rifiuti altrove, magari all`estero? Soluzione suggestiva ma richiede un`improbabile autorizzazione speciale della Provincia. Altri impianti «a freddo»? Certo, ma servono anni. Il Comune punta invece su una «dieta» a lungo termine:
revisione del piano rifiuti (capovolgendo la centralità dell`inceneritore), risoluzione del rapporto con Iren (il Comune sostiene che l`appalto scade il prossimo 3 ottobre e non nel 2014, ma la tesi è discussa), nuovo appalto per ridurre i ridurre i rifiuti da smaltire. Obiettivo rendere il forno antieconomico. Ma la strada è lunga e impervia. Parma non può decidere da sola, deve confrontarsi con altri Comuni, Provincia e Regione. Inoltre Iren è agguerrita nel difendere un`aspettativa di redditività ventennale del termovalorizzatore (130 mila tonnellate l`anno di rifiuti a 168 euro a tonnellata per rientrare di un investimento di 192 milioni, in parte prestiti bancari). La società ritiene, a prezzo di penali milionarie, di poter obbligare tutta la provincia ad alimentare l`inceneritore: «Ci sono obblighi contrattuali che faremo rispettare». Il punto è controverso: esiste davvero una clausola esplicita? L`architettura finanziaria è precaria: la tariffa di smaltimento non è ancora ufficialmente stabilita. Altri argomenti di Iren: il blocco degli investimenti per fornire acqua calda a 35 mila parmigiani e i 20 milioni di compensazioni ambientali già spesi (e da restituire con le tariffe).
In ogni caso, Iren assicura che «il forno non resterà vuoto», accettando rifiuti da tutta Italia. Ciò metterebbe la giunta grillina nell`imbarazzo di accogliere a Parma i rifiuti di Palermo o Napoli, pur di non bruciare quelli di Parma. Ma anche questa strada è accidentata: richiede una deroga al piano rifiuti, non è nella disponibilità di Iren. Inoltre è vero che «altrove, ad esempio a Brescia, è routine», ma a tariffe più competitive.
In attesa delle prossime mosse, entrambi i giocatori alzano la posta e sembrano avere tra le mani diversi assi da calare sul tavolo. Ma non è detto che non siano di un colore solo.