«Così inquinavamo i campi» Pentito accusa i suoi 10 fratelli

12 giugno 2008 - Giorgio Santamaria
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Per vent'anni ha sversato rifiuti tossici nelle campagne del Casertano, proprio come si vede nel film Gomorra. Lui si chiama Gaetano Vassallo ed è un imprenditore che ha deciso di collaborare con gli inquierenti. La morsa del racket della camorra lo ha stritolato prima come imprenditore nel settore dei rifiuti e poi come costruttore e titolare di un complesso alberghiero fino a farlo diventare collaboratore di giustizia protetto dallo Stato. 
Vassallo - titolare del «Vassallo Park Hotel» a Castelvolturno - gestiva con i suoi fratelli una discarica a Giugliano con un fatturato di dieci miliardi di vecchie lire l'anno. La camorra gli aveva chiesto il cinquanta per cento degli introiti, poi si era accontentata del tre per cento del fatturato, ma non l'aveva lasciato in pace nemmeno quando si era messo in testa di costruire l'albergo: i «casalesi» gli avevano imposto una ditta per i lavori (non a norma) minacciandoli di fargli chiudere l'attività che da ieri è sotto il controllo di un amministratore giudiziario. Vassallo, che in passato era stato arrestato nel corso dell'operazione anticamorra «Fabiola» (e poi assolto), aveva denunciato anche alcuni boss del litorale domizio, come Luigi Guida. Lo avevano invitato a ritrattare le accuse, poi, stufo di tutto, ha deciso di raccontare delle vessazioni subìte e di accusare persino dieci fratelli accusati (con lui) di traffico di rifiuti illegali. L'inchiesta è quella che ieri ha portato al sequestro di beni per un valore di 40 milioni di euro: l'operazione, denominata «Terra Promessa», coordinata dai pm antimafia Giovanni Conzo, Alessandro Milita e Raffaello Falcone, è stata portata a termine dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta e dai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale dello stesso capoluogo.
Le accuse ipotizzate sono concorso esterno in associazione camorristica e disastro ambientale aggravato dalla finalità dell'agevolazione mafiosa. Sulla base delle dichiarazioni di Vassallo, le indagini hanno riscontrato che i rifiuti solidi urbani e tossico nocivi che provenivano da diverse regioni d'Italia, anche dal Nord e dalle zone ad alta densità industriale venivano poi smaltiti in siti della Campania, spesso ubicati in zone agricole e coltivate in modo intensivo.
Sequestrate azioni e titoli, ma soprattutto depositi bancari che ammontano ad un valore di un milione di euro. Sono finite sotto sequestro auto di grossa cilindrata, tra cui una Jaguar, ed armi legalmente ed illegalmente detenute. Tutte le persone coinvolte sono fratelli e cugini del collaboratore di giustizia. Le indagini sono iniziate dopo gli arresti, nel marzo scorso, che coinvolsero anche Gaetano Vassallo il quale, poco tempo dopo, decise di denunciare i camorristi e gli affari dei familiari. Riceveva e sversava i rifiuti tossici ma dice Vassallo. «Non sapevo, però, dove quei rifiuti fossero prelevati». L'albergatore ha raccontato tutto agli inquirenti, accusando anche altri dieci persone, tra fratelli e cugini, indagati per disastro ambientale aggravato dal favoreggiamento mafioso, e colpiti da una operazione di maxisequestro coordinata dalla Dda.

 

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