Enerambiente, 16 arresti
I vertici dell`azienda avrebbero indotto la crisi del 2010
NAPOLI - Hanno cavalcato l`emergenza rifiuti per arricchirsi. Di più: la `crisi` del 2010 l`avrebbero addirittura provocata, facendo sì che le maestranze bloccassero la raccolta della spazzatura. E` il dato "raggelante", come lo definisce il procuratore aggiunto Giovanni Melillo, che emerge tra le righe dell`inchiesta su Asia ed Enerambiente che ieri mattina ha portato all`esecuzione di 16 misure cautelari (9 in carcere e 7 ai domiciliari) e alla perquisizione delle abitazioni, e degli uffici, di altri quattro indagati che sono oggetto di un nuovissimo filone di inchiesta sulle società chiamate ad occuparsi della raccolta dell`immondizia a Napoli.
"Imprenditori e sindacalisti soffiavano cinicamente sul fuoco delle agitazioni sindacali", denuncia Melillo riferendosi ali`Enerambiente; e tutto per ottenere "dalla pubblica amministrazione il soddisfacimento delle pretese economiche assolutamente inusitate". Si tentò di costringere l`Asia e il Comune di Napoli a comprare il proprio parco automezzi (definito `pacco` dal responsabile della Digos) a un prezzo esorbitante rispetto al loro effettivo valore. Lo scenario si inserisce in una più ampia indagine che è sfociata nelle accuse di associazione per delinquere, truffa e bancarotta fraudolenta e che presto potrebbe avere altri risvolti. Si parte dal `crack`: l`Enerambiente è stata dichiarata fallita dal tribunale di Napoli nel febbraio scorso, è stato riscontrato un passivo di oltre 50 milioni di euro. Per la procura si tratta di una bancarotta fraudolenta, bancarotta che avrebbe prodotto ripercussioni anche sulla Banca del Veneziano, che aveva concesso fidi per 120 milioni di euro, senza chiedere garanzie di solvibilità e non esercitando le tutele in favore dei soci previste per il credito cooperativo. Proprio per questi motivi sono stati arrestati, infatti, quattro funzionari dell`istituto di credito. Alla base del fallimento "pilotato " ci sarebbero stati, dunque, arricchimenti personali, assunzioni dientelari e la cattiva gestione dei servizi pubblici. Stefano Gavioli e il gruppo di consulenti e dirigenti a lui legati avrebbero, per anni, reiterato condotte fraudolente e di bancarotta tributaria orientate dalla ricerca del "massimo profìtto e dallo sprezzo delle regole poste a tutela del mercato e della pubblica amministrazione". Dall`ordinanza emerge per esempio che sul conto della figlia del sindacalista Vincenzo D`Albero sono stati trovati lOOmila euro, denaro che sarebbe appartenuto alla società che dal 2005 al 2010 ha gestito il servizio di raccolta dei rifiuti soldi urbani in città. D`Albero, dice la procura, è uno di quei sindacalisti `usati` per fomentare le maestranze. Lo stesso Stefano Gavioli e la sua famiglia si sarebbero lanciati in dispendiose spese personali con i soldi della società, arrivando persino ad accendere "mutui gravosissimi per personali investimenti immobiliari". Gavioli, inoltre, avrebbe trasferito all`estero capitali per investimenti personali. Le indagini, affidate alla Digos e alla Finanza, hanno preso il via nel settembre del 2010, a seguito della devastazione dell`autoparco di Enerambiente ad opera di lavoratori delle cooperative sub affidatarie del servizio. Dall`inchiesta, inoltre, è emerso che ci sarebbe stato un tentativo di convincere le persone già arrestate in altri filoni di questa indagine a rendere dichiarazioni mendaci.