I precedenti A Giugiiano e a Capua distrutti altri due impianti ingenti i danni al territorio e salute ad alto rischio I pericoli I depositi realizzati durante l`emergenza nel mirino delle ditte gestite dai criminali

Il nuovo business dell`ecomafia: smaltire l`immondizia bruciata

L`obiettivo: rendere necessari i programmi di bonifica dei siti per impossessarsi dei soldi
21 agosto 2012 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Il fuoco come bacchetta magica per distruggere i rifiuti senza mettere mano alla tasca. Le fiamme per cancellare in una notte tredici anni di sprechi e di inerzia. E la diossina in dosi massicce per continuare ad avvelenare gli abitanti di zone già devastate dalla peste. È un gioco da ragazzi, è l`ultima frontiera di una strategia mafiosa - già sperimentata con successo nel corso degli anni su frazioni più piccole di territorio ma comunque di importanza strategica, come Maruzzella e Parco Saurino, nel sistema emergenziale di smaltimento - che punta a far sparire l`immondizia stoccata tra Napoli e Caserta a costo zero.
Finiti i soldi dell`emergenza, chiusi i rubinetti del Consorzio unico, non essendoci più risorse economiche da sfruttare, ecco che le chance arrivano dai progetti di bonifica: delle discariche ma anche dei terreni bruciati nelle ultime ore, che andranno ripuliti e messi in sicurezza. Lavori da finanziare e da affidare, sui quali la camorra ha già messo un`ipoteca attraverso le sue ditte, stabilmente impegnate nei lavori di movimento terra (nelle discariche) e di trasporto.
Il rogo di Acerra è solo l`ultimo episodio. Un assaggio del progetto c`era stato alla metà di aprile a Bellona, comune alle porte di Capua, quando erano andati afuoco i rifiuti stoccati nell`impianto Ilside. Due mesi dopo era stata la volta di Resit, a Giugliano: cava sequestrata a Cipriano Chianese, l`avvocato di Parete che inventò le ecomafie e che è stato il fulcro attorno al quale hanno ruotato tutti i progetti di camorra in materia di raccolta e smaltimento di rifiuti urbani e industriali. Infine Acerta, con la paura che la storia possa ripetersi ancora: tra Giugliano e Villa Literno, dove sono stoccati tré milioni di ecoballe. Se prendessero fuoco, il danno per l'ambiente sarebbe incalcolabile.
Eppure solo il sito più grande, quello di Taverna del Re, è controllato da un istituto di vigilanza, L`altro, quello confinante di Masseria del Re, è abbandonato a se stesso e accessibile a chiunque.
È questa analisi che ieri ha indotto il ministro Cortado Clini alanciare l`allarme. Ed è solo la premessa del report di Dia e carabinieri, che da tempo stanno indagando sull`affare delle bonifiche sulle quali hanno già messo le mani i Casalesi e il clan Maliardo. Nell`ultima relazione semestrale la Dia aveva denunciato, infatti, che «la camorra continua ad ostacolare la raccolta dei rifiuti e che si insinuata con le proprie proiezioni imprenditoriali nei meccanismi istituzionali preposti alla risoluzione del problema». Paradigmática la vicenda della discarica di Chiaiano, la cui bonifica era stata «contrattualmente prevista e presuntivamente eseguita nel 2008 da due imprese, poi risultate in rapporti d`affari con il clan Maliardo di Giugliano e con il gruppo Zagaria appartenente al clan dei Casalesi».
Una delle due imprese è quella che fa capo a Giuseppe Carandente Tartaglia e che gestisce il trasporto dei rifiuti - anche quelli stoccati ad Acerra - attraverso il consorzio Cgte, sede legale a Caserta e diramazioni in tutta la Campania. Le ceneri del termovalorizzatore sono invece affidate ai tir del gruppo Ventrone-Caturano, pure sfiorato da altre indagini della Dda di Napoli. La proprietà del Cgte è costituita da quattro imprese: Ecosistem 2001, Educar di Franco Carandente Tartaglia &C., Educar e Cete, che a sua volta raccoglie una trentina di ditte, buona parte delle quali inserite nella black list della Procura antimafia. Dell`elenco fa parte la Over Line, impresa da dodici milioni di euro sequestrata un mese fa, che appartiene ai fratelli Paolo, Raffaele e Antonio Fontana, uomini di Casapesenna legati a filo doppio alla famiglia Zagaria. La ditta si era aggiudicata l`appalto per la rimozione dei rifiuti del cimitero di San Cipriano d`Aversa pur non essendo in regola con la certificazione anti mafia.
Il nome dell`azienda compare anche neU`inchiesta che un anno fa portò alla scoperta dello sversamento illegale in una cava dismessa di Cerignola. In quell`occasione i carabinieri del Noe avevano sequestrato la Ecologia Euroambiente, la Ruotolo Andrea snc ma anche la Gruppo Fontana sri e la «sorella» Over Line. La ditta Fontana, priva del nulla osta antimafia, nel 2008 era entrata nel Consorzio Universal 2, che operava con la missione tecnico-operativa di Guido Bertolaso. E vi era rimasta per oltre un anno, indisturbata.

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