Impregilo, blitz in tre uffici sotto controllo lettere e mail
Blitz dei carabinieri negli uffici della Fibe. I militari del reparto operativo tutela ambiente hanno eseguito ieri mattina un provvedimento di perquisizione e sequestro di atti all’interno della sede Fibe a Cimitile. Il blitz porta la firma dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, i due titolari dell’inchiesta a carico del commissariato di governo, che ha prodotto un processo che vede imputati gli ex vertici della Impregilo e il governatore Antonio Bassolino e i recenti arresti della cabina di regia di commissariato e protezione civile. Il blitz è scattato anche al nord: i militari hanno notificato il provvedimento di sequestro anche negli uffici della Fisia di Genova e nella sede centrale della Impregilo di Milano. Massima attenzione da parte degli investigatori sulla corrispondenza interna agli uffici perquisiti. Un lungo screening è stato effettuato sulle direttive aziendali che vengono svolte su carta, ma anche tramite la posta elettronica. L’inchiesta ipotizza il reato di truffa, falso e traffico illecito di rifiuti. Facile capire qual è l’obiettivo della Procura di Napoli. Al termine dell’ultima inchiesta, restano infatti agli arresti domiciliari gli esponenti di vertice della Fibe. L’obiettivo è dunque capire quali fossero i rapporti interni e le direttive stabilite per fare fronte all’ultima fase dell’emergenza rifiuti in Campania. Decisivo a far scattare il blitz, il contenuto di alcuni interrogatori di garanzia resi in questi giorni dinanzi al gip Rosanna Saraceno. Dagli atti delle indagini è finora emerso un alto livello di consapevolezza da parte dei vertici Fibe, a proposito delle difficoltà emerse nella gestione della raccolta e dello smistamento dei rifiuti secondo i parametri imposti dalla legge. La caccia dunque è alla corrispondenza cartacea e informatica, circa le linee guida fissate in azienda. È stato lo stesso gip a ribadire che il contenuto degli interrogatori ha contribuito a rafforzare l’impianto accusatorio, in una vicenda caratterizzata dal presunto «gioco di squadra» tra pubblico e privato. Intanto, proprio dall’amministratore delegato della Fibe Campania che arriva una comunicazione ufficiale sulla volontà dell’azienda di lasciare il territorio di qui a cinque giorni: «Si comunica la determinazione delle scriventi società di cessare le attività a decorrere dal giorno 18 giugno del 2008, dando contestualmente avvio alle procedure connesse». Nel suo comunicato, la Fibe parla di «gogna mediatica» subita in questi mesi. I vertici aziendali ricordano di aver chiesto «in più occasioni di vedersi liberati dagli obblighi discendenti esclusivamente da espresse previsioni normative e che, ben lungi dal costituire un vantaggio, erano invece foriere di ingentissimi oneri per le stesse, tanto dal pregiudicarne seriamente la continuità aziendale». Intanto, al Riesame si gioca un’altra partita. Ieri, è toccato ai legali di Marta Di Gennaro chiedere al Riesame la revoca delle misure interdittive. Com’è noto, il numero due della Protezione civile (ed ex braccio destro di Guido Bertolaso) punta ad ottenere la revoca del divieto di gestire situazioni emergenziali in campo ambientale. Difesa dal penalista Efisio Figus Diaz, la donna ha ricordato le missioni in mezzo mondo a rappresentare i soccorsi italiani in terra straniera.