Dopo Berlusconi valzer di promesse e impegni disattesi
Due in attività attualmente (Savignano e San Tarnmaro)
Si attendono dissequestri aChiaianoe Sant`Arcangelo Trimonte. In ritardo l`apertura di quella nuova a Paenzano
NAPOLI, prefettura, fine maggio 2008. Berlusconi è da pochi giorni di nuovo a Palazzo Chigi, trascina tutto il governo a Napoli. Sfilata di auto blu, anche di pulmini che portano in giro i ministri e le loro corti. Stampa di tutto il mondoinattesadellasvoltasui rifiuti. Viene fuori una notizia: la Campania avrà un quarto termovalorizzatore, proprio a Napoli. Un quarto?A oltre quattro anni di distanza, i cittadini fanno fatica anche a ricordarsi che ce n`erano tré prima. Acerra poi paru, ma di Santa Maria la Fossa si è persa traccia, e quello di Salerno deve ancora aprire i battentiperché «la stipula del contratto ha subito alcuni ritardi». Tutto ciò per non parlare del quinto termovalorizzatore che Berlusconi arò fuori dal suo doppiopetto qualche mese più tardi. Si trovò subito contro il "suo" sindaco di Giugliano, che gli aveva chiesto un`altra cosa. Oggi l`evoluzione della specie l`ha tramutato in unipotetico termovalorizzatoreperil trattamento delle micidiali ecoballe. C`è un commissario, uno dei tanti, si chiama Alberto Carotenuto, la tempistica dice apertura nel 2016, ma l`iter è ancora fermo alla "caratterizzazione" dei materiali e alla conseguente scelta delle migliori tecnologie.
Quello dei termovalorizzatori è l`esempio principe di come da anni tutto ciò che ruota intomo ai rifiuti sembra tessuto al famoso telaio di Penelope. L`ingranaggio stritola governo ed enti locali, allora come oggi. Ne fa fede il sospiro da Sisifo col quale il ministro Corrado Clini è venuto più volte a Napoli ad affermare la necessità dei termovalorizzatori, senza riuscire a vedere neanche l`abbozzo di una ciminiera. Mentre il presidente della Regione Stefano Caldoro macera il suo personale calendario: di tré anni per costruire i termovalorizzatori iniziò a parlare a fine 2010, due di quegli anni sono già passati invano. Ma non è solo materia di inceneritori. «Si apriranno tutte le discariche che servono», proclamava a sua volta Guido Bertolaso sempre in quel preistorico 2008. Quattro anni dopo il bilancio è cheuncommissario,Annunziato Vardè, «ha avviato una approfondita attività di monitoraggio delle cave chiuse», poi si è fatto un accordo con i Comuni dell`area nolana, un sito è stato identificato, Vardè però si è dimesso, il suo sostituto ora esamina le sue scelte sui siti, «sempre che risultino concretamente idonei a conclusione delle espletande verifiche». Intanto a Paenzano 2 è ancora in corso la procedura di autorizzazione ambientale, i cui tempi si stanno «dilatando» dato che il sito fu già sede in passato di una discarica. Se la politica adottasse come criterio di valutazione la scala Kelvin della fisica saremmo vicini allo zero assoluto. Conbuona pace del presidente della Provincia Luigi Cesaro, che ancora a gennaio affermava perentorio:
«L`accordo con i sindaci del nolano verrà pienamente rispettato». Alcune scelte sono finite nel dimenticaio, forse anche "pour cause". L`inceneritore di Napoli Est, accettato dal sindaco lervolino, è stato programmaticamente rifiutato dal suo successore de Magistris sulla base di un ragionamento strategico: puntare forte sulla differenziata e su altre strategie di riduzione della produzione di rifiuti rende inutili altri bruciatori. Sull`altro piatto della bilancia c`era però il compostaggio. «Faremo un impianto in pochi mesi — diceva il vicesindaco Tommaso Sodano a giugno 2011 — quello di Caivano è praticamente già pronto». Flashforward ai giorni nostri: Caivano è un ricordo, ora si parla di compostaggio o biodigestori, a Scampia, a Napoli Est oppure a Bagnoli, ma la decisione è ferma anche perché incombe la riforma della città metropolitana e bisognerà dunque vedere bene che fine faranno le duesocietà,Aslae Sapna, chi in definitiva dovrà occuparsi dalla vicenda. Forse asopravvivere ancora per qualche tempo sarà l`unica soluzione mai prevista in nessun decreto, i viaggi della speranza verso l`Olanda e paesi contermini. È fuori tempo anche il "porta a porta" in città. I fondi so- no arrivati inritardo, mal`obiettivo iniziale era i 500 mila napoletani raggiunti dal servizio entro il 2011, a settembre de Magistris si attestò su 325 mila entro dicembre, e la fotografia mandata ora a Bruxelles parla di 250 mila utenze fin qui servite più 170 mila entro il 2012 e altre l77mila entro il 2013.
Molte di queste questioni riguardano soluzioni contìngenti, non legate alla messa a regime della pianificazione. Ma è proprio sulla fase transitoria che la Uè chiede programmi precisi. Da domani Potocnik e i suoi collaboratori dovranno decidere se fidarsi ancora del fatto che, ad esempio, Vardè si è dimesso. Oppure degli impegni assunti da strutture che finora hanno prodotto poco, e sono anche a rischio. La Provincia, ad esempio: ha aiutato il Comune nella vicenda del trasfe rimento dei rifiuti, ma nel frattempo si è sovrapposta ai Comuni, provocando anche l`aumento dei costì via Sapna, grazie alla sciagurata legge sulla provincializzazione che peraltro ora Caldoro ha annunciato di voler riscrivere. Si sentiranno sicuri di tutto ciò gli uffici di Bruxelles?