La nipote del proprietario: anche mio marito è morto di tumore Il pm acquisisce le cartelle cliniche dei residenti di Contrada Pisani

«A Pianura siamo vittime della discarica di famiglia»

Anche la famiglia dei proprietari dell'impianto è stata falcidiata da tumori e malattie genetiche
14 giugno 2008 - Stefano Piedimonte
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Margherita Di Francia vive ai Pisani: casa sua sta a pochi passi dalla discarica di Pianura. Suo padre Giorgio era il fratello di Salvatore, proprietario della discarica insieme insieme ai La Marca. Margherita farà 73 anni ad agosto, suo padre non c'è più da tempo.
Non c'è più neanche suo marito Giovanni: è morto nel 2003, con un tumore che avvolgeva pancreas e fegato. Un anno e mezzo con l'inferno dentro, tre cicli di chemio, e poi il buio.
Margherita tiene strette le cartelle cliniche del marito. La Procura, racconta, è andata a chiedergliele due mesi fa. Lei però non capiva cosa volessero farci con quei documenti, e infatti stanno ancora lì, a casa sua. Poi le abbiamo fatto leggere il Corriere del Mezzogiorno
di ieri: «Tumori a Pianura. Vicino alla discarica sessanta casi sospetti. I Nas acquisiscono le cartelle cliniche». Ora è tutto chiaro: sua figlia Tina si prenderà l'incomodo di portare il fascicolone del Secondo Policlinico ai magistrati.
Tina Spavone è sposata con Giorgio, figlio di Margherita, che porta lo stesso nome del nonno. Vive nella tenuta insieme alla suocera, al marito, e alla figlia 14enne che soffre di allergia da sempre, e non si sa perché. Nel settembre scorso, Tina ha scoperto di avere un mioma all'utero: un intervento di asportazione ed è passato tutto. «Ho fatto richiesta per avere le cartelle cliniche — spiega — così se me le chiedono, posso dargliele in un attimo». La memoria storica ha 73 anni, si chiama Margherita Di Francia, e alle sue spalle si inerpicano le viti su per la collina. Abita ai Pisani da prima che costruissero la discarica e allora, racconta, «queste malattie non le conoscevamo proprio». Poi è arrivata la discarica, proprietà di Di Francia Salvatore, suo zio.
Lei, la vedova, vorrebbe che gliela togliessero davanti quella discarica di famiglia, «o che almeno guardassero cosa hanno scaricato lì sotto». Vorrebbe dire, vorrebbe fare, ma può solo vivere, ed è già fortunata. «Ora non possiamo neanche più protestare, perché sennò ci arrestano ». Trenta tumori hanno abbattuto trenta persone tra parenti e amici, e non è finita ancora. «Nascono bambini con malformazioni — dice un'altra residente della contrada — Anni fa c'erano i maiali che mangiavano sulla discarica. E poi quegli stessi maiali ce li mangiavamo noi, con tutto il veleno che avevano inghiottito».
Lecita la domanda: vi siete accorti solo a gennaio scorso dei veleni che venivano a sversare qui? Solo quando De Gennaro ha deciso di fare una nuova discarica a norma? «Macché — risponde la donna —. Noi lo sappiamo da sempre, e l'abbiamo sempre denunciato. Però c'erano anche tanti contadini e proprietari che stavano zitti, perché gli conveniva così. Quelli venivano qui coi camion, "ungevano" tutti, buttavano giù chissà cosa e andavano via. C'è gente che s'è fatta una fortuna coi soldi dei camionisti. Andate a parlare con loro, capirete subito di chi si tratta: hanno la bocca cucita, non dicono niente».
La gente di contrada Spadari, che sta poche centinaia di metri più giù, giura che la notte i camion continuano a sversare. «C'è un continuo viavai notturno. I camion vengono a sversare ogni genere di rifiuti, ma nessuno sa con precisione di cosa si tratti. Quando usciamo la mattina, in strada c'è solo una cenere densa che si taglia col coltello. Cenere e puzza, una puzza nauseante. Appiccano roghi, danno tutto alle fiamme. Così nessuno può sapere quali schifezze vengono a gettare.
Per tentare di fare chiarezza il pm Stefania Buda chiederà a molti degli abitanti di Contrada Pisani di sottoporsi ad analisi. Per ora c'è la relazione del perito che accusa: 60 linfomi di Hodgkin accanto alla discarica. Una percentuale più che sospetta.

 

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