La monnezza è scienza esatta Parola di «rifiutologo»
Marco Armiero, 45 anni, professione rifiutologo. L`etichetta è prettamente giornalistica ma a ben vedere il suo titolo ufficiale di studioso dell`ambiente abbraccia in toto anche la questione monnezza. Indagare il territorio, non solo campano, vuoi dire soprattutto capire l`impatto delle scorie prodotte nei consessi urbani sull`ambiente. Nel 2010 l`Ue gli ha concesso un buon finanziamento per studiare la crisi campana dei rifiuti e le ricadute sociali. In un acronimo: Lares-Landscape o/ resistance, paesaggi di resistenza. Per due anni ha lavorato con Joan Martínez Alier, tra i massimi esperti mondiali di conflitti ecologici. «Lares — spiega Armiero — oggi è anche un network di scienziati sociali che lavorano insieme sull`emergenza rifiuti». Antropologi, eco-economisti, sociologi danno il loro contributo per comprendere l`apocalisse monnezza in Campania. Che di per sé si colloca ad disonhorem nella casistica mondiale del movimento per la giustizia ambientale. «Credo che la crisi abbia lasciato un`impronta profonda nel paesaggio campano, anche sociale e politico. A Napoli è nato un nuovo ambientalismo, che spesso non si definisce neppure tale. Negli anni `80 nasceva negli Stati Uniti un ambientalismo popolare che coniugava giustizia sociale e questione ambientale. I problemi ecologici colpiscono di più alcuni gruppi, discriminati per motivi di razza o di classe. Per collocare discariche, inceneritori, siti di ecoballe si segue la path of least resistance, ovvero si scelgono comunità deboli o povere». Cosa fa esattamente uno storico dell`ambiente? «Sono abituato a questo tipo di domande, specie in Italia dove la storia dell`ambiente è quasi sconosciuta. La disciplina non è riconosciuta a livello ministeriale: praticamente non ci sono cattedre di storia dell`ambiente nei nostri atenei, a differenza, ad esempio, delle più prestigiose università americane, dove l`environmental history è forte e ben radicata. In poche parole, fare storia dell`ambiente significa fare storia come se la natura esistesse e contasse qualcosa, fatto non necessariamente scontato per gli storici». «La mia ricerca — prosegue — è basata soprattutto su fonti orali; ho costruito "Ace" l`Archivio sulla conflittualità ecologica composto da una sessantina di storie di attivisti, scienziati e politici. Seguendo l`evoluzione del progetto Lares, anche l`Archivio sta diventando impresa collettiva. Stiamo provando a mettere in rete le molte interviste raccolte da tanti ricercatori individualmente per costruire un archivio unitario sulle lotte ambientali in Campania. Con la mia ricerca ho collegato storie di resistenza in diverse parti del mondo. Con un focus sul ruolo delle donne nelle mobilitazioni in Campania». Con alcune atuviste Armiero sta producendo un progetto di «guerrilla narrative», raccolta di scritti nei quali spiegano la loro esperienza.
Che idea si è fatto di un`emergenza rifiuti addirittura ventennale? «Ha vissuto una doppia vita. Da una parte l`esplosione mediática. Dall`altro il problema invisibile dei rifiuti tossici scaricati ovunque. A Giugliano, Pianura, Acerra, Marigliano, Chiaiano. Zone di sacrificio l`indicibile. Senza le battaglie degli attivisti si sarebbe parlato solo della superficie del problema, ovvero i sacchetti in strada. In Campania, come negli Stati Uniti, il movimento per la giustizia ambientale ha costruito la cosiddetta "street science" — una felice definizione di James Corbum —, ovvero quella scienza costruita dal basso che non nega gli studi ufficiali ma propone una contaminazione coi saperi che nascono dalle pratiche di resistenza». Un po` di biografia accademica. «Laureato in Lettere alla Federico Ð, dottorato a Bari. Nel `99 sono andato negli Usa a studiare storia ambientale con Donald Worster. Attualmente sono primo ricercatore presso l`Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr di Napoli. Attualmente sono visiting all`Università di Coimbra in Portogallo. A breve col collega Giacomo D`Alisa scriverò un libro sulla vicenda dei rifiuti per il mercato statunitense».
La crisi rifiuti non può essere ancora storicizzata: è ancora in corso nel senso che il ciclo non è a sistema e la monnezza viene portata ancora quasi tutta in discarica o all`estero. Che scenari prevede e cosa pensa della politica del sindaco di Napoli (no ai termovalorizzatori sì alla differenziata che però ancora non decolla)? «Le ultime elezioni comunali hanno dimostrato la rilevanza politica dei rifiuti. Sono convinto che il tracollo dei partiti maggiori e la vittoria di de Magistris siano legati anche a quella vicenda. D`altra parte la nomina di Tommaso Sodano a vicesindaco rappresenta anche simbolicamente questo legame, come pure la nomina di Raffaele Del Giudice ai vertici Asia (società comunale per l`igiene urbana, ndr)». Conclude: «Ð passaggio decisivo ora è la politicizzazione della questione. Per vent`anni ci hanno convinto della necessità del regime commissariale-emergenziale che, per definizione, lasciava ben pochi spazi al dialogo. Adesso la politica deve riprendersi il primato iniziando finalmente le bonifiche e scongiurando l`apertura di nuove discariche, e poi sviluppare strategie di ampio respiro che investano i modelli di produzione e di consumo».