Riflessioni

Rifiuti, gli errori del passato

4 agosto 2012 - Mario Di Costanzo
Fonte: Il Mattino

Fronte dei rifiuti: c`è qualcosa di paradossale, nelle recente agitazione dei dipendenti del Consorzo di Bacino. Si tratta di quelle stesse persone assunte per - di fatto - non lavorare e che, ormai da cinque mesi, non percepiscono lo stipendio. Da ciò, la protesta. Che, peraltro, non semplice protesta è stata, visto che in questi giorni si sono registrati un tentativo di blocco stradale e un piantonamento della sede della Provincia. Conclusione: una delibera di giunta provinciale che, ridotta all`osso, demanda alla Protezione civile il compito di verificare la possibilità di compensare i debiti della società provinciale e i crediti dello stesso consor zio.
La sensazione è che si sia di fronte ad un palliativo in una situazione che sarebbe riduttivo definire di disordine generalizzato e protratto nei decenni.
La Sapna (partecipata interamente dalla Provincia) deve pagare alla Protezione civile i conferimenti del 2009-2010 presso lo stir di Caivano e il termovalorizzatore di Acerra. Quali che siano gli escamotage che si adotteranno, tutto è subordinato alle decisioni del Ministero del Tesoro. Ma queste potrebbero non essere risolutive, almeno rispetto alla situazione dei 2000 dipendenti del consorzio Napoli-Caserta e in particolare degli 884 lavoratori che in larga parte non hanno mansioni definite. Allo stato il consorzio serve solo 26mila abitanti. È vero che l`adesione del Comuni è - dovrebbe essere - obbligatoria. Ma, in realtà, i Comuni non corrispondono le loro quote e affidano il servizio a società private o, come si dice, in house. Certo, la legge che decretò la fine dell`emergenza dispose che le società provinciali di Napoli e Caserta varassero un piano industriale per poi assorbire parte dei lavoratori. Lo stesso Bertolaso, all`epoca capo della Protezione civile, varò una pianta organica che prevedeva 424 esuberi: pianta organica di cui si attende ancora l`applicazione. Mentre la Sapna non risulta avere ad oggi prodotto un piano industriale. Cosila situazione continua a trascinarsi.
Senonché - e torniamo qui alle modalità della protesta in premessa - la situazione si è complicata quando si è appreso di un blocco provocato dagli stessi dipendenti altermovalorizzatore di Acerra. A seguire, un`altra agitazione, stavolta dei lavoratori degli stir che in questi giorni hanno rallentato le prestazioni per ragioni legate alla contrattazione in atto. Risultato: il rallentamento dell`ingresso dei camion di rifiuti nell`impianto di Acerra, blocchi alla circolazione delle auto e presidi nelle rotonde che portano all`impianto. Questo il quadro.
Tutto ciò premesso, ci si può limitare a constatare almeno due aspetti. Il primo è che, lo si è già detto, siamo di fronte ad una situazione di disordine protratto e radicato nei decenni da cui sarà possibile uscire solo a condizione di assumere decisioni draconiane capaci di sciogliere tutti i nodi che si sono via via aggrovigliati. Il che presuppone un ceto politico deciso a far valere l`interesse della collettività e non - a dirla tutta - quelli di clientele da foraggiare in vista di un ritorno elettorale perché questo è ciò che sembra essere avvenuto in un periodo che ci si augura lontano. Il secondo aspetto riguarda la precarietà, meglio: la fragilità di una situazione nella quale, al di là degli sforzi in atto, basta un inghippo minimo per far riemergere gli spettri del passato con una sorta di effetto a cascata. In realtà, la moltiplicazione e la sovrapposizione delle competenze fa persino comodo perché, oltre aprodurre inefBcienza, occultale responsabilità. All`opposto, c`è bisogno assoluto di semplificazione dei processi che consentano di identificare con immediatezza ruoli precisi e inderogabili. Con tutte le conseguenze connesse. Diversamente, l'esito finale sarebbe la difficoltà a tenere pulite le città proprio nel momento in cui si spera - oci si illude - divederletornare, dopo il dramma degli anni scorsi, ad un livello di decenza.

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