Inchiesta su otto discariche gli affari d`oro della camorra

Compravendite (Toro, inchiesta su 8 discariche

Costi aumentati di 24 volte, nel mirino i contratti di Fibe. Indagini su Chiaiano e i siti della provincia
21 luglio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Per le discariche di Chiaiano la Protezione civile, nel 2008, ha sborsato quattro milioni e trecentomila euro. A intascarli, la Fibe che nel 2002 aveva acquistato i «buchi» con una compravendita finita nel mirino della magistratura. E l`acquisizione in tutto di otto tra cave, spiazzi e piazzole da parte della società del gruppo Impregilo, a Chiaiano e in provincia di Napoli, diventa oggetto di un`indagine. I terreni nel mirino sono a Capacciò, Giugliano, Villaricca, Maddaloni e Roccarainola. I costì aumentarono di 24 volte. Gli attì secretati sono stati inviati in commissione ecomafie.

Quattro milioni e trecentomila euro per le cave di Chiaiano: li ha sborsati nell`ottobre del 2008 la protezione civile. Li ha intascati Fibe che nel 2002 aveva acquistato i «buchi» con una compravendita finita nel mirino della magistratura. Il Pm Nunzio Fragliasso indaga sull`acquisizione di cave, spiazzi e piazzole da parte della società del gruppo Impregilo e ha consegnato due documenti alla commissione ecomafie: uno pubblico che riguarda le indagini sui terreni di Capaccio, Giugliano, Villaricca, Maddaloni e Roccarainola per i quali furono sborsati da Fibe circa sette milioni, e uno secretato sulle cave di Chiaiano, segno evidente che su queste l`inchiesta non è ancora conclusa. Nel 2008 la struttura di Bertolaso decise di acquisire le aree della Fibe dopo «un`accurata analisi della documentazione prodotta da Fibe in merito alle spese sostenute per le cave», come è scritto nel decreto numero 155 della missione finanziaria.
L`area era stata comprata nel settembre del 2002 in due diversi lotti da Giosuè Riccardi. Un appezzamento lo aveva pagato 568 mila euro e lo aveva rivenduto subito dopo a Fibe per 1 milione e 910 mila euro e l`altro lo aveva preso per 233 mila euro e lo aveva poi ceduto alla società del gruppo Impregilo per 1 milione e 577 mila euro. Un bell`affare.
Me nei primi anni Duemila certo Riccardi non fu l`unico a realizzare il «colpo grosso». Lo ha spiegato con chiarezza Fragliasso nella sua audizione alla commissione ecomafie e lo ha dettagliato nel secondo documento, quello non secretato, consegnato ai parlamentari. «All`epoca dei fatti - spiega il magistrato - Fibe aveva la necessità urgente di reperire cave per un volume complessivo di 10 milioni di metri cubi da utilizzare come siti di stoccaggio in quanto doveva presentare sia alle banche che al commissariato per l`emergenza rifiuti un progetto che desse la garanzia della completezza funzionale dell`iter di smaltimento».
Per raggiungere l`obiettivo all`azienda bastava dimostrare di avere la dispo nibilità delle aree anche se non ne era ancora venuta m possesso. Una necessità che rese l`impresa preda di «inter mediari, faccendieri, meri detentori dei siti». In tanti si presentarono dicendo di poter procurare gli spazi e Fibe, è la ricostruzione del magistrato, non sempre verificó che i sedicenti mediatori avessero realmente le carte in regola. Così si scatenò l`assalto alla diligenza. Un assalto pagato almeno in prima battuta dall`impresa concessionaria e nel caso di Chiaiano risarcito dal commissariato. Il copione è più o meno lo stesso in tutti i sei casi esaminati da Fragliasso. Il prezzo dell`area di Capaccio, ad esempio, era lievitato di 24 volte. Ma solo sulla carta. Il pm ha accertato, infatti, che in realtà la Gea aveva comprato il sito per rivenderlo subito dopo a Fibe, e lo aveva pagato non 52 mila euro come scritto nel contratto, ma 900 mila: 700 mila erano stati versati direttamente da Impregilo. Mediatore dell`affare, si fa per dire, sarebbe stato il consigliere regionale dell`Udeur Giuseppe Manzo che avrebbe chiesto in cambio dell`interessamento l`assunzione di 3 o 4 persone. Tutti, però, si erano dati da fare inutilmente: l`area non è mai stata utilizzataperché sequestrata dalla magistratura. Cava Giuliani, invece, era stata fidata da Fibe nel 2001 con un contratto decennale a 1 miliardo e mezzo lire. L`accordo era stato rotto l`anno dopo. Nel 2003 la Fibe aveva fittato la stessa area e una adiacente per otto anni al canone di 1.106.000 euro: quasi il doppio di quanto stabilito m precedenza. Non è andata bene nemmeno a Cava Maddaloni dove la Fibe ha rinuciato alla locazione e anche airecupero della caparra di 200 milioni di lire. Il notaio, poi, si è rifiutato di concludere il contratto per Cava Ripuaria che Fibe voleva prendere in locazione da Bruno Cesaro (un imprenditore che è solo omonimo del presidente della Provincia) e Sergio Liccardo: i due volevano cedere un terreno che non era il loro. Solo Totò aveva osato di più con la Fontana dei Trevi. Ma non è finita: l`azienda del gruppo Impregilo ha pagato un fitto quadruplicato in due mesi per la Cava di Roccarainola e un prezzo d`acquisto lievitato di tré volte per Settecainati.




Inquirenti
Il procuratore aggiunto Fragliasso cura l`inchiesta Atti secretati in commissione ecomafie ¡I procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso

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