Contrada Pisani

Uno sversatoio abusivo dentro la discarica chiusa

13 giugno 2008 - Stefano Piedimonte
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Ironia della sorte: la discarica legale non la fanno più, quella abusiva sì. A Pianura, sul terreno che conduce alla zona dov’era prevista la realizzazione della contestatissima – e bloccata a furor di popolo – discarica-tampone per l’emergenza rifiuti, sta sorgendo uno sversatoio «artigianale» che si ingrossa giorno dopo giorno.
Di questo, però, la gente sembra non accorgersene. Forse perché sta all’interno di una proprietà privata, proprio di fronte alla pompa di benzina Esso, nel punto esatto in cui i manifestanti affiggevano striscioni, e si vestivano da sindaci nei collegamenti in diretta con «Porta a porta». Forse perché, finora, le dimensioni della discarica fai da te sono ancora ridotte, e i cumuli di rifiuti non travalicano ancora il muro di cinta che separa il terreno dalla strada (questione di giorni). Forse perché entrarci dentro non si può, a meno che non si posseggano le dovute autorizzazioni.
All’interno però lo spettacolo è avvilente: pneumatici d’auto usati, laterizi, sacchetti di spazzatura tout court, mobili vecchi, pannelli di legno, materiale di risulta di lavorazioni edilizie. La spiegazione, almeno per questi ultimi rifiuti, sta poco più in là. I lavori di costruzione fervono. Sta venendo su, come d’incanto, una nuova costruzione. Il cemento è ancora fresco, i muratori dalla pelle ustionata si danno da fare, e le ruspe vanno avanti e indietro. Un ragazzo paffutello guida un Bobcat, raccogliendo i materiali di scarto da una parte e ammonticchiandoli in un’altra. Il faccione rotondo coi capelli scuri esce appena da dietro alla grossa pala meccanica. La dura legge dell’edilizia: quando bisogna far presto, vanno bene anche i ragazzini, paffutelli oppure no.
Il fosso di contrada Pisani, quell’enorme bacino da proteggere fino alla morte dove l’ex commissario Gianni De Gennaro aveva previsto l’allestimento di uno sversatoio legale, sta più avanti. Bisogna proseguire inerpicandosi per le strade di campagna, arrivare in una zona di fitta boscaglia e proseguire a piedi, o magari in moto stando ben attenti ai fossi. Questo è il punto d’accesso scelto in via emergenziale, quando i tecnici non riuscivano ad arrivare alla discarica per la via più diretta e si scelse di far passare i camion da una strada secondaria. Una specie di bluff, anzi, un bluff e basta. Che la gente del posto non gradì poi cosi tanto.
«Per protestare, occuparono questa zona E fecero pure facendo un sacco di danni – racconta uno degli uomini al lavoro per la costruzione del nuovo manufatto, che si qualifica come il proprietario del terreno – In realtà per arrivare alla discarica c’è un’altra strada, migliore di questa. Vi conviene andare per là». E se volessimo andare di qua? «No, non si può». E se volessimo fare due foto? «No, non esiste proprio».
Ci sono passati i camion, ci sono arrivate le testate internazionali e le telecamere di «Porta a porta». Ma adesso no, i giornalisti non sono più graditi. Parola di proprietario (e costruttore).

 

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