Ecco le alternative a discariche e inceneritori
14 giugno 2008 - Patrizia Capua
Fonte: Repubblica Napoli
Funziona un po´ come uno spremiagrumi, estrae il succo e lascia la buccia (calcio, silicio), polvere che diventa materiale per l´edilizia. Tutto ciò che non si è trasformato in gas, anzi Syngas. Tecnologia semplicissima, forse troppo. Al punto che il progetto del Comune di Procida di installare un dissociatore molecolare nel capannone del cantiere nautico Scotti, sul molo di Marina Grande, è rimasto lettera morta.
Il Commissariato straordinario per l´emergenza rifiuti, nella Napoli che affoga nell´immondizia, per ora ha puntato tutto sugli inceneritori, colossi che bruciano a 1200 gradi e sputano fumi che fanno paura. Quello di Acerra e uno da costruire in città.
Di dissociatori molecolari, tecnologia alternativa per il recupero energetico dallo smaltimento dei rifiuti, non c´è n´è ancora uno in Italia. Eppure se ne parla come un sistema rivoluzionario. Ne sa qualcosa Alberto Zucchelli, ingegnere, vice presidente dell´Energo, che due anni fa l´ha importata dagli Usa, dall´azienda "Enerwaste international corporation", attiva nel settore dagli anni Novanta. Cento impianti in giro per il mondo. «È una tecnologia che trasforma in gas tutto ciò che è a base carbonica», spiega Zucchelli. Una macchina divora rifiuti, onnivora: solidi urbani indifferenziati, sfusi, macinati, balle, materiali su pallets. Di ogni natura: frazione organica da rifiuti urbani, biomassa, carta, pneumatici e plastiche, rifiuti industriali, agricoli, ospedalieri, scarti di macellazione. "Tal quale" senza alcun "pretrattamento". Che può smaltire vernici e anche le diossine. Anche questo può fare paura. A Procida non ha attecchito. L´idea è piaciuta al Comune di Peccioli, vicino a Pisa, che proverà a far partire un dissociatore tra settembre e ottobre. Un esperimento. Lo affiancano a una discarica, la Belvedere, società mista pubblico-privato, un migliaio di cittadini come azionisti. «Hanno capito che una discarica è un grosso deposito di metallo, preziosissimo», racconta Zucchelli, «la vogliono bonificare. Come? Mentre il materiale organico tende a marcire (metanizzare), e va in aria, catturato e trasformato in energia elettrica, la discarica si riduce in volume e diventa una miniera di metalli, anche puri perché già lavorati. Tutto il materiale della discarica che non è metanizzato, va nel dissociatore dove si trasforma in syngas. L´obiettivo è produrre energia elettrica e biodiesel». In ogni chilo di rifiuti c´è un chilowatt di elettricità e due di termoriscaldamento. Il ferro si recupera e i materiali a base silicica diventano sabbia.
Succede tutto nelle "celle" di dissociazione. «Carichiamo questi scatoloni con spazzatura sfusa all´80 per cento. I bruciatori di servizio, a metano o gasolio, portano la temperatura tra i 300 e i 550 gradi in 10 minuti. Brace, invece che fiamma come negli inceneritori. Un "barbecue" che agisce in una combinazione di pirolisi, termolisi e gassificazione, in assenza di ossigeno, converte il "tal quale" a base carbonica in syngas (gas di sintesi) e cenere inerte, senza il processo di combustione. È gas vivo che si libera e risale lentamente verso l´uscita, nell´ossidatore secondario dove va bruciato e non causa alcun inquinamento». I tecnici dell´Energo escludono rischi da diossina, polveri, ceneri tossiche, ossidi di azoto, metalli. «Durante il processo di dissociazione molecolare non vi sono emissioni in atmosfera - dicono - , perché la trasformazione si realizza in ambiente sigillato». Impianti che vanno tenuti lontani dalle case, fuori dai centri abitati? Macché. «Devono stare vicini a impianti sportivi, palazzi, centri commerciali, distribuiti sul territorio», rispondono i tecnici, «per consentire una strategia virtuosa di utilizzo del gas per il termoriscaldamento». Il dissociatore è capace di divorare persino la "vergogna" delle ecoballe di Fibe. «Per smaltirle tutte», dice Zucchelli, «avevamo calcolato 10 anni, con 10-12 impianti posti vicini ai siti di stoccaggio. Un imprenditore napoletano aveva presentato il piano. Il commissariato straordinario ha risposto di no. Quello della spazzatura - si rammarica - è un problema politico. Riceviamo richieste da numerosi Comuni della Campania, anche da Capri e Ischia, che vorrebbero provare. Sanno che sono macchine con cui si potrebbero fare molti soldi».
