Le scelle Libri contabili in tribunale se la Regione non stanzia risorse per la società partecipata

Bonifiche, Astir verso il crac: buco da 70 milioni

Falliti i piani di rientro, maxi-debito con gli enti previdenziali. Dipendenti senza stipendio da 5 mesi
19 maggio 2012 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Astir sull`orlo del fallimento. La società del settore bonifiche e rifiuti partecipata della Regione Campania ha accumulato debiti per 70 milioni di euro, come ha accertato il liquidatore, l`ex questore Franco Malvano. Una situazione drammatica visto che, tra l`altro, i 467 dipendenti aspettano lo stipendio da cinque mesi. Anche questo è un paradosso: attualmente, infatti, grazie ai progeni approvati dal liquidatore, stanno finalmente lavorando dopo anni di inattività e stanno ripulendo anche beni confiscati alla malavita. Ma proprio adesso che fanno qualcosa non sono pagati. E se non ci sarà un intervento della Regione (che pure sembra impegnata nella salvaguardia dei posti di lavoro) tra qualche settimana il liquidatore sarà costretto a portare i libri contabili in tribunale per dare il via alla procedura di fallimento.
La Regione, tra l`altro, è il principale creditore della Astir che le deve trenta milioni che sono stati anticipati negli anni passati. L`altra voragine è quella dei vers amentilnaileinps: venti milioni. La societàha concordato una serie di piani di rientro, ai quali è venuta periódicamente meno. Poi ci sono i cinque milioni da dare alle finanziarie: i dipendenti hanno contratto debiti dando mandato per il prelievo dalla busta paga. I soldi sono stati presi, ma non versati alle compagnie. A chiudere i quindici milioni da pagare ai creditori che hanno inutilmente tentato di rifarsi pignorandoicontibancari della società: li hanno trovati vuoti e molti si sono dovuti rassegnare. Qualcuno hatentato di incassare qualcosa bloccando i crediti, ma per ora inutilmente. Ora tutti me alla Astir.
Un disastro provocato dalla malagestione. Del resto la Astir è la legittima e diretta erede della Recam che è stata più volte al centro delle inchieste della magistratura. Secondo le indagini svolte negli anni passati dai carabinieri del Noe l`azienda avrebbe operato nel settore della gestione dei rifiuti senza essere in possesso di alcuna autorizzazione specifica. Per ottenere l`iscrizione all`Albo nazionale dei gestori ambientali avrebbe sottoscritto un fittizio nolo di mezzi e attrezzature con la «Ambiente e territorio» senza utilizzarli nemmeno per un giorno. Poi ha lavorato per un breve periodo per la protezione civile e per riscuotere avrebbe sottoscritto a posteriori una convenzione con il consorzio Na3.
La vita dell`azienda è stata in realtà un susseguirsi di difficoltà e inchieste giudiziarie. La società nacque nel 1993 con due azionisti: la Regione (51 per cento) e Italia Lavoro (49 per cento) che poi ha ceduto pacchetto agli amministratori di via Santa Lucia per 490 mila euro. Quando apri i battenti, aveva 410 dipendenti, 338 provenienti dall`area Lsu, poi il numero ha continuato a lievitare. Illegale rappresentante fu l`attuale europarlamentare del Pdl Crescenzio Rivellini che nominò Antonio Scialdone (poi dirigente del Consorzio di bacino Ce 3 e plurindagato) responsabile tecnico.L`impresa aveva l`incarico di gestire gli interventi di recupero ambientale e della funzionalità idraulica dei lagni del Monte Somma - Vesuvio e della Piana del nolano. Ma, non essendo in possesso di alcuna autorizzazzazione perla gestione rifiuti, decise di avvalersi di soggetti imprenditorialiprivati e organizzò una gara vinta dalla Sem controllata da Pasquale Di Giovanni e Giuseppe Buttane e riconducibile, secondo gli inquirenti, al clan Belforte di Mardanise. Così funìnelmirino della magistratura. In seguito cambiarono gli amministratori, ma la società non acquisì mai la capacità, in termini di mezzi e competenze, per entrare a pieno titolo nel campo delle b onifiche tanto che nel 2008, grazie anche alle spese di consulenza e fitto dei mezzi, sotto la guida dell`amministratore delegato Michele Raccuglia, aveva già accumulato debiti per almeno 17 milioni di euro. Nell`ottobre dello stesso anno un incendio doloso ne distrusse la sede amministrativa. L`anno successivo l`assessore regionale Walter Ganapini(giunta Bassolino) nominò un nuovo consiglio di amministrazione e cambiò nome all`azienda che prese il nome di una stella, Astir. Ma i nuovi leader si dimisero l`anno successivo. Nel marzo del 2011 il governatore Stefano Caldoro scelse come presidente Pietro Diodato che nel frattempo era stato dichiarato decaduto dal consiglio regionale, al termine di una lunga querelle burocratica. Intanto pagare gli stipendi ai dipendenti era diventata una scommessa. Una scommessa che ora rischia di andare persa.

Powered by PhPeace 2.6.4