Tutti ¡ buchi neri dei fascicoli su Gomorra

Traffico di rifiuti dal Nord 191 indagini, nessuno paga I veleni dal Nord in Campania 191 inchieste, nessun colpevole

Mai identificati inquinatori e mediatori. Il buco nero delle protezioni
Spunta la rete di Licio Gelli ma nelle carte mancano i nomi di mediatori, 007 e «lobbisti»
19 agosto 2012
Fonte: Il Mattino

Quasi duecento inchieste (191, per la precisione) condotte da varie procure italiane sulla nascita di Gomorra e sul traffico di rifiuti (anche tossici) dal Nord in direzione Campania, ma nessun colpevole: nelle carte mancano i nomi dei mediatori, dei lobbisti che nel corso degli anni hanno tessuto la strategia, degliuomini delle istituzioniche hanno tollerato o coperto il traffico di rifiuti, degli industriali che hanno approfittato dell`offertaacostibassiper smaltire milioni dibidoni di sostanze velenosi finiti nella zona di Giugliano, Villaricca, Villa Uterna, Casal di principe e Marcianise. Ecco tutti i «buchi neri» delle inchieste su Gomorra, a cominciare dal ruolo che neitraffici avrebbe avuto la rete di Licio Gelli, il capo della P2.

A voler mettere in fila le 191 inchieste che hanno attraversato l`Italia delle ecomafie, a voler guardare bene nelle migliaia di faldoni che le compongono, si scopre che raccontano solo a metà il fenomeno che ha appestato campagne e coscienze diventando fonte di guadagni pressoché illimitati (tre miliardi di euro nel solo 2010, stando alle stime di Legambiente) per le consorterie mafiose. Si scopre, cioè, che in tutte quelle carte mancano i nomi: di mediatori, di lobbisti che hanno tessuto la strategia, di uomini delle istituzioni che hanno tollerato o coperto il traffico di rifiuti, di industriali che hanno approfittato dell`offerta a costi bassi per smaltire milioni di bidoni di sostanze velenose finiti nelle terre di Giugliano, Villaricca, Villa litemo, Casal di Principe, Maddaloni, Marcianise.Avolerriunirele 191 inchieste in una sola, si scopre che raccontano, dunque, una storia incompiuta, piena di buchi: quelli delle discariche abusive e quelli delle conoscenze investigative, interrotte quasi sempre a mezza strada.
La genesi di Gomorra - Partiamo dall`inizio, e cioè dal racconto della nascita dell`ecomafia facendola coincidere con l`emergenza rifiuti in Lombardia e Toscana, nel 1985. Colucci ha riferito dei camion che arrivavano dal Nord e che finivano nelle discariche di Sessa Arunca e Castelvoltumo. Ebbene, la prima - regolarmente autorizzata - fu chiusaafurordi popolo (a capo del comitato c`era Raffaele Nogaro, il vescovo che allora reggevala diocesi di Sessa e che poi passò a Caserta); l`altra, che era sempre stata abusiva, è poi diventata lo snodo centtale del sistema di smaltimento che faceva capo alla camorra casalese e mondragonese. Ai tempi delle proteste a Sessa Aurunca, i carabinieri fermarono decine di camion carichi di rifiuti che sversavano illegalmente l`immondizia nell`impianto di Giacomo Diana. Il quale fu denunciato ma mai fermato. Aveva ottenuto - ma da chi? - un salvacondotto che si rivelerà necessario al prosieguo della storia e alla crescita del sistema dei consorzi di bacino.
L`avvocato - Risale a quel tempo la trasformazione del comparto dei rifiuti da artigianale a industriale. Ed è sempre in quel tempo õ 1988-che compare sulla scena Cipriano Chianese, avvocato di Parete con entrature importanti nella magistratura, nelle forze dell`ordine, nel Sisde. All`indomani del suo arresto, il 4 gennaio del 2006, così di lui scriveva la Dda di Napoli: «Sviluppando alla massima potenzialità le relazioni variamente intessute, ha fornito informazioniriservate agli esponenti di vertice e agli affiliati al clan dei Casalesi». Negli atti di quell`inchiesta è contenuto anche il verbale di perquisizione nella casa di Licio Gelli.