Fallito il progetto pure nel Sannio. Carmine Nardone, ex presidente della Provincia di Benevento, si è arenato sulle autorizzazioni del governo. «I ministri Nicolais e Pecoraro lo indicarono come buona tecnologia - ricorda - . Feci un piano provinciale, mi contestarono. A noi serviva un impianto da 100 tonnellate, altrimenti una rete di piccola taglia. Con questo sistema ti ritrovi al massimo il 5 per cento delle ceneri. È una delle tecnologie più sostenibili che esiste. Il commissariato diretto dal prefetto Pansa, però, ci bloccò con un´ordinanza che autorizzava un impianto fino a cinque tonnellate al giorno». Gli investitori internazionali a questo punto si tirarono indietro, le banche pure, per loro non c´era convenienza. Mi hanno bloccato anche l´impianto di biomasse. Mi sono arreso. Su questi argomenti è tutto vero e falso insieme. Non c´è serenità».
Gli studiosi, in generale, tendono alla prudenza. «Sostenere che possa sostituire da subito il termovalorizzatore, mi sembra francamente velleitario. Stiamo parlando di un impianto di dimensioni piuttosto limitate, che gassifica alcune decine di tonnellate al giorno, quantità risibili rispetto ai rifiuti prodotti dalle nostre città, a meno che non si voglia localizzare un numero consistente di impianti sul territorio», afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, citato nel libro "Pin, programma di innovazione per Napoli", promosso dall´associazione L´Ego di Napoli, di Raffaele Di Monda.
Anche Pasquale De Stefanis, esperto di termovalorizzatori dell´Enea, frena: «Emette fumi, se vogliamo un po´ meno carichi di polveri e metalli, che poi dovranno comunque essere depurati o portati in discarica. Il syngas, prima di essere utilizzato, deve essere separato da polveri e particelle metalliche. Un processo che funziona solo per impianti di piccola taglia».
Lo boccia addirittura Walter Ganapini, assessore all´Ambiente della Regione: «È una tecnologia senza capo né coda, portata in Italia da Roggiolani, uomo di fiducia di Pecoraro Scanio. Obsoleta. È pirolisi a bassa temperatura. Si dà il caso che ho redatto io il programma europeo della gestione dei rifiuti nei sistemi insulari, che sono un valore enorme del Mediterraneo, da salvaguardare. Per le isole c´è un solo sistema, il contenitore scarrabile da svuotare sulla terra ferma. A Procida si può ipotizzare al massimo il trattamento di compostaggio, per un´agricoltura di qualità».
Il dissociatore e altre nuove tecnologie. Ce n´è per tutti i gusti. Gassificatori, torce al plasma, ognuno ha la sua ricetta per recuperare energia dai rifiuti. La multinazionale francese Veolia, che gestisce megalopoli come Londra e Parigi, e ha sempre seguito la strada dell´inceneritore, invece ora sta valutando anche quella del dissociatore. È andata a visitare quello di Husavik, in Islanda, con gli esperti di Ambiente futuro e di Rete nazionale Rifiuti zero. E ha trovato una sgradita sorpresa.
Di dissociatori molecolari, tecnologia alternativa per il recupero energetico dallo smaltimento dei rifiuti, non c´è n´è ancora uno in Italia. Eppure se ne parla come un sistema rivoluzionario. Ne sa qualcosa Alberto Zucchelli, ingegnere, vice presidente dell´Energo, che due anni fa l´ha importata dagli Usa, dall´azienda "Enerwaste international corporation", attiva nel settore dagli anni Novanta. Cento impianti in giro per il mondo. «È una tecnologia che trasforma in gas tutto ciò che è a base carbonica», spiega Zucchelli. Una macchina divora rifiuti, onnivora: solidi urbani indifferenziati, sfusi, macinati, balle, materiali su pallets. Di ogni natura: frazione organica da rifiuti urbani, biomassa, carta, pneumatici e plastiche, rifiuti industriali, agricoli, ospedalieri, scarti di macellazione. "Tal quale" senza alcun "pretrattamento". Che può smaltire vernici e anche le diossine. Anche questo può fare paura. A Procida non ha attecchito. L´idea è piaciuta al Comune di Peccioli, vicino a Pisa, che proverà a far partire un dissociatore tra settembre e ottobre. Un esperimento. Lo affiancano a una discarica, la Belvedere, società mista pubblico-privato, un migliaio di cittadini come azionisti. «Hanno capito che una discarica è un grosso deposito di metallo, preziosissimo», racconta Zucchelli, «la vogliono bonificare. Come? Mentre il materiale organico tende a marcire (metanizzare), e va in aria, catturato e trasformato in energia elettrica, la discarica si riduce in volume e diventa una miniera di metalli, anche puri perché già lavorati. Tutto il materiale della discarica che non è metanizzato, va nel dissociatore dove si trasforma in syngas. L´obiettivo è produrre energia elettrica e biodiesel». In ogni chilo di rifiuti c´è un chilowatt di elettricità e due di termoriscaldamento. Il ferro si recupera e i materiali a base silicica diventano sabbia.
