«Cava Sari vigileremo sulla bonifica»
Le tensioni
Ora i comitati temono la riapertura della «Cava Vitiello»
Si studiano possibili azioni legali
Controlli sul risanamento di terreni e falde acquifere
TERZIGNO. La discarica Cava Sari è chiusa ma gli attivisti non mollano: la lotta prosegue per chiedere il monitoraggio post mortem dell`invaso, la captazione di biogas e percolato e soprattutto la realizzazione degli impianti necessari al progetto "rifiuti zero". Ieri in piazza Pace a Boscoreale, e` erano esponenti della Rete dei comitati vesuviani, del movimento Cittadini per il Parco e di Legambiente. Tuttì uniti per fare il punto sul futuro del sito di Terzigno che rappresenterà ancora per molto o addirittura per sempre, una dolorosa ferita nel Parco Nazionale del Vesuvio.
«Ora bisognerà essere attenti aimodi e alle tecniche della chiusura dell` invaso, agli interventi dibonifica dei suoli e delle acque, se mai sarà possibile, all`uso che sarà fatto dei soldi dei ristori», hanno detto Sabino Novi e il portavoce della Rete dei comitati Vesuviani Franco Matrone. Tre giorni dopo la saturazione dell`invaso, annunciato dalla Regione dopo la comunicazione della Sapna, i cittadini non festeggiano. Da oltre un anno hanno chiesto di applicare il protocollo «rifiuti zero», ma attendono ancora che sia reso operativo l`accordo di programma dell`area vesuviana sul ciclo dei rifiuti.
«Tre anni di battaglie, conflitti, proposte e iniziative a tutti i livelli non sono servite a nulla - dicono Anna Rita Ranieri, Sergio D`Alessio e Imma Orilio, dei comitati cittadini di Terzigno e Boscoreale - finalmente si è arrivati alla chiusura della discarica aperta da maggio 2009. L`abbiamo chiesto sempre e, per noi, è stato un atto dovuto e necessario. Per questo consideriamo la chiusura della discarica la fine di un incubo e di una fase della storia. Ora ne comincia un`altra". Proprio su questa delicata fase è intenzionata a vigilare Legambiente.
Pasquale Raia, il responsabile alle Aree Protette dell`associazione ambientalista sostiene che «il sito va governato e monitorato per i prossimi trent`anni: deve essere raccolto il percolato che la discarica continuerà a produrre ed è necessario documentare come e dove verrà smaltito attraverso la tracdabilita». Raia annuncia, inoltre, che mercoledì, presso la sede Legambiente «ex beni confiscati Prisco» diOttaviano, nell`ambito dell`Osservatorio Ambiente eLegalità, si farà il punto su tutte le azioni legali e quelle che si faranno in futuro per proteggere il Parco Vesuvio da tutte le discariche vecchie e nuove. La popolazione, infatti, teme ancora che possano essere aperti altri siti.
L`enorme Cava Vitiello, di cui era stata paventata l`apertura due anni fa, mette ancora paura e anche la possibilità di uno sversatoio a Sant`Anastasia non è stata mai accettata dai cittadini vesuviani. Attualmente le 350 tonnellate giornaliere prodotte dai comuni del comprensorio vesuviano vengono conferite presso l`impianto Stir di Caivano dove arrivano già i rifiuti di una trentina di comuni della provincia e della città di Napoli. Si temono, dunque, file lunghissime per gli autocompattatori nonostante le rassicurazioni della Sapna. L`enorme Cava Vitiello, di cui era stata paventata l`apertura due anni fa, mette ancora paura e anche la possibilità di uno sversatoio a Sant`Anastasia none stata mai accettata dai cittadini vesuviani. Attualmente le 350 tonnellate giornaliere prodotte dai comuni del comprensorio vesuviano vengono conferite presso l`impianto Stir di Caivano dove arrivano già i rifiuti di una trentina di comuni della provincia e della città di Napoli. Si temono, dunque, file lunghissime per gli autocompattatori nonostante le ras sicurazioni della Sapna.