Clan e rifiuti, pentito accusa Sagliocco e Fabozzi
Nell`informativa dei carabinien di Caserta, datata 12 luglio 2012, depositata ien dal pm Antonello Ardituro e allegata alla nchiesta di rinvio a giudizio a carico dell`ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi, c`è il patto tra clan e politici ricostruito attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le attività di riscontro fatte dagli investigatori: tutti insieme, in perfetto accordo, solidalinella spartizione dei soldi dell`emergenza rifiuti. Denaro finito in parte nelle tasche della camorra, in altra in quelle degli imprenditori collegati (o non invisi) ai capiclan Michele Zagaria e Antonio lovine, in altra ancora sui conti di sindaci, consiglieri regionali e più in generale uomini della politica.
L`uno necessario all`altro. E tutti insieme, in perfetto accordo, solidali nella spartizione dei soldi dell`emergenza rifiuti. Denaro finito in parte nelle tasche della camorra, in altra in quelle degli imprenditori collegati (o non invisi) ai capiclan Michele Zagaria e Antonio lovine, in altra ancora sui conti di sindaci, consiglieri regionali e più in generale uomini della politica. Nell`informativa dei carabinieri di Caserta, datata 12 luglio 2012, depositata ieri dal pm Antonello Ardituro e allegata alla richiesta di rinvio a giudizio a carico dell`ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi, il patto tra le tré componenti è ricostruito attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le attività di riscontro fatte dagli investigatori. La lettura delle trentadue pagine fa emergere uno scenario inquietante in cui mafiosi, politici e imprenditori si muovono con grande disinvoltura, ciascuno per il proprio interesse e tornaconto. Nei verbali desecretati di Gae tano Vassallo (l`ecomafioso pentito che ha accusato anche Nicola Cosentino) e Tammaro Diana compaiono tutti i protagonisti dell`inchiesta, che in autunno approderà dinanzi al gup Isabella laselli, ma spunta anche qualche nome nuovo. Della partita, ha rivelato Diana, era anche Giuseppe pe Sagliocco, all`epoca consigliere regionale del Pdl, oggi sindaco indipendente di Aversa. Sia Sagliocco sia Fabozzi, avrebbero brigato in sede politica per far localizzare su certi terreni le piazzole per lo stoccaggio delle ecoballe. Terreni che si erano accaparrati attraverso fiduciari e prestanome.
A proposito del sito di stoccaggio di Taverna del Re, racconta Tammaro Diana, il proprietario del centro commerciale Joli, camorrista reo confesso e pentito: «Questa vicenda ha avuto due protagonisti principali: il sindaco Fabozzi Enrico e Michele Zagaria. Appresi parte di tutte questa vicende nel corso di un incontro tra noi affiliati del clan Bidognetti, intorno al 2002 (a rilettura probabilmente era il 2003), cui partecipò il reggente del sodalizio e vale a dire Guida Luigi», in cui non mancarono mugugli e malumori contro Zagaria: «Guida e Bernardo Cirillo cominciarono a parlare di questo ampliamento del sito a Villa Literno lamentandosi del fatto che ancora una volta Michele Zagaria era riuscito a fare migliori affari, mettendo in secondo piano gli interessi della famiglia Bidognetti». Aloro dire, «Michele Zagaria era riuscito a manovrare a livello politico in modo tale da ottenere che il sito fosse ampliato su terreni di Villa Literno di persone vicino allo stesso Michele Zagaria». Una grande fortuna: «II canone di affitto in poco tempo, se non ricordo male si parlava di circa 5 anni, consentiva di rientrare nel valore sborsato per acquistare i terreni o comunque era pari da raggiungere in 5 anni il valore dei terreni. Era un grande business in cui si lanciarono Zagaria Michele ma insieme a lui anche i politici, tra cui il consigliere regionale Sagliocco Giuseppe e Fabozzi Enrico che non a caso non appena venne eletto fia le prime cose che fece diede il consenso ad utilizzare i terreni del suo comune per l'ubicazione del sito di stoccaggio». In quel periodo, ricorda, «vi fu una vera e propria gara a comprare i terreni in vista della localizzazione del sito», terreni che furono pagati più del prezzo di mercato. I coloni «furono invogliati a lasciare i terreni con dei buoni compensi, perché l`affare era così ghiotto che conveniva sopportare qualche spesa aggiuntiva».
Nel racconto di Diana Enrico Fabozzi giocò un ruolo importantissimo: «Quando venne eletto sindaco si era già accaparrato come prestanome, così come il Sagliocco, alcuni terreni che non solo autorizzò l`utilizzazione del sito come luogo di stoccaggio dei rifiuti, ma gestì anche i diversi appalti connessi alla realizzazione del sito». Lavori che furono affidati, hanno accertato i carabinieri, ai fratelli Carandente (gli stessi della discarica di Chiaiano) e ai fratelli Mastrominico (coimputati di Fabozzi). Mauro Carandente, che successivamente aveva lavorato nel cantiere del Joli, gli aveva confidato di essere riuscito a ottenere i lavorio di sbancamento «in quanto aveva pagato una grossa tangente che non mi quantificò al sindaco di Villa Literno». L`accaparramento dell`indotto avrebbe portato anche alle manovre per truccare l`appalto per il servizio di ritiro e consegna in discarica del percolato che veniva prodotto nel tempo dalle ed ecoballe. A detta di Tammaro Diana, fu assegnato a una ditta ricondubile ai fratelli Di Fraia, di cui Fabozzi sarebbe socio occulto.
La cordata
Faceva capo ad Antonio Bassolino, ex commissario straordinario e poi governatore della Campania. Ne faceva parte Fabozzi. Racconta Vassallo: «La cordata era capace di influenzare finanziamenti e assegnazioni».
Doppio gioco
Rileva la Dda: «Fabozzi, che pure aveva accompagnato le proteste della popolazione, decide di accondiscendere alle richieste di aiuto della sua cordata politica». E scambia le ecoballe con l`appalto da 13 milioni.
Lavori alla stazione
Racconta Luigi Guida: «Furono congelati per dare spazio ai lavori di riqualificazione urbana», assegnati all`ati Malinconico-Mastrominico quale ristoro a Villa Litemo per aver ospitato le ecoballe.
Nella ricostruzione dell`affare-rifiuti che i penti hanno fatto alla Dda di Napoli c`è anche un capitolo dedicato al comparto dei trasporti. Storia che si apre con un attentato, il 26 febbraio del 2007, al camion della Lsr di Liccardo Sergio & C; società aderente al «Consorzio Campano Trasporti Ecologici», il Ccte, di Giuseppe Carandete Tartaglia e riconducibile a Zagaria. Il Ccte aveva sottoscritto i contratti di appalto con la Fibe. L`incendio era un`intimidazione dell`ala bidognettianadei Casalesi. Racconta Emilio Di Caterino che il titolare della ditta aveva protestato, dicendo essersi già messo a posto» con Michele Zagaria. Il quale, successivamente, «aveva fatto pervenire al sodalizio "bidognettiano" l`importo di 50.000,00 euro quale quota estorsiva dovuta al clan storicamente egemone sul territorio liternese».