Succede tutto nelle "celle" di dissociazione. «Carichiamo questi scatoloni con spazzatura sfusa all´80 per cento. I bruciatori di servizio, a metano o gasolio, portano la temperatura tra i 300 e i 550 gradi in 10 minuti. Brace, invece che fiamma come negli inceneritori. Un "barbecue" che agisce in una combinazione di pirolisi, termolisi e gassificazione, in assenza di ossigeno, converte il "tal quale" a base carbonica in syngas (gas di sintesi) e cenere inerte, senza il processo di combustione. È gas vivo che si libera e risale lentamente verso l´uscita, nell´ossidatore secondario dove va bruciato e non causa alcun inquinamento». I tecnici dell´Energo escludono rischi da diossina, polveri, ceneri tossiche, ossidi di azoto, metalli. «Durante il processo di dissociazione molecolare non vi sono emissioni in atmosfera - dicono - , perché la trasformazione si realizza in ambiente sigillato». Impianti che vanno tenuti lontani dalle case, fuori dai centri abitati? Macché. «Devono stare vicini a impianti sportivi, palazzi, centri commerciali, distribuiti sul territorio», rispondono i tecnici, «per consentire una strategia virtuosa di utilizzo del gas per il termoriscaldamento». Il dissociatore è capace di divorare persino la "vergogna" delle ecoballe di Fibe. «Per smaltirle tutte», dice Zucchelli, «avevamo calcolato 10 anni, con 10-12 impianti posti vicini ai siti di stoccaggio. Un imprenditore napoletano aveva presentato il piano. Il commissariato straordinario ha risposto di no. Quello della spazzatura - si rammarica - è un problema politico. Riceviamo richieste da numerosi Comuni della Campania, anche da Capri e Ischia, che vorrebbero provare. Sanno che sono macchine con cui si potrebbero fare molti soldi».
Fallito il progetto pure nel Sannio. Carmine Nardone, ex presidente della Provincia di Benevento, si è arenato sulle autorizzazioni del governo. «I ministri Nicolais e Pecoraro lo indicarono come buona tecnologia - ricorda - . Feci un piano provinciale, mi contestarono. A noi serviva un impianto da 100 tonnellate, altrimenti una rete di piccola taglia. Con questo sistema ti ritrovi al massimo il 5 per cento delle ceneri. È una delle tecnologie più sostenibili che esiste. Il commissariato diretto dal prefetto Pansa, però, ci bloccò con un´ordinanza che autorizzava un impianto fino a cinque tonnellate al giorno». Gli investitori internazionali a questo punto si tirarono indietro, le banche pure, per loro non c´era convenienza. Mi hanno bloccato anche l´impianto di biomasse. Mi sono arreso. Su questi argomenti è tutto vero e falso insieme. Non c´è serenità».
Gli studiosi, in generale, tendono alla prudenza. «Sostenere che possa sostituire da subito il termovalorizzatore, mi sembra francamente velleitario. Stiamo parlando di un impianto di dimensioni piuttosto limitate, che gassifica alcune decine di tonnellate al giorno, quantità risibili rispetto ai rifiuti prodotti dalle nostre città, a meno che non si voglia localizzare un numero consistente di impianti sul territorio», afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, citato nel libro "Pin, programma di innovazione per Napoli", promosso dall´associazione L´Ego di Napoli, di Raffaele Di Monda.
Anche Pasquale De Stefanis, esperto di termovalorizzatori dell´Enea, frena: «Emette fumi, se vogliamo un po´ meno carichi di polveri e metalli, che poi dovranno comunque essere depurati o portati in discarica. Il syngas, prima di essere utilizzato, deve essere separato da polveri e particelle metalliche. Un processo che funziona solo per impianti di piccola taglia».
Lo boccia addirittura Walter Ganapini, assessore all´Ambiente della Regione: «È una tecnologia senza capo né coda, portata in Italia da Roggiolani, uomo di fiducia di Pecoraro Scanio. Obsoleta. È pirolisi a bassa temperatura. Si dà il caso che ho redatto io il programma europeo della gestione dei rifiuti nei sistemi insulari, che sono un valore enorme del Mediterraneo, da salvaguardare. Per le isole c´è un solo sistema, il contenitore scarrabile da svuotare sulla terra ferma. A Procida si può ipotizzare al massimo il trattamento di compostaggio, per un´agricoltura di qualità».
Il dissociatore e altre nuove tecnologie. Ce n´è per tutti i gusti. Gassificatori, torce al plasma, ognuno ha la sua ricetta per recuperare energia dai rifiuti. La multinazionale francese Veolia, che gestisce megalopoli come Londra e Parigi, e ha sempre seguito la strada dell´inceneritore, invece ora sta valutando anche quella del dissociatore. È andata a visitare quello di Husavik, in Islanda, con gli esperti di Ambiente futuro e di Rete nazionale Rifiuti zero. E ha trovato una sgradita sorpresa.