La trama ordita dall`imprenditore trevigiano Stefano Gavioli, ex amministratore unico di Enerambiente

Il ricatto alla città dei rifiuti "Senza i camion sono finiti"

20 giugno 2012 - d.d.p., co.sa.
Fonte: Repubblica Napoli

«DEVONO comprare tutti i miei camion... Senza i miei camion la città è finita, maio voglio prendere più soldi», diceva al telefono Stefano Gavioli, imprenditore trevigiano, ex amministratore unico di Enerambiente, l`azienda che dal 2005 al 2010 ha gestito il servizio di raccolta in buona parte della città di Napoli. Nell`autunno del 2010, in una delle fasi più acute della crisi, Gavioli e i suoi collaboratori cercarono di «mettere nell`angolo l`amministrazione napoletana attraverso il grave ricatto dilasciarla affogare nei rifiuti», scrive la Procura. Obiettivo, costringere il Comune ad acquistare alle condizioni dell`imprenditore il parco automezzi di Enerambiente.
Il 3 novembre 2010, Gavioli riceve la telefonata di Giuseppina Totaro, ex dipendente di Enerambiente e ali` epocadei fatti sua stretta collaboratrice, «Bisogna fare in modo che Asia compri tutti i camion», sostiene la donna. In un passaggio successivo, Gavioli si dichiara «d`accordo a fare la guerra» e la Totaro replica che la guerra «non devono farlaloro ma i dipendenti». E quando il manager passa la cornetta a G***** T*****, avvocato civilista del gruppo, la Totaro aggiunge di essere pronta a far organizzare «un po` di casino ai nostri questa notte. Non bisogna effettuare prelievo e domani potremmo trattare meglio». In una conversazione successiva, Gavioli discute con Giuseppina Totaro: «È inutile prendere altre persone o far fare gli straordinari, in questo mese di emergenza nessuno si accorgerà di come viene fatto il lavoro», afferma il manager. La donna annuisce e sostiene di aver «già dato disposizioni in merito». La strategia, secondo la Procura, era di «aizzare in ogni modo i lavoratori per accrescere la tensione sociale e avere un`ulteriore arma di pressione su Asia e sul Comune». Così la Totaro invita a «pagare solo metà dello stipendio per poter continuare il braccio di ferro» e in un`altra conversazione suggerisce al commercialista del gruppo Gavioli, Enrico Prandin, «di non far partire ancora i bonifici degli stipendi per organizzare questa "sceneggiata"».
L`inchiesta condotta dalla Digos e dalla Guardia di Finanza e coordinata dai pm Danilo De Simone, Ida Teresi, Luigi Santulli, Maria Sepe con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ricostruisce tutti i passaggi di quella complessa trattativa, che si snodò attraverso ripetuti incontri, anche grazie alle dichiarazioni di testimoni come l`ex ad di Asia, Daniele Fortini, e il vice sindaco dell`epoca, Sabatino Santangelo, risultate a giudizio dei magistrati riscontrate proprio dal contenuto delle intercettazioni. «Era vitale che Enerambiente non abbandonasse immediatamente Napoli e accettasse di proseguire in regime di proroga» per evitare paralisi, ha spiegato Santangelo
Dagli atti emerge anche un retroscena tragicomico. Agli incontri con l`amministrazione infatti Gavioli si presentò accompagnato da un cittadino tedesco, Adolf Lutz (per il quale il giudice ha rigettato la richiesta di misura cautelare) che si presentò come un imprenditore che finse di aver acquistato i camion di Enerambiente al prezzo superiore imposto dall`azienda. È parlando con Lutz che Gavioli aveva detto che senza i suoi mezzi la città era «finita». E a Lutz spiegò cosi il suo ruolo: «Noi facciamo come commedia... questo serve per contratto più buono—tu hai comprato tutti i miei camion, che adesso tu vuoi i camion e facciamo una valutazione più alta». Ha evidenziato Santangelo ai pm: «La storia del tedesco non si reggeva, ma Asia era con le spalle al muro poiché l`abbandono improvviso di Enerambiente non avrebbe potuto essere fronteggiato in alcun modo. Sarebbe stato necessario sostituire dall`oggi al domani decine di veicoli specializzati». E l`ex vice sindaco, con i magistrati, conclude: «Per dirla tutta, non è che ci fecero fessi convincendoci della bontà delle condizioni. Più semplicemente, mancava ogni realistica alternativa».


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