Summit a tavola - Che Chianese fosse una pedina importante del sistema si era scoperto, però, già nel 1992, con le dichiarazioni del primo pentito ecomafioso: Nunzio Perrella da Fuorigrotta, l`uomo che aveva abbandonato il traffico di droga per dedicarsi a quello, ben più redditizio, di rifiuti, socio in affari di Gaetano Vassallo (che ha iniziato acollaborare con la giustizia sedici anni dopo), di Gaetano Cerei (parente del capo casalese Francesco Bidognetti), di imprenditori liguri e toscani. Il patto societario era stato siglato a Villaricca, nel ristorante La Lanterna dove l`avvocato Chianese era di casa. Fu in quella sede, a dar retta a Perrella, che la compravendita di rifiuti industriali e tossici fu messa a sistema, con la partecipazione - ovvia dei produttori di quegli stessirifiuti. Gaetano Vassallo avrebbe potuto dire molto di più di quel patto, facendo i nomi di tutti ipartecipanti all`affare. Se lo ha fatto, quell`elenco è ancora secretato. U dato di fatto è che a oggi non conosciamo neppure uno dei committenti dello smaltimento illegale. E neanche gli intermediari.
Fratelli di loggia - Eppure, nel 1995, l`alierà capo deua Procura di Napoli, Agostino Cordova, nel corso di un`audizione in commissione ecomafie, aveva lasciato intendere che ci sarebbe stata presto una svolta. Nella ricostruzione della Dda, Ucio Gelli era necessario per l`accordo in quanto in possesso di una fitta rete di contatti con gli imprenditori del nord Italia che avrebbero dovuto fornire irifiuti. Riferiil presidente Massimo Scalia: «Nel corso delle audizioni con Agostino Cordova abbiamo appreso che per interessarsi di rifiuti in Campania bisognava passare per Gelli» ma anche per altri appartenenti a logge massoniche. A chi si riferiva Cordova? All`imprenditore ligure Perdinando Cannavate, che aveva partecipato al tavolo con Perrella e Vassallo îAGaetano Cerei, che nel 1991 e nel 1992 era stato ospite di Licio Gelli assieme al camorrista Guido Mercurio, che a Villa Literno (che ospita buona parte delle ecoballe della penultima emergenza su piazzole costruite su terreni riferibili al clan Iovine) gestiva un impianto di rottamazione? Ad altri soggetti i cui nomi sono rimasti sconosciuti?
La logistica - Le indagini più recenti hanno rivelato e dimostrato l`esistenza di un accordo stabile tra il gruppo Zagaria, monopolista del movimento terraedel trasporto dei rifiuti, e il clan Belforte di Marcianise. All`epoca dell`inchiesta su Pasquale Centore - era il 1999 - funzionario di banca ed ex sindaco diSan NicolalaStrada arrestato per traffico intemazionale di droga, assassino reo confesso del padre del giocatore Marco Borriello, di questo accordo non si sapeva molto e forse fu per questo che sfuggì l`altro collegamento con Licio Gelli. Nel processo mflanesesullaconnectionerastato coinvolto anche un tale Andrea Gusano, braccio destro di Centore, titolare della Euro Truck. Il 19 gennaio 1991 era stato controllato assieme allamoglie neipressi di Villa Wanda, adArezzo. Nello stesso posto era stato trovato anche l`anno successivo, il 29 settembre del 1992. Nel 1997, invece, ai cancelli della residenza aretina del Venerabile era stato identificato Antonio Belforte, cugino di del capozona di Marcianise. Si ipotizzò che i contatti con Gelli fossero riferibili al traffico di cocaina, nessuno (?) pensò alle ecomafie. Gusano era un autotrasportatore. E il gruppo Belforte slava facendo ingresso nel business deirifiuti attraverso la Sem, sequestrata tré anni fa. Perché nessuno ha seguito quella traccia?
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