«Veleni dal Nord, i politici erano complici»
Tutto già scritto, tutto già raccontato in quindici anni di indagini giudiziarie e in un pugno di sentenze che poco o nulla hanno sanzionato. Ciò che cambia, questa volta, è la prospettiva: a spiegare l’accordo di cartello tra camorra, imprenditori e politici è uno dei componenti della catena, quel Gaetano Vassallo sempre toccato dalle inchieste sul traffico di rifiuti e sempre uscito indenne dai processi. Vassallo si mette nelle mani dello Stato alla fine di marzo, un mese dopo aver denunciato per estorsione due dei più pericolosi uomini del clan Bidognetti. L’1 aprile inizia a verbalizzare. Solo una parte, piccolissima, delle sue confessioni è nota, ed è quella contenuta nel decreto di sequestro dei beni suoi e dei suoi fratelli, proprietà acquistate con i guadagni dell’ecomafia e valutate oltre 40 milioni di euro. Vassallo racconta e conferma l’alleanza con la politica, necessaria a garantire l’apertura delle discariche, le omissioni nei controlli, le autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti extraregionali in siti destinati esclusivamente, invece, all’immondizia campana. Parla dei rapporti con la Setri, la società dell’avvocato Cipriano Chianese che tra l’88 e il ’93 gestiva una discarica tra Giugliano e Villaricca, sotto processo per associazione camorristica. E non solo. Tra le dichiarazioni coperte da omissis quasi certamente ci sono anche quelle relative ai rapporti con la Ecoquattro di Michele e Sergio Orsi. Era stato Vassallo, per esempio, a fornire gli automezzi necessari alla raccolta della spazzatura nel bacino del consorzio Ce4. Vassallo ammette la società di fatto con le famiglie Bidognetti, Zagaria e Iovine nella gestione del traffico di rifiuti nord-sud. E conferma quanto dichiarato dal pentito Domenico Bidognetti agli inizi dello scorso mese di ottobre: «Gaetano Cerci, prestanome di mio cugino Francesco Bidognetti, costituì una società - l’Ecologia 89 - che serviva per creare un intermediario, in modo da coprire le tangenti versate al nostro clan. Fu una persona di Roma a dare l’idea a Cerci per gestire tale settore, estremamente vantaggioso. Faccio presente che il rifiuto, per chilo, costava più dei pomodori». Più dell’oro rosso, dunque, che all’epoca era una delle principali ricchezze di Terra di Lavoro. In quel periodo, chiarisce Gaetano Vassallo, il costo per lo smaltimento dei rifiuti variava tra le 160 e le 200 lire al chilo. Al clan dei Casalesi era riconosciuta una percentuale di intermediazione di 5/7 lire al chilo (trattenuta da Ecologia 89) e un guadagno derivante dal mancato pagamento dello sversamento in discariche autorizzate di 75/80 lire al chilo. I produttori di rifiuti urbani e di scorie industriali pericolose o tossiche da smaltire negli impianti abusivi o ufficialmente chiusi erano individuati da Cerci: «Erano produttori del nord Italia che si liberavano di ogni incombenza, incaricando l’Ecologia 89 e versando una somma comprensiva della tangente a noi destinata». La figura di Cipriano Chianese occupa una parte consistente dei verbali di Gaetano Vassallo e di Domenico Bidognetti. Racconta quest’ultimo: «Mio cugino Francesco chiese all’avvocato Chianese come fare soldi e in quella circostanza l’avvocato gli disse che c’era la possibilità di lucrare nelle attività di smaltimento fino a 10/15 lire al chilo». Impressionante la sovrapposizione tra quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia e quanto era emerso dalle indagini dell’operazione Adelphi, tra il 1992 e il 1993. Fatti riportati nell’inchiesta della Dia di Napoli che agli inizi del 2006 aveva portato all’arresto di Cipriano Chianese: amicizie importanti con esponenti delle forze dell’ordine, dei servizi segreti, della magistratura. «Sfruttando i considerevoli ricavi ottenuti attraverso i traffici illeciti di rifiuti, smaltiti in modo abusivo o del tutto incontrollato presso le proprie discariche, ha potuto realizzare - aveva annotato la Dda - ingentissimi investimenti patrimoniali». Ricavi quantificati, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003, in oltre 35 milioni di euro fatturati al Commissariato straordinario di governo per l’emergenza rifiuti.