L'Arpac: due i canali-killer del mare Marina Piccola, bagno fra i liquami
Gli alvei Sannicandro e Pollena sversano di continuo. Impuniti
Due canali sversano, 24 ore su 24 veleni di ogni sorta nel golfo di Napoli. Sono il Sannicandro ed il Pollena. Dai comuni vesuviani, arrivano fino a mare, all`altezza di San Giovanni a Teduccio. Con i liquami, portano anche rifiuti di ogni sorta e sostanze residuali di processi industriali. «Un fenomeno noto da anni», sottilinea Lucio De Maio, responsabile per l`Arpac dell`unità operativa che effettua i prelievi in mare, «ma rispetto al quale non sono stati ancora effettuati interventi. Bisognerebbe collegare quegli alvei ai depuratori e vigilare contro gli scarich abusivi al loro interno».
Intanto, nel golfo ancora mucillagine. Invasa Capri. L`Arpac ha effettuato i primi prelievi già ieri.
NAPOLI — Alveo Sannicandro ed alveo Pollena, noto anche come Volla. Sono due tra i peggiori killer del nostro mare. Conosciuti ed impuniti, perché 24 ore su 24, in ogni stagione dell`anno, lo avvelenano di liquami, rifiuti, perfino scarti industriali. «In queste settimane», dice Lucio De Maio, responsabile per l`Arpac dell`unità operativa che effettua i prelievi in mare ai fini delle analisi sulla presenza di coliformi fecali ed escherichia coli, «si parla tanto della mucillagine. Fastidiosa, certo, per i bagnanti, per i gestori dei lidi, per gli operatori turistici. Però, c`è il rischio di non centrare il problema vero. Quello dei depuratori che mancano, degli impianti che non depurano a sufficienza e di quei due alvei che sono una vergogna».
Sfociano entrambi nel mare di San Giovanni e portano in acqua i reflui non depurati di un bei po` di Comuni dell`area vesuviana. Una situazione assurda, al di fuori di ogni logica e contraria a qualunque normativa. Perché cessi, occorrerebbe realizzare i collettori che facciano confluire le acque luride dei due alvei al depuratore di Napoli est, a sua volta da potenziare. Bisognerebbe inoltre che i Comuni vigilassero su chi immette in quegli alvei sostanze tossiche, di natura industriale. Ieri, intanto, ancora grossi banchi di mucillagine in acqua. A Capri, in particolare, le chiazze marroni hanno rovinato la giornata tra i Bagni di Tiberio e la spiaggia libera di Marina Grande sia a Marina Grande. Fenomeno non nuovissimo, per il golfo, ma certamente inusuale in queste dimensioni. I sindaci isolani chiedono all`agenzia per la protezione ambientale prelievi e controlli. Ð proliferare della mucillagine, storia ormai nota, dipende certamente dalle temperature molto elevate del mare (fino a 29 gradi in questa torrida estate) e dall`assenza di vento. Molti studiosi, però, lo correlano anche all`eccessivo apporto di nutrienti in ambiente marino, determinato dall`inadeguata depurazione. De Maio non è di questo awiso:«Uno studio dell`Icra sulla mucillagine conclude che non è associabile all`inquinamento. Del resto le chiazze marroni sono state avvistate in questi giorni in zone diverse, dal punto di vista dell`impatto antropico: le isole flegree, Capri, il Cuento, Napoli, la costiera sorrentina, Bacoli». Certo è, quale che sia la causa della mucillagine, che non è opportuno nuotare dove è presente in quantità consistenti di questa sostanza gelatinosa prodotta dalle alghe. Sottolinea infatti il dirigente dell`Arpac: «Ä banchi inglobano tutto ciò che galleggia, il pulito e lo sporco, e lo concentrano. Fino ad oggi non abbiamo riscontrato tensioattivi o batteri al di là dei limiti di legge, ma è bene non bagnarsi in mezzo alla mucillagine».